Per domani, domenica 11, dalle 10 alle 13, il Comitato Emergenza Cultura ha organizzato un incontro alla Gam (via Magenta 31) intitolato "La cultura per lo sviluppo del Piemonte". Chiederanno a chi governerà la Regione dopo il 25 maggio un impegno per la convocazione immediata degli Stati generali del settore. Sono invitati i politici che si sono interessati al lavoro culturale nella scorsa legislatura, e i candidati presidenti. Voglio vedere chi verrà, e che cosa diranno. Le dichiarazioni degli aspiranti alla poltrona presidenziale che ho letto qualche giorno fa su La Stampa mi hanno fatto cadere letteralmente le braccia. E scrivo "le braccia" perché questo è pur sempre un blog per famiglie.
Ad ogni modo: mi hanno chiesto di fare da moderatore, e io ho accettato. Vi dico onestamente che nutro poche speranze di ascoltare chissà quale formula salvifica. Quelli di Emergenza Cultura hanno preparato un documento chilometrico pieno di parole (io gli avevo raccomandato la stringatezza, ma è come chiedere a Bukovski di diventare astemio); i politici fingeranno di ascoltare assentendo con intensi cenni del capo; risponderanno con la formuletta di rito; e poi a casa che s'è fatta una cert'ora.
Tutto inutile, quindi? Non so. Certo, a tacere si ha sempre torto. Piuttosto che restare in silenzio, tanto vale provarci. La goccia scava la roccia. Se poi i lavoratori della cultura si facessero furbi, e imparassero a far sentire il proprio peso elettorale come qualsiasi lecita lobby che si rispetti, beh, quello sarebbe un balzo da giganti. Quando poi troveranno anche il coraggio per comunicare con parole forti e chiare, e senza usare il linguaggio falsamente "alto" che spesso viene sciorinato in simili occasioni, allora sì, per la cultura in Piemonte (ma direi nell'Italia intera) si apriranno orizzonti di gloria.
Ad ogni modo: mi hanno chiesto di fare da moderatore, e io ho accettato. Vi dico onestamente che nutro poche speranze di ascoltare chissà quale formula salvifica. Quelli di Emergenza Cultura hanno preparato un documento chilometrico pieno di parole (io gli avevo raccomandato la stringatezza, ma è come chiedere a Bukovski di diventare astemio); i politici fingeranno di ascoltare assentendo con intensi cenni del capo; risponderanno con la formuletta di rito; e poi a casa che s'è fatta una cert'ora.
Tutto inutile, quindi? Non so. Certo, a tacere si ha sempre torto. Piuttosto che restare in silenzio, tanto vale provarci. La goccia scava la roccia. Se poi i lavoratori della cultura si facessero furbi, e imparassero a far sentire il proprio peso elettorale come qualsiasi lecita lobby che si rispetti, beh, quello sarebbe un balzo da giganti. Quando poi troveranno anche il coraggio per comunicare con parole forti e chiare, e senza usare il linguaggio falsamente "alto" che spesso viene sciorinato in simili occasioni, allora sì, per la cultura in Piemonte (ma direi nell'Italia intera) si apriranno orizzonti di gloria.
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