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DISTRAZIONE DI MASSA: IL MANUALE DELL'APPENDINA FERITA

Gabo per l'arte. In occasione della Giornata dei Musei questo post è interamente illustrato con quadri di Peter Paul Rubens
Beh, bisogna riconoscere che stavolta Chiarabella l'ha azzeccata. La distrazione di massa funziona. 
E funziona così.

Valutare la gravità della situazione

Fino all'altro ieri le pagine dei giornali erano uno sfavillar di sapide ricostruzioni di quanti avveniva attorno alle spoglie del Regio; e da una cronaca all'altra rimbalzavano giulivi i nomi di Appendina e dei suoi cari - Graziosi, Guenno, Dilengite, Leon, Giovara. Persino l'indicibile Pasquaretta riemergeva dalle nebbie dell'oblio nelle quali la spericolata e pericolante inquilina di Palazzo Civico sperava che fosse definitivamente sprofondato; e con Pasquaretta riemergevano stralci d'intercettazioni che spalancavano scenari di sottogoverno che manco nella Napoli di "Mani sulla città". Stralci peraltro già attenzionati all'autorità giudiziaria il 21 ottobre 2019
Insomma, un circo equestre in grado di stroncare ogni residuo palpito di credibilità anche di un sindaco credibile: figurarsi di Chiarabella.

Lanciare il missile dell'Apocalisse

E a quel punto dal bunker municipale parte il missile dell'Apocalisse: l'annuncio - nella tarda serata di venerdì, giusto in tempo per rompere i coglioni ai giornali ormai quasi in chiusura - della decisione di chiedere a Franceschini di commissariare il Regio. Il testo del comunicato - un testo curato, scritto evidentemente da un tecnico competente nella materia, non da un qualsiasi addetto stampa - esordiva trionfalmente con queste parole: "In presenza di una situazione finanziaria di eccezionale gravità, resa ancora più difficile dalle conseguenze dell’emergenza Covid-19, il Consiglio di indirizzo del Teatro Regio di Torino si accinge ad approvare, con profondo rammarico, un bilancio consuntivo del 2019 che presenta un passivo di 2,3 milioni di euro. La crisi è tale che non si procederà al ripiano delle perdite, richiedendo al Ministro per i Beni e le Attività culturali la nomina di un commissario ministeriale per operare il necessario ed improcrastinabile risanamento strutturale dei conti dell’ente lirico torinese, la cui criticità è nota da anni".

Riposizionarsi rapidamente

Strano, che "la criticità fosse nota da anni": neanche un anno fa il pupillo di Chiarabella, William Graziosi, chiudeva trionfalmente un bilancio consuntivo 2018 in attivo, dopo aver presentato tra gli applausi un "piano di sviluppo" e un preventivo 2019 mirabolanti, con fantascientifiche voci d'attivo (tipo sponsorizzazioni milionarie) che evidentemente altro non erano che il wishful thinking di nobili menti aduse a fare grandi sogni mentre i vili corpi si occupano di grandi affari. Eppure anche la lungimirante ed esperata Leon sembrava così convinta, quando quando all'inizio del 2019 dichiarava che "il piano di sviluppo quinquennale 2019-2023 sta seguendo la strada giusta. C'è chi l'ha definito velleitario, ma non ritengo che sia velleitario eliminare le irregolarità e le carenze: il piano serve anche a questo".
Ora apprendiamo, da quella stessa amministrazione comunale, che erano tutte balle di fra Mazzo, e che la criticità "era nota da anni". Certo che era nota. Ma poi era arrivato super-Graziosi, Chiarabella lo aveva imposto a dispetto dei santi e, davanti al Consiglio comunale il 3 maggio 2018, si era assunta, cito le testuali parole, "la responsabilità della scelta". E voi dicevate che super-Graziosi avrebbe sistemato tutto, anzi, aveva già sistemato tutto in un battibaleno. Beh, tutto tutto non mi pare. Se ha sistemato i conti suoi, lo dirà l'inchiesta. Che non abbia sistemato i conti del Regio, lo dite voi.

Cambiare i termini della questione


A
d ogni modo. Venerdì sera arriva l'annuncio e sull'onda dell'emozione tutti o quasi se la bevono acriticamente. E così le imprese della combriccola del Regio cedono il passo al cordoglio generale per il commissariamento del Regio. E Chiarabella per il momento salva almeno il culo.
E già: perché il commissariamento del Regio - dice la vulgata corrente - è un atto dovuto, se il bilancio non chiude in pareggio. E non chiude in pareggio perché le fondazioni bancarie hanno deciso di non più ripianare le perdite. Cattivone. Ma di questo mi occupo nell'articolo di oggi sul Corriere, al quale rimando i lettori interessati.
Torniamo a noi. Anche con un bilancio in passivo, il commissariamento di una fondazione lirica non è un obbligo di legge: recita infatti l'articolo 21 del dl 367 del 29.6.96 "Disposizioni per la trasformazione degli enti che operano nel settore musicale in fondazioni di diritto privato": "L'autorità di Governo competente in materia di spettacolo, anche su proposta del Ministro del tesoro, può disporre lo scioglimento del consiglio di amministrazione della fondazione quando:
a) risultano gravi irregolarità nell'amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie, che regolano l'attività della fondazione;
b) il conto economico chiude con una perdita superiore al 30 per cento del patrimonio per due esercizi consecutivi, ovvero sono previste perdite del patrimonio di analoga gravità". 

