Con questo tempo schifido direi che per oggi passo: niente Festival, me ne resto davanti al camintetto e stasera mi vedo "Vamos a matar compañeros" in tivù. Ok, non è la stessa cosa di "Palombella rossa" in sala con Moretti, ma in compenso sul mio divano posso sedermi anche se non ho prenotato. E comunque "Vamos a matar compañeros" è un filmone.
Però, per non perdere le buone abitudini, pubblico qui sul blog un ampio estratto di un mio articolo uscito ieri sulla Stampa, a proposito del paventato spostamento del Tff a giugno.
Si tratta di un "articolo preventivo": nel senso che, prima che combinino qualche cazzata, mi azzardo a dargli qualche consiglio. E' il triste privilegio dell'età: è noto dai tempi di Faber che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio. E temo di attraversare un periodo particolarmente gnomico: l'altro ieri ho consigliato a Chiaretta di andare a vedere il film su Gipo, a proposito di "riscatto delle periferie"; e sempre sul tema del Tff in periferia (altra pensata calda di questo freddo novembre) ho appena finito di scrivere un pezzo che uscirà venerdì su TorinoSette. Insomma, un vero vecchio rompicoglioni. Mi piace.
Ecco i passaggi centrali dell'articolo per La Stampa, che potete integralmente leggere a questo link.
"Schiacciato fra Cannes e Venezia, il Festival di Torino non avrebbe nessuna possibilità di aggiudicarsi nuovi film inediti di un qualche valore, e perderebbe ogni autorevolezza, riducendosi nel giro di pochissime edizioni al livello di una qualsiasi sagra del cinema balneare (senza però il mare)... Spostare tout court il Tff a giugno sarebbe il definitivo monumento al tafazzismo sabaudo. Però non è sbagliato cercare di sfruttare meglio un brand affermato e apprezzato come quello del Torino Film Festival, estendendone i benefici ad altri periodi dell’anno. E mi è tornata alla mente l’esperienza di Umbria Jazz. Laggiù avevano lo stesso problema, però speculare: sfruttare il marchio prezioso di un celebre festival musicale che si tiene d’estate, e che d’estate porta grandi vantaggi economici alla città di Perugia e a tutto il turismo umbro. Per estendere quei vantaggi alla stagione invernale, anni fa si sono inventati “Umbria Jazz Winter”, con un programma buono seppur non troppo ambizioso, almeno all’inizio. Ha funzionato.
Ecco i passaggi centrali dell'articolo per La Stampa, che potete integralmente leggere a questo link.
"Schiacciato fra Cannes e Venezia, il Festival di Torino non avrebbe nessuna possibilità di aggiudicarsi nuovi film inediti di un qualche valore, e perderebbe ogni autorevolezza, riducendosi nel giro di pochissime edizioni al livello di una qualsiasi sagra del cinema balneare (senza però il mare)... Spostare tout court il Tff a giugno sarebbe il definitivo monumento al tafazzismo sabaudo. Però non è sbagliato cercare di sfruttare meglio un brand affermato e apprezzato come quello del Torino Film Festival, estendendone i benefici ad altri periodi dell’anno. E mi è tornata alla mente l’esperienza di Umbria Jazz. Laggiù avevano lo stesso problema, però speculare: sfruttare il marchio prezioso di un celebre festival musicale che si tiene d’estate, e che d’estate porta grandi vantaggi economici alla città di Perugia e a tutto il turismo umbro. Per estendere quei vantaggi alla stagione invernale, anni fa si sono inventati “Umbria Jazz Winter”, con un programma buono seppur non troppo ambizioso, almeno all’inizio. Ha funzionato.
Ecco: se anziché spostare il Festival, che sta bene dove sta, decidessimo di duplicare il marchio inventandoci un “Tff summer”, beh, forse si può fare. Un cartellone senza pretese ma di qualità, una retrospettiva gradevole e un’attenzione alle piccole produzioni trascurate; proiezioni in belle location (o in location decentrate, facciano loro); attività di contorno molto pop; un workshop per giovani. A investirci un po’ di neuroni e quattro spicci, gli spunti non mancano... Quindi, se lorsignori ci tengono, al Tff estivo, dicano dove pensano di trovare i soldi. E please, non toglieteli al Festival vero, quello di novembre, che già fa i miracoli per stare al passo di manifestazioni con budget ben superiori: a parere mio, anzi, se ci cresce qualche euro converrebbe investirlo lì, più che tentare nuove avventure. Di sicuro, comunque, non si impoverisce l’esistente che funziona per scommettere su un’incertissima partita. Da tempo sperimentiamo infiniti sistemi per farci del male: ma questo sarebbe il più stupido".
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