No, vabbé, siamo alle comiche. Al Salone prendono ufficialmente atto del fallimento, chiudono la lacrimevole sceneggiata e annunciano che se ne riparla a giugno, e a giugno si cercheranno un direttore senza tante manfrine, direttamente; la frustra favoletta delle “procedure pubbliche trasparenti” crolla miseramente sotto un cumulo di ridicolo e rivela la sua ipocrita natura di siparietto per abbindolare i fessi mentre politicanti da strapazzo si contendono le solite poltrone; ma ecco che, nello stesso giorno, con tempismo ammirevole, la genialità torinese coglie il momento magico per scatenare l'ilarità: il Museo del Cinema pubblica un “avviso di selezione del direttore artistico del Torino Film Festival”, per sostituire Steve Della Casa che quest'anno conclude il suo mandato...
E qui mi fermo: andate avanti voi a leggere l'articolo sul Corriere di stamattina. A me scappa da ridere. Sono formidabili, e commoventi: mi ricordano lo scarabeo stercorario che rotola la palletta di merda su per un monticello di sabbia, la palletta gli sfugge e rotola giù e lo scarabeo daccapo, ricomincia a spingere la palletta, infaticabile cocciuto inane.
Non ci riuscite, non siete capaci! I bandi, le manifestazioni d'interesse, gli avvisi, lasciateli perdere! Non fa per voi la trasparenza - la grande illusione, l'eterna sconfitta. Rassegnatevi, prendete atto, siate adulti e non scarabei stercorari.
E invece no, non imparano dall'esperienza, a fallimento deve aggiungersi fallimento. Dopo il Salone tocca al Tff, la solita farsa, la disperate coazione a ripetere, ancora e ancora...
Non riescono neppure a incassare la sconfitta in dignitoso silenzio, non tacciono, il devastante istinto del lemming li spinge in precipizi di parole dichiarazioni blateramenti vaniloqui comunicati che moltiplicano lo scorno, il ridicolo, il vaneggiamento. Ma - come insegnano le leggi di Murphy e le leggi della politica - non sono mai ai veri responsabili di metterci la faccia. C'è sempre il poveretto condannato, per ruolo istituzionale o sfiga congenita, al perculamento: mentre coloro che hanno piantato casino fanno come quelli di San Damiano che tirano la pietra e nascondono la mano.
E adesso che la maionese è impazzita, chi è che deve sottoscrivere l'arrampicata sui vetri di fine-show? Ma naturalmente il povero Cirio; sicché oggi pomeriggio la Regione ha diffuso la dichiarazione che qui riporto nella sua integrale ingenuità:
Abbiamo appreso all’esito ("all'esito"? NdG) della seduta del Comitato direttivo di questa mattina che la procedura individuata per la designazione del futuro direttore del Salone del libro è stata dichiarata chiusa, in quanto non ha prodotto i risultati attesi (per la verità un pochino io me li attendevo, questi bei risultati dimmerda... NdG), e di questo ci rammarichiamo.
La Regione Piemonte infatti ha partecipato ai lavori fin dal primo giorno, con l’assessore alla Cultura Vittoria Poggio che ha svolto un lavoro egregio, adoperandosi per una soluzione condivisa nell’esclusivo interesse di una delle manifestazioni più importanti del nostro territorio (non ne dubito: peccato che il peso della Poggio nella partitaccia sia stato più o meno quello del terzo portiere. NdG). La Regione inoltre esclude che questa situazione di stallo sia dovuta a un tentativo di politicizzare il Salone (Regione, ma che cazzo mi racconti? E dove le metti le interviste del tuo assessore Marrone, assessore che non c'entra niente col Salone ma sparava giudizi e endorsement come un giapponese alle Filippine? E i pressanti "suggerimenti" del tuo ministro, un altro che nelle scelte del Salone non avrebbe titolo a metterci il becco? A cosa sarebbe dovuto lo stallo, secondo te? Al riscaldamento globale? Alla caduta del Muro di Berlino? Alla penalizzazione della Juve? Alle macchie solari? NdG). Prova ne sia che proprio la Regione, in sede di Comitato direttivo, ha proposto per la direzione Elena Loewenthal e Gianni Oliva, nomi come noto di area politica ben diversa da quella del governo regionale, ma scelti per i loro indiscutibili meriti personali e professionali (epperò: due pericolosi sovversivi, in effetti. Ma il problema era il veto su Giordano, e le ragioni di quel veto. NdG). Purtroppo la nostra proposta non è stata accolta dai privati (come voi non avete accolto la proposta dei privati... NdG).
