Sono andato al cinema Massimo, ieri mattina, per l'incontro con i candidati sindaco organizzato - piuttosto male, per la verità - dall'Agis, l'Agenzia Generale dello Spettacolo. Organizzato male perché - come ho già spiegato - se si organizza un incontro con i candidati sindaco sarebbe utile che i candidati sindaco fossero presenti: non pretendo tutti, ma almeno i più quotati. Sennò è come quelle partite di cui non frega niente a nessuno e gli allenatori schierano le riserve.
Al Massimo hanno giocato troppe riserve: si sono presentati soltanto Stefano Lo Russo candidato del centrosinistra, e lo stimabile professor Angelo D'Orsi candidato di Sinistra in Comune, che ha tante possibilità di diventare sindaco quante ne ho io di essere fatto papa.
Mancavano invece Valentina Sganga (riserva in campo, Andre Russi) e soprattutto Paolo Damilano che, notoriamente allergico ai faccia a faccia, si è fatto rappresentare dalla volonterosa Claudia Spoto. Poi c'era una manciata di candidati consiglieri di vari partiti, il cui futuro peso decisionale veleggia complessivamente intorno allo zero.
Come non bastasse, l'incontro è cominciato con mezz'ora di ritardo, e i tempi per gli interventi si sono ridotti al lumicino.
Insomma, l'unico dei presenti con una ragionevole possibilità di essere il prossimo sindaco era Lo Russo, e dunque soltanto le sue dichiarazioni possono essere considerate utili per immaginare quale destino potrebbero aspettarsi la cultura e lo spettacolo a Torino nei prossimi cinque anni. Tre fra i punti esposti dal candidato mi hanno impressionato favorevolmente: le riqualificazioni della Cavallerizza e del Teatro Nuovo (fosse che fosse la volta buona...), e soprattutto la volontà, per l'assegnazione dei contributi, di andare oltre la logica del "bando a tutti i costi", sgravando gli operatori dal peso insopportabile di procedure complicatissime da ripetere ogni anno, e andando verso un sistema di "accreditamenti" di durata almeno triennale, con forme di compartecipazione e co-progettazione. Nulla di nuovo, per carità: l'assessore Parigi ci era arrivata cinque anni fa, per la Regione. Ma la "bandite" a Torino è ancora una malattia difficile da curare. Staremo a vedere.
Resta il fastidio per la latitanza di Damilano e di Sganga: non è per mancanza di fiducia, ma prima di dare un voto a qualcuno, gradirei almeno sentire dalla sua viva voce che cosa pensa sui temi che mi stanno a cuore. No intermediari. Se manco ti degni di parlarmi adesso che ti serve il mio voto, che cosa farai da sindaco? Verrai a pisciarmi il cane sulla porta di casa?
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