Fassino e Braccialarghe: "Mi raccomando, Maurizio, continua a sorridere..." |
Bilancio in alto mare
La situazione è la solita: la fine dell'anno si avvicina, il Museo dovrebbe varare il bilancio di previsione per il 2015, ma il Comune non sa quanto potrà dare, di contributo. Non è una sfiga riservata al Museo: a un mese e mezzo dalla fine dell'anno le delibere sui contributi alle fondazione culturali sono tutte in alto mare.Cos'ha detto Fassino
Ma adesso, con il Tff che incombe, il Museo del Cinema è al centro dell'attenzione, e così Fassino ha convocato tutto il cocuzzaro e ha detto in sostanza due cose:1) state tranquilli, sosterremo gli impegni strategici del Museo
2) però fate ancora un po' di spending review, guardate cos'altro potete sforbiciare (quest'anno il passivo sarebbe sui 300 mila euro), poi a dicembre ci rivediamo e decidiamo quanti soldi riusciamo a versarvi (o almeno a promettervi) per l'anno prossimo.
Ok, detta così non significa molto. Ma è tutto ciò che Fassino può dire. Siamo solo a novembre, e chissà mai che in un mese si riesca a vendere qualche gioiello di famiglia, o arrivi un'eredità da uno zio d'America...
La riunione dev'essere stato uno psicodramma niente da ridere. A un certo punto Filura ha ricordato al colto e all'inclita un dato di fatto: quando la sua giunta s'è insediata, il Comune riceveva dallo Stato trasferimenti per 387 milioni all'anno: oggi, quei trasferimenti si sono ridotti a 18 milioni. Giustappunto: bamboli, non c'è una lira.
Rimozioni, incubi e ottimismi
A questa situazione ciascuno reagisce a modo suo.Fassino ripete che il Museo è un asset strategico eccetera eccetera. E ti credo, continua a macinare visitatori e successi nonostante le crescenti ristrettezze finanziarie...
Il presidente del Museo, Ugo Nespolo, non ci dorme la notte.
Il direttore, Alberto Barbera, ha l'ottimismo della volontà: quindi, vuole pensare che la sfangheranno. Tagli ce ne saranno, anche rispetto agli ultimi, difficili anni. Ma un conto è se gli tolgono ancora due-trecentomila euro, un altro se il contributo del Comune dovesse ridursi drammaticamente. In questa seconda, deprecata ipotesi, a qualcosa (o a molto...) dovrebbero rinunciare. Vendere il cinema Massimo non si può: intanto perché un Museo del Cinema senza cinema è un controsenso; e poi non si vede chi, oggi come oggi, ambirebbe a comperarsi un cinema. Ci sono i dipendenti, ottanta: troppi? Sono aumentati esponenzialmente con le "regolarizzazioni" frutto della protesta sindacale che ha coinvolto anche il regista inglese Ken Loach. Ora si dovrebbe licenziare? I licenziamenti sono una strada difficile, oltre che impopolare. Ma allora taglieranno (o, peggio, cancelleranno) i festival? Ecco, questo è il problema vero: Tff, Cinema Gay (Tglff) e Cinema Ambiente oggi dipendono finanziariamente dal Museo. E in questi giorni soprattutto gli organizzatori di Cinema Gay e CinemAmbiente sono preoccupatissimi. Aspettano conferme che ancora non arrivano. Braccialarghe li rassicura, ma delle rassicurazioni di Braccialarghe si fidano fino a un certo punto.
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