Passa ai contenuti principali

GIOVARA L'HA PRESA BENE. E IO GLI SPIEGO PERCHE' NON DEVE METTER SU LA MUTRIA

L'assessore supplente Massimo Giovara
L'assessore supplente alla Cultura Massimo Giovara, consigliere comunale del M5S, è rimasto un po' mortificato dalla mia valutazione, non entusiasta, sul progetto di riforma del Teatro Regio dettagliatamente esposta nella mozione di cui Giovara è primo firmatario. Mozione che lo stesso Giovara aveva spontaneamente provveduto a inviarmi qualche giorno fa in lettura, senza alcun vincolo di riservatezza. Comunque l'atto, non ancora discusso in Consiglio, è già stato protocollato, e deve pertanto ritenersi pubblico.
Ieri pomeriggio, immagino dopo aver letto il mio post "Come ti salvo il Regio: le istruzioni degli espertoni", Massimo Giovara ha ritenuto di whatsapparmi per esprimermi un certo qual disappunto per quanto ho scritto.
Ecco cosa mi dice il mio rappresentante in Consiglio:
"Pensavo che passarti la mozione fosse una buona idea perché pensavo stupidamente alla buona fede. E alla competenza. Prendo atto delle tue considerazioni e prossimamente starò più attento. Che peccato".
Sono ben lieto che Giovara - del quale apprezzo la schiettezza - prenda atto delle mie modeste considerazioni. Ho ritenuto comunque cortese rispondergli, sempre a mezzo Whatsapp:
"La mia buona fede è fuori discussione, e non permetto a nessuno di metterla in dubbio. La mia storia testimonia per me. Vorrei ce ne fosse altrettanta in altri ambienti e in altri ambiti: ad esempio per certe nomine. Quanto alla competenza, non credo che possa essere giudicata dai pulpiti della politica. Non pretendo ovviamente di possedere la Verità: ma altri, ben più competenti, concordano con le mie valutazioni. Che un mio dipendente (mio, come di ogni altro contribuente ed elettore) mi sottoponga un suo progetto su istituzioni da me pagate non lo considero un "favore", ma un mio diritto. Prossimamente, e finché saranno da me stipendiati, i miei dipendenti avranno cura di sottoporre ogni loro azione o progetto alla mia attenzione. In ossequio alla trasparenza continuerò a pubblicare sul blog e/o sul Corriere tutte le comunicazioni che riceverò dai miei dipendenti. Grazie".
Questo è quanto.
Vabbé, Giovara - immagino per la soddisfazione dell'ultima parola - ha pensato bene di replicare ancora con un lapidario "Perbacco" che non mi emoziona.
Per me la questione potrebbe anche chiudersi qui.
Tuttavia...
Tuttavia, stamane sono in modalità "maestrina dalla penna rossa" e quindi cedo alla tentazione di sottoporre il breve testo di Giovara a un'analisi dettagliata che amerei condividere con i lettori più pazienti o più sfaccendati.
Partiamo dalla prima proposizione.
Giovara scrive: "Pensavo che passarti la mozione fosse una buona idea". Che brutta espressione, "passarti"! Sa di sotterfugio, di aumma aumma, di privilegio segreto, di manovra sottobanco. Certo non era quello l'intendimento di Giovara, però le parole sono importanti, è bene usarle con proprietà. Mai dimenticare Moretti.
Ma poi, che cosa significa "pensavo fosse una buona idea"? La mozione non è un documento segreto: è un atto pubblico, con il quale alcuni nostri stipendiati rappresentanti suggeriscono quelle che essi considerano "migliorie" per un'istituzione, il Regio, che è proprietà di ogni cittadino e contribuente. Rendermi edotto dei loro progetti su una cosa che appartiene anche a me  non è, come faccio notare a Giovara nella mia risposta, un "favore" che mi fanno. Non è una concessione al suddito. E' loro preciso dovere. Giovara quindi ha avuto un'ottima idea. Come sempre, quando si ha l'idea di assolvere ai propri doveri.
Seconda proposizione.
Giovara scrive: "Pensavo stupidamente alla buona fede. E alla competenza". Ecco: a parte lo "stupidamente", questa io non la capisco. Tu, dipendente, sottoponi un progetto a uno dei tuoi datori di lavoro: ma se il datore di lavoro non si spertica in lodi e applausi, tu ti risenti. E, anziché domandarti se per caso nel progetto qualcosa non funziona, subito adombri il sospetto che il tuo datore di lavoro sia un disonesto e un incompetente - e glielo dici in faccia
No, Giovara, così non ci siamo. Qui non è in discussione la buona fede, o la competenza, di nessuno. Qui si tratta di ruoli. Io sono un privato cittadino, elettore e contribuente; mentre tu sei un servitore pubblico, hai scelto liberamente di assumere una carica che ti conferisce ben determinati poteri ma ti impone anche il massimo rispetto verso chi con il suo voto ti legittima e con le sue tasse ti mantiene. Tu sei lì per conto di tutti i cittadini (non solo di chi ti ha votato) e devi prenderti cura della cosa pubblica, che appartiene a ciascuno di noi, me compreso. Pertanto io ho il sacrosanto diritto di dire che - a parer mio - ciò che fai è una minchiata, se penso che sia una minchiata; e tu hai il sacrosanto dovere di prenderne atto con rispetto, e magari fare persino tesoro della mia opinione, senza fanfaronate che non si confanno a un dipendente, né a un rappresentante del popolo. Altro che blaterare di buona fede e competenza!
Terza proposizione.
Giovara scrive: "Prendo atto delle tue considerazioni e prossimamente starò più attento. Che peccato". La prima parte della proposizione va benissimo: prendi atto, ed è esattamente ciò che devi fare. Ma allora perché rovini tutto con quel "prossimamente starò più attento"?
La frase è ambigua. Può significare che in futuro rifletterai di più sulle tue scelte di pubblico amministratore: in tal caso mi compiaccio, perché la consapevolezza dei propri errori è sempre importante per la crescita personale dell'essere umano. E lasciamo stare il "che peccato": non siamo all'oratorio.
Ma quelle parole potrebbero invece esprimere - il ciel non voglia - un'intenzione che in realtà non potresti mantenere, e direi neppure concepire: l'intenzione di tenermi all'oscuro, prossimamente, delle tue iniziative di amministratore pubblico. A parte che non ci riusciresti comunque, dimmi: ti permetteresti forse di stabilire, tu, che cosa vuoi e che cosa non mi vuoi dire? In quanto mio rappresentante, e mio stipendiato, tu mi devi dire tutto ciò che riguarda la tua attività di pubblico amministratore. Che ti piaccia o no. Che dirlo ti rechi vantaggio o svantaggio. Che io ti sia simpatico o ti stia sul culo. Le tue personali preferenze non contano. Contano il diritto del cittadino-contribuente-elettore di essere informato, e il dovere dei suoi rappresentanti-dipendenti-stipendiati di informarlo. 
Minuziosamente, solertemente, fedelmente.
E' ben chiaro 'sto fatto? Bene. E allora spiegalo, per piacere, anche a tutti i tuoi colleghi: maggioranza, minoranza e giunta. Io non vorrei doverlo ripetere. Mai più.

