Com'era prevedibile, Elena Loewenthal resta alla direzione della Fondazione Circolo dei lettori. Oggi, di concerto con la Regione, socio unico della Fondazione, il Consiglio di Gestione presieduto da Giulio Biino e composto da Massimo Pedrana e Elena D’Ambrogio Navone ha deliberato il rinnovo del suo incarico per il biennio 2023-2024. La decisione era largamente scontata per vari motivi. Intanto., il contratto della Loewenthal era di 3+2, ovvero mandato triennale con opzione di rinnovo per altri due anni: è evidente che in simili casi il rinnovo è pressoché automatico, a meno di non aver combinato dei malestri galattici. Ma soprattutto da quelle parti non tira l'aria giusta per avventurarsi in nuovi bandi, dopo la figura dimmerda della mancata nomina del direttore del Salone. Ci son già troppi casini per aria: meglio non rischiarne altri, vista l'ormai conclamata vocazione torinese di trasformare quasi ogni nomina in un casino.
A proposito della direzione del Salone: Elena Lowenthal non ha ritirato la propria candidatura, per cui in teoria resta papabile per quella poltrona. E nell'eventualità a giugno venga scelta per quell'incarico - eventualità che personalmente a questo punto ritengo abbastanza remota - nulla le vieterebbe di dimettersi dal Circolo e passare al Salone. In tal caso il problema al Circolo sarebbe soltanto rinviato: e poiché la necessità di trovare un nuovo direttore per via Bogino si presenterebbe alle soglie dell'estate, è facile prevedere che ogni decisione slitterebbe all'autunno. Ma, ripeto, mi pare un'ipotesi di scuola. L'impressione mia è che per la direzione del Salone i tre autonominati grandi elettori (Lo Russo, Cirio e Viale) sceglieranno un profilo al di fuori della rosa di quanti avevano aderito alla fallimentare manifestazione d'interesse: rigor di logica, infatti, se fra quegli aspiranti ci fosse stato il nome giusto, facevano prima a sceglierlo subito, anziché stare a baloccarsi per mesi senza concludere nulla e spaccando i maroni all'universo mondo. Ma questo è soltanto un ragionamento basato, ripeto, sulla logica. E nell'intera vicenda del Salone di logica se n'è vista pochina.
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