Chess'addà fà peccampà. La partenza della Coppa Cobram, dall'immortale film "Fantozzi contro tutti" |
Ogni volta che capito in Commissione cultura mi sembra di stare sul set di un film di Fantozzi. Per svariati motivi, molti dei quali avrete già intuiti. Ma più che altro per la faccenda delle periferie.
Sfilano davanti alla Commissione gli alti esponenti culturali del vituperato "sistema Torino", e sciorinano conti in ordine, pubblico in crescita, bilanci artistici e amministrativi commendevoli, successi locali e internazionali. E soprattutto, tanta, tanta, tanta attività nelle periferie, per il sociale, per le scuole.
Gli astuti boiardi, che son boiardi mica per niente, hanno una risposta a tutto, ma di solito prevengono, seguendo un canovaccio ormai sperimentato e inevitabile. Canovaccio impeccabilmente interpretato, stamane in Commissione, dal sovrintendente del Regio Walter Vergnano, con una performance da manuale. Ovviamente, Vergnano presenta - caso più unico che raro fra gli enti lirici italiani - il bilancio in pareggio, nonostante la crisi e il calo dei contributi pubblici. Il Regio, su quel punto, è una sicurezza. Ma di questo vi parlerò in un altro post.
Cosa vi serve? Ho già tutto qui
Ciò che mi ha esaltato, stamattina come in analoghe sedute della Commissione cultura, è il tema delle periferie, o meglio, per rubare le parole che sento in quelle meste circostanze, "il coinvolgimento di un pubblico nuovo". Un tema che torna ad ogni audizione, evocato dagli auditi ancor prima che dai commissari; i quali, porelli, restano di conseguenza un po' spiazzati.A tal proposito il callido Vergnano si esibisce in un magistrale crescendo. Dal quale si evince che lui (anzi, il Regio) è molto avanti nella realizzazione del programma della giunta. Anche più avanti della giunta.
Punto primo: il sociale
In primo luogo Vergnano ricorda i biglietti gratuiti distribuiti dal Regio ai meno abbienti, tramite la Caritas e altri enti assistenziali; e a quel punto il sovrintendente cita pure l'arcivescovo, per non farsi mancare nulla. L'evangelico Vergnano rivela ai consiglieri (la gente normale già lo sa, lui già l'ha detto e io già l'ho scritto: ma non pretendiamo troppo...) che non soltanto ci sono le prove generali aperte ai giovani con biglietti a prezzo simbolico, ma soprattutto ci sono ad ogni recita molti cittadini con difficoltà economiche i quali assistono gratis allo spettacolo, senza che la cosa venga pubblicizzata.Tutto ciò è buono e giusto. Ma si può sempre far meglio, per cui un consigliere arguto suggerisce che vengano assegnati ai non abbienti tutti i posti invenduti. Vergnano annuisce, dice che è un'ottima idea, che i posti vuoti non piacciono a nessuno. Temo che l'emissione di un titolo d'ingresso, anche omaggio, comporti il pagamento di imposte fisse da parte dell'emittente: però non sono un esperto di biglietti, e ho già detto che di vil danaro in questo post non voglio parlare.
Vorrei invece capire come funzionerebbe in concreto la proposta del consigliere. A che ora si saprà quanti sono i posti invenduti, se la biglietteria del Regio apre anche la sera dello spettacolo? Si faranno entrare i non abbienti mentre già l'orchestra accorda gli strumenti e le luci in sala si spengono? O si deciderà che la sera dello spettacolo i posti ancora disponibili non si vendono, ma si regalano? A tutti? Solo ai non abbienti? Occorrerà presentarsi al Regio il certificato Isee? E se la sera arriva gente che vuole entrare ma non ha i requisiti Isee, che fa? Non è neanche bello mandare via gli spettatori che vorrebbero assistere allo spettacolo e sono disposti a pagare per farlo. La faccenda pare complicata. A meno che gli aspiranti a un posto gratuito al Regio vengano selezionati dai sullodati enti assistenziali e convocati per la sera dello spettacolo: con il rischio, però, che i posti disponibili risultino meno del previsto, il che non mancherebbe di suscitare vivaci rimostranze da parte degli aspiranti delusi.
In Commissione emerge inoltre il bruciante dilemma di come "preparare" quel "pubblico nuovo" alle delizie dell'opera lirica. Il direttore artistico Fournier-Facio rivela agli attoniti consiglieri che già oggi il Regio organizza, per ogni opera, una conferenza di presentazione. La cosa non convince appieno l'assessore Leon: ella fa notare che magari il "pubblico nuovo" alla conferenza non ci va; e quindi, mi par di capire, bisognerebbe presentare l'opera prima di ogni singolo spettacolo. Immagino il giubilo di quelli che l'opera già la conoscono, a sorbirsi dieci minuti di lezioncina: ma non vedo alternative, a meno di spedire Fournier-Facio a casa di ogni spettatore. "Nuovo", s'intende.
