Passa ai contenuti principali

CINEMA, LAVORO E SCHIZOFRENIA: PERSO IL CIPPUTI, ABBIAMO I JOB FILM DAYS

Ecco l'annuncio: Al Polo del '900 ieri è stata presentata la seconda edizione dei Job Film Days, in programma dal 22 al 26 settembre al Cinema Massimo. In calendario 60 film, di cui 4 anteprime italiane, selezionati fra oltre 600 proposte. Fra gli ospiti, i registi Lech Kowalski e Stéphane Brizé. Il festival aprirà parlando di gig economy, per poi affrontare temi come il lavoro delle donne, l'eredità industriale e il carcere...
Dall'anno scorso c'è un altro festival di cinema a Torino, e con il casino del covid quasi non ce n'eravamo accorti. E' l'ennesimo paradosso della vita culturale di questa città, e insieme l'ennesimo segno della sua vitalità (qualche fighetto la definirebbe "resilienza"). Proprio quando sembrava che la pandemia dovesse annichilirla, fiorivano nuove iniziative. Mentre ci preoccupavamo per la sorte dei cinefestival grandi e piccoli costretti alla vita catacombale dell'on line e ridotti ai minimi termini dall'inaridirsi delle risorse economiche, prendeva corpo un ennesimo progetto che, nato piccino (durava appena tre giorni) già quest'anno raddoppia durata ed ambizioni. E nel momento preciso in cui il Museo del Cinema con autolesionistica superficialità cancellava dal Torino Festival - dopo un quarto di secolo! - il Premio Cipputi dedicato ai film sul lavoro, lo stesso Museo benediceva (un po' schizofrenicamente) la nascita di un intero festival sullo stesso tema.
Va precisato comunque che il Museo del Cinema non è il fautore, ma soltanto uno dei partners del Job Film Days, insieme con una galassia di istituzioni e associazioni: molte legate al mondo del lavoro (dai sindacati all'Inail, dalla Camera di Commercio alla Cna, all'Opera Murialdo) e quelle cinematografiche (da Film Commission all'Aiace) e naturalmente la mano santa della Fondazione Crt. 
Diretto da Annalisa Lantelme e organizzato dall'apposita Associazione Job Film Days (ma gli veniva male chiamarlo semplicemente "Festival del Cinema del Lavoro"?), sarà manco a dirlo un "festival diffuso", con eventi e proiezioni principalmente al Massimo, ma anche al Politecnico, al teatro Juvarra, al cinema Centrale e al Piccolo Cinema. Il sostegno economico arriva dai partner: Comune e Regione si limitano, manco a dirlo, al gratuito patrocinio che fa fine e non impegna le casse.
Il programma lo trovate a questo link, e questo a seguire è il comunicato dell'ufficio stampa:

Tornano a Torino i Job Film Days, festival di cinema dedicato alle tematiche del lavoro e dei diritti. La seconda edizione si terrà al Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema dal 22 al 26 settembre.

In programma 60 film da diverse nazioni, di cui quattro anteprime italiane, con storie del territorio e opere da tutto il mondo, dedicate ai temi di più stretta attualità in merito al lavoro. Le donne, i giovani, le prospettive, la sicurezza sono solo alcuni degli argomenti toccati.

Dei 562 cortometraggi pervenuti al festival, ne sono stati selezionati 16. Un ottimo risultato, che certifica l’attenzione suscitata dai Job Film Days nell’ambiente cinematografico, con proporzioni simili anche nel concorso doc. Ben 103 documentari hanno risposto alla call, di cui sette saranno in concorso al festival.

Le due sezioni competitive, alle quali si aggiunge il Premio del pubblico per il miglior documentario, saranno esaminate da due giurie di professionisti ed esperti del cinema e del mondo del lavoro, che a loro volta parteciperanno a presentazioni ed eventi durante il festival.

Per i doc: Stefania Casini (presidente), Giovanni Asaro, Davide Oberto, Cristina Piccino, Maria Paola Pierini. Per i corti: Giulio Sangiorgio (presidente), Dario Gallina, Lidiya Liberman, Gianluca Matarrese, Carla Vulpiani.

Il festival, diretto da Annalisa Lantermo, introduce alcune novità, segno di una crescita della manifestazione, che così intende strutturarsi per dare allo spettatore un’offerta più ricca e organizzata.

