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LINGOTTO-SALONE: FASSINO "MEDIA" CON IL COLTELLO ALLA GOLA

Attori nel PalaAlpitour, perplessi. Ferrero e Picchioni durante il sopralluogo: già pensavano alla reazione di Fassino

E il Comune che fa? Si costerna, s'indigna, s'impegna
poi getta la spugna con gran dignità

 

 

 

 

  

 

 

 

 

Prima di tutto il comunicato


"Questa mattina a Palazzo Civico si è svolto un incontro tra il sindaco Piero Fassino, gli assessori alla Cultura di Comune e Regione, Maurizio Braccialarghe e Antonella Parigi, il presidente della Fondazione del Libro Rolando Picchioni e il direttore editoriale del Salone, Ernesto Ferrero, per discutere l'organizzazione del prossimo Salone del Libro. Si è convenuto di promuovere un incontro con Gl Events per approfondire le condizioni proposte dalla società e sulla base di tale confronto individuare la migliore soluzione per la realizzazione del prossimo Salone". 
Conservatelo gelosamente, questo comunicato diffuso pochi minuti fa dall'ufficio stampa del Comune. E' un saggio di decisionismo politico che entrerà nei libri di storia. O almeno, nelle raccolte di barzellette. Un calamento di brache che fa il paio con l'ignominiosa resa alle bizze di Noseda al Regio. Talmente grottesco da non far nemmeno ridere.
Insomma, Fassino e Braccialarghe si sono davvero spaventati all'idea che il cattivone Picchioni se ne andasse dal Lingotto, dando un dispiacere ai franciosi di Gl Events. Così oggi lo hanno convocato e messo in riga. Filura vuole che Rolly desista dal suo piano di fuga dal Lingotto.  Un piano nato a fronte delle pretese economiche di Gl Events, la società francese proprietaria della struttura fieristica, che chiede un milione e duecentomila euro d'affitto: troppo per le esangui casse di Librolandia. 

Con l'acqua alla gola

Rolly Picchioni & Ernie Ferrero sono gentiluomini d'antico stampo e di lungo corso, perciò hanno reagito al diktat fassiniano facendo buon viso a cattivo gioco, e ostentano serenità. Ma sono preoccupati. Tanto preoccupati. Alla base del contenzioso c'è infatti la gravissima situazione economica della Fondazione per il Salone del Libro. Mi dicono che ha un passivo di un milione di euro, dovuto tra l'altro alla scomparsa di due finanziatori tradizionali, la Provincia (che non esiste più) e la Camera di Commercio (che non ha più soldi da scialare). Picchioni, con l'acqua alla gola, ha reagito cercando di risparmiare là dove possibile: ovvero, riprendendo in mano la redditizia gestione della biglietteria del Salone, e pagando un affitto, ma più leggero di quanto pretenderebbe Gl Events. A quel punto, Picchioni ha puntato tutto sul PalaAlpitour, proposto dalla srl ParcoOlimpico, che chiede 700 mila euro, mezzo milione meno di quanto preteso da Gl Events per il Lingotto.

La "mediazione" di Fassino

Ma Fassino non vuol nemmeno sentir parlare di spostare la manifestazione al PalaAlpitour. Non crediate che la decisione finale sia ancora in bilico, subordinata all'esito del cosiddetto "incontro con Gl Events per approfondire le condizioni proposte dalla società e sulla base di tale confronto individuare la migliore soluzione per la realizzazione del prossimo Salone". Nella testa fassinesca è già tutto deciso. Il Salone resta dov'è. Unico piacere che chiederà agli amici franciosi di Gl sarà uno "sconticino", tanto per non passare troppo per minchioni agli occhi del mondo.

Picchioni l'altro giorno aveva visitato il PalaAlpitour, convincendosi che è perfettamente in grado di ospitare il Salone. Ma Fassino non vuole nemmeno che se ne parli. Al di là delle formule da comunicato, Piero Cuor di Leone ha detto che "cercherà di ottenere uno sconto da Gl Events", e stop. Capite? Come una massaia al mercato che supplica il pizzicagnolo perché le faccia uno sconticino sulla mortadella.

Un ultimo, non trascurabile particolare: la pigione a Gl Events o a ParcoOlimpico (la società che gestisce il PalaAlpitour) la pagherebbero comunque gli enti pubblici, tramite Salone. Con la differenza che - a parte il prezzo inferiore - i soldi versati a Gl Events andrebbero per intero nelle tasche franciose di Gl Events; mentre di quelli pagati a ParcoOlimpico, il 10 per cento tornerebbe nelle casse comunali, essendo ParcoOlimpico una società partecipata al 10 per cento dal Comune di Torino. Insomma, il PalaAlpitour garantirebbe alle finanze pubbliche un risparmio di 500 mila euro, più un incasso di 70 mila. Peccato che non sia soltanto una questione monetaria.

