Michele Coppola ha aperto la sua campagna elettorale |
Raga, allacciate le cinture. Saliamo sull'ottovolante. Deduco in primis - ma non ci voleva gran spirito deduttivo - che il Nuovo Centro Destra starà con Forza Italia. Risposta ucronica: "Il Pdl sarà unito".
Gli notifico che il Pdl non esiste più. C'è il Nuovo Centro Destra, e c'è Forza Italia. Di che primarie stiamo parlando? "Maroni e Alfano hanno detto che sono favorevoli alle primarie", mi risponde Coppola. Certo, e io sono favorevole ai diritti dei gay in Russia. Però in Russia decide Putin. Tornando alle primarie, te lo vedi il Berlu che dice sì alle primarie? La risposta non c'è. Però posso dirvi io che magari Forza Italia non ha un candidato. Si parla di Pichetto, ma pare che lui ne abbia voglia come di spararsi in bocca. Lo posso capire.
Ad ogni modo, torniamo a Coppola. Sdegnatissimo per la decisione del Consiglio di Stato. Mi dice che "non puoi non avere uno scatto d'orgoglio dopo quello che è successo. Non esiste, cancellare le elezioni dopo quattro anni. Quattro anni di cose fatte, poi...". Gli dico che delle liste tarocche non m'importa un beneamato, tanto la questione dei rimborsi alla c.d.c. per me basta e avanza... Però mi piace l'atteggiamento: per essere uno che sta perdendo il cadreghino, se la gioca con dignità. Ha l'orgoglio di ciò che ha fatto, e si preoccupa che certi provvedimenti non s'impantanino. Le richieste dei finanziamenti, ad esempio. Devono arrivare entro il 20 marzo, e lui ci tiene a precisare che "gli uffici sono tenuti a mandarle avanti, c'è una legge...". Vabbè, sapete che ultimamente mi è piaciuta la politica di Coppola per la cultura. Con tutti i limiti del caso, ma comunque ha avuto un senso. Niente da spartire con il resto dell'allegra combriccola, a cominciare dall'Uomo in Mutande. E apprezzo l'entusiasmo: "La battaglia per salvare la cultura comincia adesso", mi dice. E va giù diretto: "La cultura è un terreno su cui si dovranno trovare intese trasversali, dato che c'è la possibilità che dopo le elezioni ci troviamo con un consiglio regionale spaccato in tre, senza una vera maggioranza... E allora la cultura dovrà avere dei difensori, sennò ogni giorno si sveglierà qualcuno a dire che bisogna tagliare, che non è importante... Guarda il mio amico Cherio...". Chi? Il geniale presidente dei Costruttori? Quello che "la cultura è una spesa troppo aulica"? "Tu scherzi, ma io vorrei ricordargli che il Mao è stato ristrutturato da aziende che si occupano di mattoni; o che la Reggia di Venaria ha fatto lavorare per anni tante imprese edili... Insomma, la parola 'lavoro' si affianca sempre più alla parola 'cultura'. Dovremo dirlo chiaro, nei programmi: nel futuro del Piemonte non può non esserci la cultura come fonte di lavoro. E non penso solo agli artisti. Penso ai tecnici di Film Commission, ai costumisti del Regio, alle maestranze dello Stabile, alle cassiere, agli autisti, a tutta la gente che si mantiene grazie alla cultura. Si chiama lavoro, quello. Anche se non te lo dà più la Fiat".
Diavolo, mi ha fregato. Mi ha detto il suo programma elettorale.
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