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L'AMORE VINCE, GLI IDIOTI PERDONO: UNA LETTERA DI FINE FESTIVAL

Una scena di "Der Kreis" (Il Circolo), vincitore del concorso lungometraggi del 29° Torino Gay & Lesbian Film Festival
Il concorso lungometraggi del ventinovesimo Torino Gay & Lesbian Film Festival è stato vinto dal film svizzero Der Kreis - Il Circolo di Stefan Haupt. Ne sono felice: fin dall'inizio quel film mi ha conquistato. Ma la decisione non è stata facile: i giurati (a parte il sottoscritto) amavano molto anche il cubano La partida: e sulle prime sembrava prevalere quest'ultimo, che infatti ha avuto la menzione speciale. Alla fine, però, la maggioranza ha scelto Der Kreis, in base a una considerazione che mi trova in pieno accordo: pur riconoscendo i meriti cinematografici de La partida, si è preferito assegnare la vittoria a un film che reca in sé un messaggio positivo: una vicenda di orgoglioso impegno civile, e una storia umana di possibile, seppur faticosa, serenità.
Menzione speciale della giuria per il film cubano "La partida"
Molto banalmente - ma meravigliosamente - il messaggio di Der Kreis è che l'intolleranza, il pregiudizio e l'odio possono rovinare esistenze, negare diritti e infangare dignità; ma alla fine l'amore vince, e gli idioti perdono. Mi rendo conto che può essere una morale consolatoria ai limiti dell'irrealtà: ma il cinema è fatto anche per questo, per sognare. E da eterosessuale militante vi confesso che anch'io mi sento più sicuro, e più felice, in un mondo dove alla fine l'amore - qualsiasi amore - vince, e gli idioti perdono.
E' questo un messaggio che vorrei arrivasse a tutti gli interessati. In primis a quanti sugli istinti più bassi dell'uomo pensano di costruire le loro fortune politiche. Ne consiglio caldamente la visione a quelli che s'indignano se a scuola si affrontano i temi delle scelte sessuali; agli sventurati che, per carenze proprie, non trovano di meglio che aggredire i presunti avversari con insulti omofobi; e soprattutto a coloro che per tre anni consecutivi hanno voluto - con tracotanza pari soltanto alla loro miseria politica - negare a un festival come il Tglff, che onora nel mondo il nome di Torino, il patrocinio di un ente amministrativo che dovrebbe garantire diritti e rappresentanza, e che invece - ripeto, per ben tre tristi anni - s'è fatto partigiano dei pregiudizi più volgari. La storia raccontata da Der Kreis ci aiuta a credere che l'odio belluino può causare grandi dolori, ma ha il fiato corto, e in qualche stupenda occasione i suoi interessati alfieri, rinnegati dai loro stessi alleati, finiscono nel dimenticatoio della Storia (beh, non esageriamo: diciamo della cronaca, perlopiù giudiziaria), sepolti sotto il ridicolo di un paio di mutande: e neanche rosa, ma verdi. Mi piace insomma pensare - e da parte mia è così - che premiando Der Kreis, la giuria abbia voluto premiare la speranza e la civiltà. Perché di speranza e civiltà si sente un gran bisogno. Qui e ora..
Oggi il Tglff si conclude. E da domani sarà già tempo di guardare alla trentesima edizione. Con la certezza che il Festival esisterà ancora quando dei frustrati che avrebbero voluto cancellarlo non si ricorderà più nessuno. Al massimo qualche magistrato.

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