PJ Harvey, headliner della prima serata del Festival il 25 agosto allo Spazio 211 |
Il Festival di Fassino
Mentre entravo nel falansterio di via Valprato 68, i vecchi Docks Dora, mi veniva da sorridere ricordando quanto m'ero incazzato all'epoca della prima edizione. Allora m'infastidiva quasi tutto, di quel Festival, ma in particolare il dirigismo assessorile che lo aveva generato. Ricordate? Erano i tempi in cui Braccia&Filura s'inventavano un festival al giorno, nella loro ostinata corsa alla superfetazione culturale, salvo in ultimo abbandonarsi a tardive resipiscenze.E mi irritava pure la pretesa di spacciarsi per quel "grande evento internazionale" che non era. Inoltre non avevo capito perché si fosse sacrificato il marchio "Traffic", costruito negli anni con fior di investimenti di denaro pubblico: ancora ignoravo che alla Bocconi si insegnasse la nuova teoria in base alla quale i marchi (o "brand") non valgono nulla e conviene cambiarli appena possibile. Teoria poi ben applicata dalla bocconiana Appendino dei confronti dei brand Torino Jazz Festival e Tglff.
A me quel Todays sembrava semplicemente una riedizione di Spaziale, festival molto indipendente e alternativo di Spazio 211 a suo tempo inventato e cresciuto con pochi soldi e tanta passione da Gianluca Gozzi - ovvero lo stesso direttore di Todays. Per il nascente Todays i soldi invece erano tanti, 410 mila euro; a mio avviso troppi per un cartellone che all'epoca non mi parve né ardito, né stupefacente. E ritenevo che sottraesse risorse ad altre istituzioni culturali grandi e piccine, già allora in affanno.
Gli attacchi del M5S
Nota bene: all'epoca i consiglieri d'opposizione M5S Appendino e Bertola piantarono un casino del cristosanto, con un'interpellanza puntutissima che sparava a zero sulla Fondazione Cultura, organizzatrice del Festival, e sul suo segretario generale Angela Larotella. La stessa Fondazione e la stessa Larotella che oggi organizzano la terza edizione di Todays, beccandosi in conferenza stampa i complimenti e i ringraziamenti dell'assessore appendiniano Francesca Leon. Le cose cambiano.Quanto a me, scrissi ciò che pensavo, e ne nacque una cagnara niente male, completa di troll e minchiate a mezzo Fb.
Non mi sono minimamente interessato della seconda edizione di Todays. Facessero un po' quel che volevano. Tanto, pensavano tutti, questo è l'ultimo anno: figurarsi se Appendino - adesso che s'è installata nell'ufficio di Filura - non chiude seduta stante il più fassiniano dei festival, quello che proprio lei ha attaccato tanto duramente.
Era un anno fa, e non avevo ancora visto niente.
Il capolavoro di Gianluca Gozzi
Ma il 21 settembre 2016 vidi l'incredibile: l'impagabile spettacolo di Gianluca Gozzi che si presenta davanti alla nuovissima Commissione cultura a maggioranza cinquestelle, se li intorta con entusiasmante abilità dialettica, e salva il futuro di Todays.Li rintontonì con una pirotecnica descrizione del suo festival, scaltramente farcita di parole come "periferia", "aggregazione", "condivisione", "valorizzazione del territorio", "partecipazione". Ricordo ancora con sincera invidia le espressioni gozziane "periferia che non è culturale ma geografica" e "festival che riconosce l'energia di Barriera di Milano": mandarono i consiglieri grillini in brodo di giuggiole. Stentai a trattenermi dall'applauso a scena aperta.
Un Todays a cinquestelle
Così Todays scampò alla bufera, e oggi si ripresenta più vispo che mai, in versione adeguatamente grillinizzata: immagino che sia il suo destino manifesto, essere sempre e per sempre "il festival del sindaco". Quale che sia il sindaco.Pertanto la terza edizione ci consegna un Todays sempre più votato alla periferia e attestato nelle location "insolite" di Barriera di Milano (la giunta torinese stravede per le location "insolite" a Barriera di Milano); sempre più "inclusivo", mettendo insieme decine e decine di collaborazioni con le più svariate "realtà del territorio" (la giunta torinese stravede per le "realtà del territorio"); sempre più innovativo per la "modalità della programmazione" (la giunta torinese stravede per le "modalità di programmazione"); e sempre più Spaziale, inteso sia nel senso buono di esplorare, contaminare e sorprendere, sia in quello più ostico di un cartellone di ottima qualità ma che presuppone un pubblico già avanti, all'altezza: personalmente, scorrendo il cartellone mi emoziono soltanto ai nomi di PJ Harvey e - più tiepidamente - di Richard Ashcroft. Dalla Band of Horses in giù comincio a vacillare. Ma io sono un vecchio che ascolta vecchia musica, non faccio testo.
Il festival di Torino Nord
In compenso riesco ad apprezzare appieno il riposizionamento del festival, che l'assessore Leon fotografa con una frase da consumata comunicatrice: "Penso che Todays sia importante per questa parte di città". Perché, conferma, c'è "inclusione delle diverse anime di questa parte di città"; e se per caso vi rimanesse qualche dubbio, sappiate che Todays è interessante per "un'area della città che si sta sempre più scoprendo palestra di partecipazione".Dal festival internazionale vagheggiato da Fassino al festival di Torino Nord attestato da Appendino: se non altro, un bagno di sano realismo. Che non turba lo scaltro Gozzi: il direttore continua a parlare di richiamo, riscontri stampa e visibilita "nazionali e anche internazionali", però riesce di nuovo a riempirmi di stupore riverente stupore quando definisce Barriera di Milano "fiera periferia del nord sabaudo". Niente da fare, ha un talento innato. Il vicesegretario generale di Fondazione Crt, Annapaola Venezia, è rimasta talmente impressionata dal facondo Gozzi che stamattina, in conferenza stampa, continuava a rivolgerglisi chiamandolo "dottore".
Oggi qualcuno mi diceva che questa edizione di Todays potrebbe essere l'ultima con la sua direzione; ma non mi allarmo, Gozzi pensa sempre di dimettersi, è fatto così. Se davvero lasciasse, però, sarebbe una perdita terrificante per il Festival: e soprattutto per me, ormai addicted dell'oratoria gozziana.
Un budget da 490 mila euro
Quanto ai soldi, la segretaria generale Angela Larotella presenta i conti. Il costo totale è 490 mila euro: meno dell'anno scorso, quando anche Todays fu beneficiato dall'estremo sforzo prelettorale fassiniano.Dei 490 mila, 80 mila sono cacciati direttamente dal Comune: lo scorso anno erano 100 mila. Si conta di incassarne 200 mila con la biglietteria: pare che le prevendite vadano molto bene. I rimanenti 210 mila arrivano dalle solite Fondazioni bancarie (Crt ha messo 40 mila euro, Compagnia di San Paolo non so, ma dovremmo essere in quell'ordine), piccoli co-finaziamenti e dagli sponsor che sono robusti, a cominciare dall'ormai immancabile Intesa San Paolo.
In altri tempi avrei pure voglia di disquisire se 490 mila euro siano tanti, pochi o giusti per un festival come Todays. Ma non mi pare il caso. Fa caldo, ho detto che non voglio incazzarmi, se cerco un concerto come piace a me ho almeno altri due festival sotto mano con proposte a me più sintoniche, ieri sono persino andato a Flowers sentire Mannarino e incredibilmente mi sono pure un po' divertito, e in ultima analisi io dal 25 al 27 agosto, quando ci sarà Todays, sarò in campagna. A ciascuno il suo.
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