Si può replicare un capolavoro? Un dipinto di Monet, una sinfonia di Beethoven, una rovesciata di Ronaldo sarebbero possibili senza Monet, Beethoven, Ronaldo? Ci riflettevo ieri sera, durante il consueto rito di presentazione di C2C: lì tutto sembrava come prima, ma niente era come prima. Stavolta, al timone dell'edizione 2025, non c'è Sergio Ricciardone.
Se n'è andato troppo presto, lo scorso marzo, Sergio: lui che nel 2002, insieme con altri due amici-deejay, s'era inventato Club to Club, una piccola serata «itinerante» nei locali dei Murazzi; piccola ma destinata a crescere fino a diventare un evento internazionale con un conto economico da oltre due milioni e mezzo di euro; un successo di pubblico e di critica; un festival orgogliosamente indipendente e incoronato dalla stampa specializzata internazionale come «il non plus ultra dell'eclettismo musicale avant-pop». Questo è C2C, lo scintillante fenomeno torinese che nei giorni di Halloween attrae decine di migliaia di spettatori, il 40 per cento dall’estero.
Di quello scintillìo Ricciardone era l'anima. Voglio dire: come ogni grande impresa, anche C2C non è un'opera solitaria; la sua forza sta nella squadra, l'associazione Situazione Xplosiva che lo ha inventato e che continua a pensarlo e costruirlo giorno dopo giorno. Ma poi, a fare la differenza, c'è quel certo non so che: chiamatelo dono, chiamatelo genio, chiamatelo ispirazione o fortuna o visione o tocco magico, chiamatelo come vi pare: è il «qualcosa» che fa la differenza per cui, tra mille pittori, musicisti o calciatori, Monet è Monet, Beethoven è Beethoven, Ronaldo è Ronaldo. E C2C è C2C, e non soltanto un festival qualsiasi. Perché Sergio Ricciardone quel certo non so che ce l'aveva.
Ora, spero e credo che Guido Savini (foto), colui che ha raccolto il testimone di Sergio alla presidenza di Xplosiva e alla direzione artistica del festival, sia all'altezza di quell'eredità tanto impegnativa. Savini è intelligente e appassionato, cresciuto alla scuola di Ricciardone, partecipe delle sue scelte artistiche, e come vicepresidente dell'associazione è il successore naturale e più accreditato. Il suo curriculum è una garanzia. Ciò che purtroppo niente e nessuno può garantire è il qualcosa in più, il «certo non so che»: quello, o ce l'hai, o non ce l'hai.
D'altronde sapete come si dice, no? Ognuno è necessario, nessuno è indispensabile. Peccato che a dirlo sia in genere chi non è indispensabile. Così, mentre auguro a Guido Savini e alla squadra buon lavoro e buona fortuna, non posso dimenticare la triste parabola di un'altra geniale idea torinese: Musica 90. Anch'essa inventata da un visionario con quel certo non so che, Gian Piero Gallina, per circa un ventennio spalancò ai torinesi nuovi mondi musicali. Ma alla scomparsa del suo ideatore anche Musica 90 pian piano evaporò, fatta della sostanza di cui sono fatti i sogni.
Questo posso dire, alla vigilia del primo C2C senza Sergio: il suo sogno, il nostro sogno, deve continuare.
Se n'è andato troppo presto, lo scorso marzo, Sergio: lui che nel 2002, insieme con altri due amici-deejay, s'era inventato Club to Club, una piccola serata «itinerante» nei locali dei Murazzi; piccola ma destinata a crescere fino a diventare un evento internazionale con un conto economico da oltre due milioni e mezzo di euro; un successo di pubblico e di critica; un festival orgogliosamente indipendente e incoronato dalla stampa specializzata internazionale come «il non plus ultra dell'eclettismo musicale avant-pop». Questo è C2C, lo scintillante fenomeno torinese che nei giorni di Halloween attrae decine di migliaia di spettatori, il 40 per cento dall’estero.
Di quello scintillìo Ricciardone era l'anima. Voglio dire: come ogni grande impresa, anche C2C non è un'opera solitaria; la sua forza sta nella squadra, l'associazione Situazione Xplosiva che lo ha inventato e che continua a pensarlo e costruirlo giorno dopo giorno. Ma poi, a fare la differenza, c'è quel certo non so che: chiamatelo dono, chiamatelo genio, chiamatelo ispirazione o fortuna o visione o tocco magico, chiamatelo come vi pare: è il «qualcosa» che fa la differenza per cui, tra mille pittori, musicisti o calciatori, Monet è Monet, Beethoven è Beethoven, Ronaldo è Ronaldo. E C2C è C2C, e non soltanto un festival qualsiasi. Perché Sergio Ricciardone quel certo non so che ce l'aveva.
Ora, spero e credo che Guido Savini (foto), colui che ha raccolto il testimone di Sergio alla presidenza di Xplosiva e alla direzione artistica del festival, sia all'altezza di quell'eredità tanto impegnativa. Savini è intelligente e appassionato, cresciuto alla scuola di Ricciardone, partecipe delle sue scelte artistiche, e come vicepresidente dell'associazione è il successore naturale e più accreditato. Il suo curriculum è una garanzia. Ciò che purtroppo niente e nessuno può garantire è il qualcosa in più, il «certo non so che»: quello, o ce l'hai, o non ce l'hai.
D'altronde sapete come si dice, no? Ognuno è necessario, nessuno è indispensabile. Peccato che a dirlo sia in genere chi non è indispensabile. Così, mentre auguro a Guido Savini e alla squadra buon lavoro e buona fortuna, non posso dimenticare la triste parabola di un'altra geniale idea torinese: Musica 90. Anch'essa inventata da un visionario con quel certo non so che, Gian Piero Gallina, per circa un ventennio spalancò ai torinesi nuovi mondi musicali. Ma alla scomparsa del suo ideatore anche Musica 90 pian piano evaporò, fatta della sostanza di cui sono fatti i sogni.
Questo posso dire, alla vigilia del primo C2C senza Sergio: il suo sogno, il nostro sogno, deve continuare.
Commenti
Posta un commento