Alle sezioni competitive e non competitive si aggiungono eventi speciali realizzati insieme alle realtà che stanno accompagnando il festival. L’alto numero di partner testimonia l’attenzione nei confronti dei Job Film Days. Non solo il territorio, sono subentrate anche organizzazioni a livello nazionale, come ILO, e internazionali, come Pontificia Università Cattolica del Perù e il Festival de cine di Lima.

«Mi fa molto piacere offrire al pubblico, che spero sia numeroso e variegato, la selezione di film che abbiamo scelto quest’anno – dichiara la direttrice – dopo un approfondito lavoro di ricerca nell’ambito della produzione cinematografica dal 2019 ad oggi, con un’attenzione particolare alle problematiche più attuali del mondo del lavoro e alle sue sfaccettature. Così come mi fa piacere presentare, negli incontri che accompagnano i film, esperti e testimoni che contribuiranno ad approfondire e arricchire gli argomenti trattati, rendendo più vivo e partecipato il festival. Un grazie sincero a tutti i nostri partner e al loro imprescindibile contributo».

Fra i documentari sono in gara sette titoli, di cui tre italiani, un tunisino, un senegalese, un greco e una coproduzione fra Argentina e Bolivia. Si passa attraverso temi che riguardano la cronaca di questi tempi, dai problemi della sanità alle conseguenze della Brexit, poi il rapporto dell’industria con la natura: il rispetto del mare, le condizioni dei lavoratori navali, l’estrazione di materie prime. Il festival offre anche uno sguardo sa difficile e fondamentale lavoro del fotoreporter di guerra, così come al movimento operaio, raccontato attraverso un protagonista delle grandi rivendicazioni del secolo scorso.

Il concorso cortometraggi ospita 12 titoli italiani, tre francesi e uno spagnolo. Qui i temi si allargano alle nuove professioni (ad esempio gli influencer), al rapporto con la quotidianità, all’ansia e alle paure del mondo del lavoro, ma anche alle opportunità, con storie di successo e speranze.

Si aggiungono sezioni speciali che trattano argomenti specifici, con l’obiettivo di accendere i riflettori su realtà particolari: le condizioni di lavoro delle donne, il rapporto dei detenuti con il lavoro e la situazione nell’America Latina, da cui arrivano quattro opere.

Infine il cinema d’impresa, in cui trova spazio la Fiat che mai come in questo momento induce a ragionare sul futuro di una città come Torino e sulle sue prospettive di sviluppo. Per farlo, è utile prima uno sguardo al passato recente del comparto automobilistico in Piemonte, grazie all’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa.

 

Apertura e chiusura

Ad aprire, il 22 settembre alle 21 al Cinema Massimo, sarà The Gig Is Up di Shannon Walsh (Canada/Francia, 2021, 88’), opera che racconta le possibilità e i miraggi della gig economy, un tema estremamente attuale che ha a che fare con il destino e le prospettive di milioni di lavoratori nel mondo. Chi sono, in effetti, questi lavoratori che sembrano muoversi in una zona d’ombra?

Il film sarà introdotto da Francesco Ramello, del Dipartimento di Sociologia dell’Università degli Studi di Torino, alla presenza delle istituzioni cittadine. 

La chiusura del 26 settembre alle 21, invece, è affidata a Fuori tutto di Gianluca Matarrese (Italia/Francia, 2019, 86’), opera che racconta la storia della Togo, celebre catena di calzature con punti vendita fra Torino e provincia. Fu fondata dalla famiglia Matarrese ma oggi restano soltanto due negozi e moltissime difficoltà.

La serata ospiterà prima le premiazioni dei due concorsi, il Premio Internazionale “Lavoro 2021” JFD – INAIL Piemonte e il Premio “Job for the Future” JFD – Camera di Commercio di Torino. Seguirà un live set di Fabrizio Modonese Palumbo, autore della colonna sonora del film di chiusura insieme a Julia Kent.


Le masterclass

Dal 13 settembre è possibile iscriversi alle due masterclass organizzate dai Job Film Days con il Museo Nazionale del Cinema (gratis, prenotazioni a programmazione@museocinema.it). Alla Mole, infatti, arriveranno i registi Stéphane Brizé e Lech Kowalski. L’autore britannico di origine polacca incontrerà il pubblico torinese venerdì 24 settembre alle 18.30 al Cinema Massimo, con Giuseppe Gariazzo.