Tutto ciò premesso, oggi abbiamo il dovere istituzionale di andare oltre alle divisioni e alle polemiche. Il Salone del libro deve essere protetto, e questo vale per tutti (ecco, diglielo anche tu, ai tuoi, magari ti danno retta... NdG), perché è un bene troppo prezioso per il Piemonte e per l’Italia. Per questo, il presidente Cirio si è dichiarato fin da subito disponibile a condividere con il Sindaco di Torino e il presidente dell’Associazione Torino, La Città del Libro il percorso migliore per individuare un nuovo nome per la direzione del Salone del libro 2024-2026 (in pratica decideranno loro tre, Cirio, Lo Russo e Viale. La famosa "chiamata diretta", vivaddio. E ci voleva tanto? NdG). Salone che è sempre stato libero (ma come? I tuoi, Marrone in testa, dicevano che è da sempre sotto il tallone del Soviet! Ah, Marrone non è dei tuoi? Urka... NdG) e che continuerà ad esserlo, esattamente come è avvenuto con Nicola Lagioia al quale, lo ha sottolineato lui stesso in occasione della presentazione dell’edizione 2023, è stata sempre garantita dal nostro governo regionale, così come dalle altre istituzioni locali, la massima autonomia decisionale e gestionale (e questo è vero. NdG). Questo è il nostro modo di lavorare e così intendiamo continuare, garantendo assoluto rispetto alle Istituzioni del Paese e per un Salone che vogliamo libero e pluralista (Benissimo. Diglielo pure a Sangiuliano. NdG).
Dopo la riunione di questo pomeriggio del Comitato Direttivo (costituito dall’Associazione Torino, La Città del Libro, dalla Fondazione Circolo dei lettori, dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino), all’unanimità è stata dichiarata ufficialmente conclusa la procedura istituita per la nomina della direzione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2024-2026 (giro di parole molto elegante per definire un buco nell'acqua. NdG).
L’Associazione Torino, la Città del Libro, proprietaria del marchio “Salone Internazionale del Libro di Torino” dal 2018, trova necessario fare alcune precisazioni.
Organizzazione del Salone. La squadra del Salone, in tutte le sue componenti, sta lavorando all’edizione 2023 e ha necessità di concentrarsi al meglio per rendere questo appuntamento all’altezza delle aspettative della grande comunità del libro (quindi, per cortesia, i perdigiorno della politica vadano a rompere i coglioni altrove. Magari a casa loro. NdG). Come sempre i lavori si svolgono in concordia e confronto con la Regione Piemonte e la Città di Torino, partner fondamentali nella realizzazione della manifestazione editoriale più grande d’Italia. Con loro siamo pronti a dialogare sul futuro del Salone e sulle sue linee strategiche da strutturare in vista del 2024 e da rivedere inevitabilmente rispetto a quelle odierne (qui mi sembra di cogliere un messaggio subliminale: datevi una regolata altrimenti ce ne andiamo e portiamo via il pallone. Anzi, il marchio. NdG).
Valutazione candidature. I delegati dell’Associazione Torino, la Città del libro hanno dato attenta lettura di ogni curriculum pervenuto (seeee, come no?, e io sono George Washington. NdG), al fine di valutare i candidati più adatti, sulla base della competenza, dell’esperienza e della compatibilità rispetto alla struttura organizzativa esistente. L’Associazione Torino, la Città del Libro, desidera esprimere soddisfazione per la qualità delle candidature ricevute e ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla manifestazione di interesse (e adesso andatevene pure affanculo. NdG)
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