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L'ANNO CHE UCCIDEMMO TRAFFIC

Ci hai creduto faccia di velluto: la simpatica burla

Ogni anno, all’approssimarsi dell’estate, Silvio Salvo, social media manager della Fondazione Sandretto e genio stravagante della comunicazione, gioca una simpatica burla ai suoi amici di Facebook: posta un immaginario e fantasmagorico cast del Traffic Festival. Stavolta ha annunciato Morrissey, i Cure e gli Arcade Fire. Traffic è morto ormai da sette anni: ma la speranza non muore mai, e così qualcuno, sovrappensiero, ancora ci casca.
Tutti, però, cascano in depressione confrontando il «Festival impossibile» di Silvio con la modesta realtà dei festivalucci estivi con cui invano, da sette anni, il Comune tenta di far dimenticare Traffic.
Fabrizio Gargarone, co-direttore di Traffic
Nell’immaginario dei torinesi ancor giovani — o appena ex giovani — Traffic oggi risplende della stessa mitica luce che illumina i Punti Verdi nelle memorie stagionate dei torinesi boomer. Ancora di recente, lo scioglimento dei Daft Punk e la morte di Battiato hanno riaperto la ferita della nostalgia per quell’epica edizione del 2007 quando gli uni e l’altro si esibirono alla Pellerina, in coabitazione con Lou Reed, Artic Monkeys, Anthony and the Johnsons e Subsonica, nel giro di quattro notti ormai consegnate alla leggenda.
Alle soglie di un’estate autarchica — scarseggiano gli stranieri in tour — e povera di grandissimi nomi, la burla del Salvo mi ha spinto a cercare una spiegazione della non ripetibilità di Traffic, della sua unicità. Quindi ho fatto due chiacchiere con Fabrizio Gargarone, che fu uno dei direttori artistici di Traffic e oggi lo è di Hiroshima mon Amour nonché di Flowers...
... Ma l'intervista - piuttosto interessante, a parer mio - la potete leggere sul Corriere di oggi, oppure a questo link.

Scelta di campo: Fassino nel 2012 vara il Tjf
Qui voglio però, a beneficio dei lettori del blog, ripercorrere la decadenza e dolorosa eutanasia di Traffic, che per prava volontà politica (dell'allora sindaco Fassino) privò Torino di quello che è stato, e resta, l'unico vero festival rock di livello e richiamo europeo che Torino sia mai riuscita a darsi, e di cui si è privata - secondo la  migliore tradizione autolesionistica sabauda - per inseguire fanfeluche e chimere. L'affondamento di Traffic si consumò in due fasi: dapprima l'innamoramento di Fassino (e del suo assessore Braccialarghe) per il jazz, che li indusse a far nascere dal nulla, nel 2012, l'avventuroso Tjf sul quale dirottarono le maggiori risorse e le maggiori cure; e quindi, due anni dopo, l'esecuzione di Traffic - reo di "non essere un marchio del Comune" - per rimpiazzarlo (si fa per dire...) con Todays. A presente e futura memoria ho selezionato, dall'ormai sterminato archivio del blog, alcuni post che narrano i passaggi finali di quella sconsiderata orchiectomia torinese.








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