Un ragionamento pacato 

Purtroppo l'improvvisazione spesso porta al ridicolo. E invece la faccenda è seria, e meriterebbe delle riflessioni serie. E' vero - in questo Fassino ha ragione - che se Gl Events perdesse i Saloni e Artissima, non avrebbe altra scelta che andarsene, e la città si ritroverebbe il problema di gestire il Lingotto. Fassino non dispone di un piano B. Qui sta l'errore. Dovrebbe guardarsi attorno, e cambiare prospettive.
 In primo luogo, fanno notare alcuni (anche tra i politici) vi pare logico che una città non sia proprietaria di un proprio centro fieristico, e sia tenuta sotto scacco dalle pur legittime volontà di un operatore privato, per di più straniero? Il peccato originale è questo. Una scelta politica sbagliata.
Ma è inutile piangere sul latte versato. Oggi bisogna domandarsi se ci sia qualcuno in grado di subentrare a Gl Events. Sarebbe interessante chiederlo, ad esempio, a ParcoOlimpico. Se sono tanto interessati al business del Salone, magari possono anche beccarsi l'intera grana. Io preferirei uccidermi, ma io non sono un imprenditore. Di sicuro, le soluzioni non si improvvisano dall'oggi al domani; e i protezionismi d'altri tempi non rientrano nel novero delle soluzioni. Avete voluto il liberismo? E allora fate i liberisti. Guardate al mercato, e cercate di affrontare i problemi con prospettive che vadano oltre i risparmi dell'ultimo minuto.

Domande e risposte

Comunque, in queste ore ho letto un tale florilegio di "ragioni" (si dice "ragioni") attribuite al sindaco Fassino e all'assessore Braccialarghe che ho deciso di riassumerle in quest'agile post, a beneficio del lettore frettoloso, con relative osservazioni mie. Premettendo che non credo ai giornali, e che quindi riporto tutto con beneficio d'inventario. Di più: l'attribuzione delle "ragioni" all'uno o all'altro non è tassativa. I due la pensano praticamente allo stesso modo.

Le ragioni di Fassino

1) Se il Salone del Libro  abbandona il Lingotto - e il tal caso anche Artissima e Salone del Gusto potrebbero fare la stessa scelta - Gl Events ne avrebbe un danno enorme, e potrebbe decidere di lasciare Torino. Perderemmo così il nostro unico centro congressi.
Risposta. O la borsa o la vita, insomma. Queste sono argomentazioni da briganti di strada, che troverei offensivo attribuire ai garbati vertici di Gl Events. Il rischio d'impresa comprende anche l'eventualità che un concorrente pratichi prezzi inferiori ai tuoi. In tal caso, l'imprenditore dovrà adeguarsi, abbassando le proprie pretese. Non può pretendere che i "clienti" siano comunque obbligati a servirsi presso la sua premiata (e protetta) bottega. Il problema è che non si doveva arrivare a questi passi.

2) Cercherò di convincere Gl Events ad abbassare l'affitto.
Risposta. Interessante. Se Gl Events abbassa l'affitto, significa che con la cifra richiesta ci avrebbe straguadagnato. Insomma: se Picchioni non piantava casino, quelli intascavano un milione e duecentomila euro di soldi pubblici senza colpo ferire. Ma poi, perché Gl dovrebbe abbassare l'affitto? Basta la minaccia di "lasciare Torino" per mandare il sindaco in paranoia. Fassino, esperto di politica internazionale, non ignorerà che è difficile trattare quando la controparte sa già che tu, comunque, sei pronto a tutto pur di non dispiacergli. E quelli di Gl Events hanno ben chiaro che Fassino non vuole assolutamente dispiacergli.

3) Se Gl Events lascia Torino, il Salone potrebbe finire a Milano.
Risposta. Per onestà, preciso che questa assurda "ragione" non è stata materialemente attribuita al sindaco. Ma circola liberamente, a dimostrazione che le minchiate in questa città non conoscono Ztl. Gl Events non è proprietaria del marchio del Salone del Libro, quindi a Milano non può portare una bella ceppa. Semmai ci porta il Lingotto, se vuole smontarselo mattone per mattone. Ma non il Salone Internazionale del Libro: che, come ben si sa, chiunque sta cercando da anni di portare a Milano, con i risultati che si sono visti.

Le ragioni di Braccialarghe

1) Spostare il Salone proprio nel 2015 è un salto nel buio.
Risposta. Invece, con le casse del Comune vuote e con la Fondazione per il Libro che rischia di andare a ramengo, rinunciare a un risparmio netto di 500 mila euro non è un salto nel buio, ma una scelta oculata. Certo, il Lingotto come sede è il top: ma in tempi di vacche grasse, uno può anche rinunciare a girare in Maserati ripiegando su una dignitosa e funzionale berlina.

2) Non so se il PalaAlpitour è adatto a ospitare il Salone. Dove le mettono le sale per i convegni?
Risposta. Una mia prof mi diceva sempre: "Se non sai, informati". Il progetto del PalaAlpitour prevede, al coperto, una disponibilità di 20 mila metri quadrati netti, più tremila per le sale. Poco meno del Lingotto. Ma lo studio prevede un sensato utilizzo degli spazi esterni, fino a superare i 35 mila metri quadrati complessivi. A tutto ciò potrebbe aggiungersi, per i convegni, anche il confinante spazio del Teatro Ragazzi.

2) Quanto costerebbe creare un "Villaggio" del Salone con tensostrutture attorno al PalaAlpitour?
Risposta. Al Salone non costerebbe niente. La richiesta di ParcoOlimpico per l'affitto (700 mila euro) è comprensiva di tutto, compresa l'installazione di tensostrutture adeguate alla situazione.

3) Ma se piove, come si fa con mezzo Salone all'aperto?
Risposta. Questa è da antologia del buonumore. Parla uno che ogni anno organizza un Festival del Jazz da un milione di euro a fine aprile, perlopiù sotto fortunali che metterebbero paura a Noé. Ad ogni modo, il progetto del PalaAlpitour prevede, giustappunto, un'area coperta da tensostrutture, fruibile con la pioggia come con il sole.

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