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L'arrivo di Franceschini. Il carabiniere che lo saluta è il capitano che recupera le opere d'arte rubate. Massimo rispetto |
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Miracle man: Alessandro Barberis riesce a far ridere Fassino |
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Salone del Libro è partito. Stamattina ero di vedetta al Lingotto per vedere le autorità affannate nell'attesa del ministro Franceschini. Adoro questo momento. Ogni anno l'arrivo del ministro della Cultura al Salone è uno spettacolo. Ogni anno arriva un ministro della Cultura diverso, dice le stesse cose di quello dell'anno prima ("la cultura è un patrimonio del Paese"), e tutti applaudono. Poi dà appuntamento all'anno dopo, e regolarmente lo fanno fuori prima che possa tornare. Aspettando il ministro, i giornalisti intervistano chiunque. Ovvero sempre i soliti. Il più mattiniero è Ernesto Ferrero. Poi vedo Picchioni, poi Fassino. C'è anche Saitta, il presidente della Provincia, ma è meno ricercato.
Mi piace il tripudio di microfoni al mattino, davanti al Lingotto, protesi a raccogliere dichiarazioni che potrei scrivervi senza neanche ascoltarle: "La cultura è un patrimonio del Paese...". Oggi, il momento migliore me l'ha regalato una giornalista (aveva il badge da giornalista e la tenuta da giornalista in carriera, tailleur blu e aria di intellettuale vampona) che ha sbirciato il crocchio di microfonofori attorno a Picchioni e ha chiesto: "Chi è quel signore?". Solo grandi inviati, al Salone del Libro. Mentre i mastini dell'informazione bivaccavano sul fronte del Lingotto in attesa di Franceschini, è arrivata pure la notizia dell'arresto del mitico Primo Greganti, e non mi sono fatto mancare la giornalista che domandava "Ma chi è Greganti?".
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A che punto è il ministro? Porchietto e Pichetto, le sentinelle |
Finalmente Franceschini è arrivato, e il codazzo è partito con i microfonofori che facevano le comparse da film americano con i giornalisti che gridano domande a cui nessuno - da copione - pensa di rispondere. Nel codazzo non ho avvistato Cota. Non so se non ci fosse o se sono io che non l'ho avvistato. Mi sono risparmiato il codazzo e me ne sono andato a cercare qualche libro, attività che mi sembra più consona a un Salone del Libro. L'assenza di Cota peraltro non sconvolge nessuno: sarà assente per molti anni a venire e anche negli anni precedenti non ha mai brillato per assiduità al Salone. Però ieri sera, all'inevitabile serata d'onore all'Auditorium, Cota s'è appalesato. Forse rinfrancato dal fatto che monsignor Ravasi, assente per malattia, non avrebbe tenuto la sua lectio magistralis, rimpiazzato nella bisogna dalla più accessibile Susanna Tamaro. Ma è rimasto poco. La soglia d'attenzione dell'Uomo dalle Mutande Verdi è limitata.
En manque de Cotà, stamattina ho però notato - tra quanti attendevano trepidi il ministro della Cultura - alcuni intellettuali della destra, casualmente candidati alle Regionali: Pichetto, Porchietto e il capo di tutti gli intellettuali della destra, Agostino Ghiglia.
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C'è uno che parla di libri! I reporter incuriositi attorno a Ferrero |
Mentre mi godevo questi e altri momenti lieti, s'era fatta una cert'ora e me ne sono tornato a casa: avevo a pranzo una persona davvero importante. Mio figlio. Ora torno al Lingotto rinfrancato: alle 15 a Bookstock con il mio partner comico Alessandro Perissinotto presentiamo una mostra fotografica degli studenti del Cavour dedicata alla "leggerezza". Spero che al Salone il messaggio venga recepito. Divertitevi, in questi giorni. E buone letture.
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