Chiuso l'incidente. Buon weekend a tutti.

Commenti

Post popolari in questo blog

SUI COLLI FATALI SORGE IL FESTIVAL ROMANISSIMO

Oggi a Roma c'è stata la conferenza stampa del Torino Film Festival prossimo venturo. Da tempo ormai il Tff ha dismesso la civile consuetudine della doppia conferenza stampa, a Roma e a Torino. E con sto piffero che io mi scapicollo fino a Roma scialando tempo e denaro per assistere all'inutile pantomima. Tanto l'unica novità che rivesta un qualche interesse è l'elenco dei selezionatori scelti da Base: in ordine alfabetico, Davide Abbatescianni, Martina Barone, Ludovico Cantisani, Elvira Del Guercio, Veronica Orciari e Davide Stanzione (alcuni li vedete nelle foto in alto, presa da Fb). Per me sono illustri sconosciuti, ma io sono ignorantissimo. Da un rapido giretto in rete mi è parso di capire che, casualmente e salvo abbagli, sono tutti romani, nativi o stanziali. Altre imprese d'alto profilo al momento mi sono sfuggite: garantisco che appena possibile e con la massima sollecitudine porrò rimedio alle mie lacune. Ma l'unica cosa davvero notevole e divertente

L'UCCELLINO, LA MUCCA E LA VOLPE: UNA FAVOLA DAL FRONTE DEL REGIO

Inverno. Freddo. Un uccellino intirizzito precipita a terra e sta morendo congelato quando una mucca gli scarica addosso una caccona enorme e caldissima; l'uccellino, rianimato dal calore, tutto felice comincia a cinguettare; passa una volpe, sente il cinguettìo, estrae l'uccellino dalla cacca e se lo mangia. (La morale della favola è alla fine del post) C'era una volta al Regio Ora vi narrerò la favola del Regio che dimostra quanta verità sia contenuta in questo elegante aforisma. Un anno fa Chiarabella nomina alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, fresco convertito alla causa grillina, imponendolo al Consiglio d'indirizzo e premendo sulle fondazioni bancarie: "Io non vi ho mai chiesto niente - dice ( bugia , ma vabbé) - ma questo ve lo chiedo proprio".  Appena installatosi, Graziosi benefica non soltanto i nuovi collaboratori marchigiani, ma anche i fedelissimi interni. Però attenzione, non è vero che oggi al Regio sono tutti co ntro Graz

L'EGIZIO MILIONARIO DI CHRISTIAN SUPERSTAR, MA CRESCONO ANCHE GLI ALTRI

Siamo al solito consuntivo di fine anno delle presenze nei musei torinesi (a questo link  trovate i dati del 2022). La notiziona riguarda, come da copione, l' Egizio che mette a segno un altro record straordinario. Infatti è il primo museo torinese a superare la soglia psicologica del milione di visitatori: nel 2023 sono stati 1.061.157 ( cifra che comprende anche gli eventi istituzionali e privati) a fronte degli 898.500 del 2022. L'ufficializzazione delle notizia è arrivata nel pomeriggio; e, per un curioso destino, proprio nel preciso istante in cui il superdirettore Christian Greco  ( nella foto, con Alba Parietti conduttrice dello spettacolo ) , chiamato sul palco di piazza Castello  durante il concerto di musica classica dedicato per l'appunto al bicentenario dell'Egizio, riceveva dai seimila e rotti spettatori un'ovazione da autentica popstar. Mai s'era visto - a mia memoria - il direttore di un museo, in questa o in qualsiasi altra città, circondato da