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UN DRAMMA DELLA STORIA: LA PISANA INCATENATA


Se fosse ancora vivo, Jorge Luis Borges buonanima dovrebbe aggiornare d'urgenza la sua "Storia universale dell'infamia" per adeguarla alle dichiarazioni odierne dell'ex assessore appendiana Paola Pisano sintetizzate così dal titolista: "I droni? Obbligata dal M5S. A me lo spettacolo pirotecnico piace" (e by the way estikazzi quanto me ne fott'amme di quel che piace a Paola Pisano). 

Certo, magari è stata equivocata. Gli intervistati, quando dicono qualcosa di avventato, sono sempre equivocati. E spesso pure il titolo tradisce la verità vera che l'intervistato voleva esternare. Ma insomma, in attesa di probabili rettifiche, prendiamo per buona la realtà contingente. 

La parte del titolo che entusiasmerebbe Borges è la prima: "obbligata dal M5S". L'equivalente smart di "eseguivo gli ordini", e questa mi pare d’averla già sentita... Colpa degli altri, non certo mia. Perfettamente in linea, peraltro, con lo stile di quell'amministrazione.

Per sua e nostra fortuna la Pisano s'è trovata a operare sotto un regime non di pazzi sanguinari, bensì di simpatici saltimbanchi che per cinque anni si sono esibiti sulla pubblica piazza del Comune di Torino. Ciò l'ha quantomeno salvata dalle pene corporali, se non dal ridicolo.

Dunque l'austera cattedratica, presumo arruolata a forza nelle schiere della Terribile Appendino (sarà stata prelevata di notte da una squadraccia di spietati civic?) fu costretta (forse sotto la minaccia di terribili ritorsioni?) a eseguire ordini - invero deliranti, aggiungo io - che non condivideva. Non li condivideva interiormente: molto interiormente, direi, visto che all'epoca dei fatti nulla trasparì del profondo disagio della Pisano.

Sono anzi consegnate agli archivi (leggete un po' qui...) le sue solenni dichiarazioni e la sua giubilante faccetta (vedi foto) allorché, presentando nel giugno 2018 lo "spettacolo dei droni", la forzata Pisano affermava, con tono tutt'altro che forzato: "La Storia ci ha insegnato che i grandi cambiamenti richiedono coraggio. Oggi Torino osa, va contro le abitudini. E noi ci comporteremo sempre così, perché l'innovazione ha bisogno di coraggio". 

Pure per certi voltafaccia ci vuole un gran coraggio. Ricordo ancora il breve dialogo che proprio alla presentazione del San Giovanni dei droni ebbi con la futura ministra del governo Conte II. Me la presentarono come "il nostro assessore che guarda al futuro" e io replicai con un imbarazzato "Bene, allora speriamo". Al che lei, traboccante entusiasmo da ogni poro, esclamò: "Macché speriamo! Noi non speriamo mai, noi facciamo! La speranza l'abbiamo abbandonata!". In quel momento l'abbandonai anch'io, la speranza. 

Va detto a onor del vero che la Nostra per fare ha fatto, dalla devastazione del servizio dell'anagrafe ai droni, fino alla genialata del barman-robot ai Murazzi, in un rossiniano crescendo di siparietti che ci avrebbero divertiti assai, non fosse che ne eravamo coprotagonisti e vittime, noi davvero nostro malgrado. Soltanto la chiamata a Roma ci ha privati anzitempo di tanta magnificenza paperoghesca. E comunque anche nel nuovo ruolo ministeriale l'Infaticabile Apostola della Modernità si è distinta, imponendo al paese l'utilissima app Immuni.

La storia però non finisce qui. Il coming out della dronista malgré soi ha spinto altre vittime, peraltro tutti consiglieri del M5S rimasti fedeli alla poltrona fino all'ultimo giorno, a denunciare le nefandezze subìte. La pasionaria Viviana Ferrero ora dichiara pubblicamente il suo amore per i fuochi e ricorda che già in passato (abbiamo un'antemarcia!) aveva espresso tutte le sue riserve sui droni. Inoltre, in un gustosissimo commento a un post altrui, la stessa Ferrero ammette: "Comunque è vero... fu Appendino a volere i droni e quasi tutta la maggioranza", laddove quel "quasi" suppongo stia per "senz'altro non io". Ma lo spirito del partito non muore, e le fa aggiungere: "Lei era un assessore tecnico. Una professoressa d'Università, non un politico". E certo, solo un professore universitario è capace di tali poverate. Non certo un cinquestelle duro e puro. Al che commenta perfido un altro ex consigliere cinquestelle, l'ecologico Federico Mensio: "... e in effetti i risultati si son visti". Beh, per quello si son visti pure i risultati loro, dei soi disant “politici”.

Pietà l'è morta, e dignità sta malissimo. Tutti sapevano, e tutti tacevano. Pare un casareccio remake di "Il buono il brutto il cattivo" (vedi la clip): la malcapitata Pisano / Tuco / Eli Wallach ferocemente torturata dalla spietata Appendino / Sentenza / Lee Van Cliff, mentre fuori dalla camera degli orrori gli altri prigionieri (i consiglieri cinquestelle) devono intonare sotto la minaccia delle armi un mesto canto per coprire le urla della tapina e il fracasso del pestaggio.

Dico io, vi pare ammissibile? Un'infelice costretta a soggiacere a imposizioni perverse e bizzarre senza la libertà di esprimere il proprio pensiero, né reagire, né fuggire, e neppure dimettersi o appellarsi all'opinione pubblica, privata persino della solidarietà dei suoi compagni di sventura.

La denuncia quasi kruscioviana della scampata al tallone appendiniano getta un'ombra corrusca su un quinquennio che oggi appare, nei racconti dei compagni di partito di Appendino, un'epoca di sopraffazione autocratica alla Nerone - ma il Nerone di Petrolini, mica quello vero. Un'epoca, insomma, di unanimismo bulgaro imposto non dai carri armati ma dal sempiterno motto italiano "de Franza o de Spagna, purché se magna".

Io, umile osservatore, chino la fronte davanti all'immane dramma interiore vissuto da tanti nobili cuori nella tormenta. E intanto riconosco l'eccezionalità del tempo che abbiamo attraversato, e la genialità dei suoi protagonisti. Protagonisti che non solo ci hanno offerto tanti momenti di sincero scompisciamento agitandosi sul palco dell'avanspettacolo comunale, ma che riescono anche a sollazzarci ex post, quando ormai lontani dalle luci del varietà ancora suscitano in noi un'irrefrenabile ridarola a scena aperta.

Fabula acta est. Applausi.

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