Quindi, a essere sofistici, un passivo di 2,3 milioni per quest'anno non comporta nessun commissariamento; e neppure se si ripetesse per due anni di seguito, dato che il patrimonio (non il conto economico: il patrimonio) del Regio mi risultava essere nel 2018 ben superiore a 7 milioni.
Aggiungo che la decisione (sacrosanta) delle fondazioni bancarie di non tappare più i buchi di bilancio del Regio era nell'aria da tempo, e del tutto prevedibile e prevista; che la prospettiva di chiudere il bilancio 2019 in passivo era ben presente a Schwarz (considerato l'avventato ottimismo del preventivo lasciato in eredità dal Graziosi) ma tornando al pareggio già nel 2020, tenuto conto dei finanziamenti straordinari del Fus e dei forzati risparmi dovuti alla chiusura del teatro.
Insomma: commissariare il Regio non era obbligatorio per legge. E comunque la decisione si poteva prendere in qualsiasi momento entro il 30 giugno, data ultima per la firma del bilancio 2019.

Tacere e distrarre

Chiarabella ha deciso invece di chiedere il commissariamento adesso. Avrà di certo considerato che cosa ciò significhi, in termini salariali e occupazionali, per i quasi 400 lavoratori del Regio e per le loro famiglie. Ma la situazione non le consentiva certe delicatezze: per uscire dall'ennesimo merdaio le serviva un diversivo, e ammetterete che il commissariamento del Regio è un ottimo diversivo, nel giorno in cui i giornali traboccano di notizie sulle
presunte malversazioni perpetrate al Regio da soggetti vicinissimi alla sindaca e da lei spalleggiati in ogni momento pubblico e privato. Notizie che, peraltro, l'inquilina temporanea di Palazzo Civico non si è degnata di commentare. Non una parola, una frase, un rigo appena: giovedì scorso, quando la notizia dell'inchiesta è dilagata in città, la trasparente Chiara ha prontamente reagito pubblicando un unico post su Fb, per annunciare alla popolazione che i vigili urbani avevano salvato un cane chiuso in cantina a Madonna di Campagna. Un po' poco per una che riveste anche la carica di Presidente della Fondazione Teatro Regio, e si era assunta la "responsabilità" della scelta di Graziosi.

Allearsi con il ministro

Adesso l'operazione commissariamento ha bisogno dell'avallo del Governo, ovvero di quell'altro bel fenomeno di Franceschini, che in quanto ministro della Cultura è l'unico deputato a decidere in merito. Ma non ci saranno problemi: la tessera che mi mancava per completare il puzzle me l'ha fornita ieri Francis in persona: lui vuole una "alleanza permanente" fra Pd e M5S - poi comincerà a lavorare a quella fra il Jocker e il Pinguino - e figurarsi se nega un piacerino a un'illustre esponente di un partito-fratello.

Agire in fretta e non lasciare tracce

Chiarabella intanto si porta avanti con il lavoro, e fa sapere che giovedì prossimo convocherà il Consiglio d'indirizzo del Regio per approvare il bilancio 2019 in passivo. Non si capisce di che cosa stia banfando. La procedura di approvazione richiede una serie di passaggi: il testo prima di arrivare in Consiglio dev'essere sottoposto ai revisori dei conti e all'Assemblea dei Soci, e non risulta che ciò sia accaduto. A dire il vero non risulta neppure che esista un testo definitivo.
Ma Chiarabella scalpita. Presumo che sottoporrà al Consiglio di indirizzo una bozza, che i consiglieri ovviamente si rifiuteranno di firmare, anche per non incorrere in conseguenze legali; e di conseguenza si dimetteranno. Con le dimissioni dell'intero Consiglio decade automaticamente anche il sovrintendente Schwarz, e non è scontato che resti a Torino: perdere i suoi servigi sarà un ulteriore danno per il Regio, ma l'importante per Chiarabella è voltare pagina e tirare a campare fino alla scadenza naturale del proprio mandato l'anno prossimo. Se le traversie del Regio commissariato distoglieranno l'attenzione dell'opinione pubblica dalle traversie del Regio ingraziosato, per l'Appendina ferita sarà più facile sopravvivere: le storie di conti, bilanci, attivi, passivi e altre ragionierie sono comunque meno dannose, per l'immagine di un sindaco, rispetto a parole quali "corruzione", "abuso d'ufficio", "turbativa d'asta", che dalle pagine dei giornali e dagli schermi d'internet continuerebbero a perseguitare l'Appendina ferita fino alla consumazione dei giorni, o quantomeno fino al giorno delle elezioni comunali. 

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