Il commissario Purchia e il direttore artistico Schwarz |
Comincerà il 16 ottobre, con un concerto mozartiano diretto da Julian Rachlin al Conservatorio, la stagione anomala e vagabonda del Regio che resterà chiuso fino a febbraio per i famosi lavori di ristrutturazione e ammodernamento. Stagione solo concertistica: sarebbe impossibile - o improbo - allestire l'opera nelle sedi "metropolitane" (il Conservatorio, gli auditorii Rai e Lingotto, il Colosseo, l'Alfieri, l'Egizio, la chiesa del Santo Volto, le Ogr, il Grattacielo Intesa...) che per quattro mesi saranno le "case di prima accoglienza" del Regio senzatetto.
Le opere liriche le vedremo a partire da febbraio - quando, terminato il primo lotto dei lavori, il Regio dovrebbe riaprire i battenti. A febbraio comincerà così una stagione operistica lunga un anno, fino a dicembre 2022, senza sosta estiva, poiché il cortile dell'Arsenale s'è guadagnato il ruolo permanente di sede en plein air del Teatro: l'esperimento di questi mesi ha vinto e convinto, superando i 20 mila spettatori paganti, in un crescendo rossiniano che si conclude giustappunto con un "Barbiere di Siviglia" già sold out.
Intanto i conti tornano, e anche il bilancio 2021 dovrebbe chiudersi in attivo. Si attende soltanto l'arrivo di venti milioni (o quel che sarà) del fondo rotativo statale - prestito trentennale a tasso prossimo allo zero - così da saldare i debiti pregressi, e a quel punto il commissario Purchia avrà concluso la sua mission e il 25 ottobre, quando scadrà la prorogatio del suo mandato, potrà restituire a Torino, chiavi in mano, un Regio ripulito e rimpannucciato.
Allora cominceranno i problemi veri: i soci dovranno nominare il nuovo Consiglio d'Indirizzo, e scegliere il sovrintendente. Insomma, torna in gioco la politica, ed è come sempre altissima la probabilità che quegli scienziati tornino a incasinare tutto.
Un passo decisivo sarà la scelta del sovrintendente, che in concreto viene indicato dal presidente della Fondazione Teatro Regio, ovvero il sindaco di Torino. Con l'ottimismo dell'incoscienza ho scritto per il Corriere un commento (potete leggerlo a questo link) con il quale invito i candidati a pensarci fin d'ora per trovarne uno davvero bravo e non qualche scapà da cà, astenendosi - almeno stavolta - dalle rapaci pratiche spartitorie tipiche di quell'ambientino, e tanto più frequenti sull'onda dell'entusiasmo per una vittoria elettorale. "Non scherzate con il Regio, i torinesi non ne possono più delle sciagure del loro teatro", scrivo nell'articolo, rivolgendomi ai candidati. Confesso: il mio pessimismo m'induce a prevedere che il mio sconsolato appello cadrà nel vuoto, e presto ricominceranno i casini. Ma giuro: per l'amore che provo per il Regio, stavolta mi piacerebbe tantissimo venire clamorosamente smentito.
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