Il regista francese, invece, sarà in sala il giorno dopo, sempre alle 18.30, con Grazia Paganelli Maria Paola Pierini. Brizé sarà in città già dalla sera precedente, per presentare al cinema il suo Un autre mondein arrivo dalla Mostra del Cinema di Venezia, per la prima proiezione pubblica dell’opera dopo l’anteprima in laguna. Al regista, il festival dedica una piccola retrospettiva con tre suoi titoli, che si inserisce in una più ampia programmazione del Cinema Massimo relativa alla sua produzione (con l’Università di Torino).

 

Gli altri incontri

Il programma di appuntamenti include l’omaggio a Pietro Balla. Artista nato a Poirino, filmmaker indipendente scomparso di recente, sarà ricordato con il suo film Radio Singer (23 settembre, ore 18.30) e una conversazione aperta con la regista Monica RepettoMarcella Filippa (Fondazione Vera Nocentini), Paolo Manera (Film Commission Torino Piemonte) e Davide Oberto (Torino Film Festival). Modera Elena Testa (CSC-Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea).

Il territorio sarà protagonista anche nei film La fabbrica del villaggio, di Paolo CasalisAlessandro Gaido e Stefano Scarafia, e Fantasmi a Ferrania di Diego Scarponi, al centro di un evento con Piemonte Movie

Si parlerà poi di storia del cinema al Centrale Arthouse, con opere di Giuseppe De Santis e John Ford, di violenza e molestie sul lavoro con ILO Italia e San Marino, poi ancora di diritti a un evento organizzato con Università di TorinoMagistratura DemocraticaCgilCisl e Uil.

Nel programma si affronterà anche il tema dell’agricoltura con il doc Dignità in campo (Italia, 2020, 34’) prodotto da Itc Ilo, con Opera Torinese del Murialdo e EduCare, oltre a due doc di Massimiliano Manzo e Antonio Abbate. L’altra faccia di questo settore è trattata da Spaccapietre di Gianluca e Massimiliano De Serio, che interverranno a un dibattito insieme ad Angelo Colombini (Cisl nazionale) e alla ricercatrice Ilaria Ippolito. L’evento è organizzato al Politecnico di Torino (23 settembre, ore 10).

I luoghi del festival

I Job Film Days porteranno film e incontri in cinque diversi luoghi della città di Torino. Oltre al Cinema Massimo, sono coinvolti il Cinema Centrale Arthouse, il Teatro Juvarra, il Politecnico di Torino e Il Piccolo Cinema.


Gli ospiti

Sono diverse le personalità del cinema, del lavoro, della formazione, della ricerca o delle istituzioni che presenteranno film e incontri ai Job Film Days.

I nomi confermati: Giaime Alonge, Matteo Balsamo, Gesuino Banchero, Sonia Bertolini, Marta Bettoni, Stefano Boni, Stéphane Brizé, Giordano Bruschi, Mia Caielli, Giovanni Cioni, Cristina Colet, Gianni Cortese, Angelo Colombini, Isabella Corradini, Valentina D’Amelio, Francesco Del Grosso, Alessandro Diaco, Rodrigo Diaz, Gianluca e Massimiliano De Serio, Giovanni Ferrero, Marcella Filippa, Wendy Galarza, Giuseppe Gariazzo, Maurizio Giacobbe, Annalisa Gonnella, Marco Grossi, Kassida Khairallah, Lech Kowalski, Ilaria Ippolito, Mariella Lazzarin, Massimiliano Leone, Don Danilo Magni, Paolo Manera, Antonello Mangano, Osvaldo Marini, Pietro Mereu, Fabrizio Modonese Palumbo, Stefano Musso, Valentina Noya, Vincenzo Pacileo, Grazia Paganelli, César Augusto Jordán Palomino, Maurizio Panarese, Fulvio Perini, Joe Perrino, Maria Paola Pierini, Matteo Pollone, Carla Quaglino, Francesco Ramello, Gaetano Renda, Monica Repetto, Ugo Roffi, Gianni Rosas, Álvaro Sarmiento, Rita Sanlorenzo, Alfredo Savia, Elena Testa, Sergio Toffetti, Maurizio Torchio, Arianna Trono, Alfredo Villavicencio Ríos, Enrica Viola.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la