Punto secondo: la scuola
Vergnano parla con orgoglio dell'attività didattica per le scuole, un progetto che coinvolge ogni anno almeno quarantamila studenti; e quando l'acuta presidente Albano esprime il timore che ne beneficino soltanto le scuole del centro, la rassicura con l'asseverato coinvolgimento degli istituti d'ogni dove, a Torino e nell'intero Piemonte. Vedo per la verità qualche naso storcersi quando Vergnano precisa che il Teatro chiede una minima partecipazione economica alle scuole, perché anche la didattica deve autofinanziarsi.Ad ogni modo, l'assessore Leon annuncia che partirà presto un'accurata "indagine sul rapporto delle istituzioni culturali con le scuole" che porterà senz'altro a "una progettazione per l'uscita delle sezioni didattiche di tali istituzioni verso le scuole". Tradotto, immagino che voglia dire: anziché portare i ragazzini al Regio, porteremo il Regio ai ragazzini. Vabbé. Da buon cittadino, collaboro all'accurata indagine linkando il sito del Regio dove si spiega che già oggi sono previste le attività nelle classi. Ma non capisco perché negare ai ragazzini l'occasione di vedere com'è fatto dentro il Regio.
Punto terzo: le periferie
Quindi, passando a tema delle famose "periferie", Vergnano ricorda i concerti del Regio in ogni dove, dalle case di riposo al carcere. Trattasi di attività di lunga tradizione e continuative, ben note a tutti - tranne ovviamente al consigliere comunale di Torino (stavolta d'opposizione) che suggerisce di "portare la musica del Regio in carcere", immagino compiacendosi per l'originale pensata. Mi domando dove vivono. In questa città non puoi fare un passo senza che ti balzi addosso a tradimento qualche formazione di musicisti del Regio; vanno dappertutto, dalle biblioteche alle galere, a me è capitato pure di beccarmi un ensemble di soli percussionisti del Regio all'inaugurazione del Tff, e ogni volta che entro in bagno sbircio cauteloso nel vano doccia per sincerarmi che non ci sia un violoncellista del Regio in agguato, pronto ad accompagnare le mie fatiche con un minuetto di Mozart. Ma vabbé, i consiglieri devono pur dire qualcosa per guadagnarsi il gettone di presenza.Fantozzi contro tutti
Sì, lo ammetto, siamo sulla comica andante. Questo passa il convento, in genere. Oggi però c'è il colpo d'ala. Con mossa da maestro, il sovrintendente Vergnano ostende la lettera degli "amati dipendenti". Ovvero, una mail delle RSU del Regio che sintetizza i nostri tempi difficili, e insieme testimonia che quelli del Regio tengono davvero al loro teatro, e sono disposti a tutto per difenderlo. Anche a pedalare in salita per settanta chilometri, se è quel che pretendono i padroni del vapore. Primum vivere. E poi, come dice il capovillaggio a Yul Brinner nel meraviglioso finale dei "Magnifici sette", loro sono il vento, e noi la terra. Si fa buon viso a cattivo gioco, e intanto la buriana passa.Ecco la lettera:
"Alla cortese attenzione del Presidente e Sovrintendente del Teatro Regio di Torino
Con la presente, le RSU del Teatro Regio di Torino, si rendono disponibili ed intraprendere, con la Direzione del Teatro e con il Sindaco di Torino (ahi ahi ahi, ragazzi, la prossima volta scrivete Sindaca, non andate a cercarvi le grane... NdG), una discussione sullo sviluppo della funzione sociale e didattica nell’interno dell’area metropolitana Torinese. Negli ultimi anni tra le RSU, il Circolo Ricreativo Culturale e i lavoratori del Teatro Regio si è registrato un particolare interesse per l’aspetto sociale, interesse sfociato nella realizzazione di diverse iniziative come i concerti di raccolta fondi per i terremotati (per Mirandola, per il Nepal), il concerto contro la fibrosi cistica, i concerti aperti alla cittadinanza e iniziative nuove come piccole formazioni dislocate in ospedale, case di cura e in varie strutture delle circoscrizioni periferiche. Più recentemente l'interesse per il sociale del nostro Arcivescovo, Monsignor Nosiglia, ha portato a nuove aperture del nostro Teatro, con la destinazione di un certo numero di biglietti delle generali per le fasce deboli della città. Questa operazione è stata fortemente caldeggiata dai lavoratori e prontamente accolta dal nostro Sovrintendente, che l'ha tradotta in un progetto concreto. Tuttavia, nonostante un tentativo di coordinamento tra i vari assessorati e il Teatro, queste iniziative si sono configurate come occasionali e su base volontaria. Infine, considerato che il tema in oggetto è uno degli scopi presenti nello Statuto della Fondazione, il nostro auspicio è vedere realizzare un progetto che promuova, sviluppi e organizzi queste attivitàa integrazione della normale attività del Teatro Regio di Torino.
Torino lì, 23 novembre 2016
Le RSU del Teatro Regio di Torino".
Sipario.
Proprio lì, a Torino, non altrove?
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