Gozzi (a sin.) con Braccialarghe e Cassiani: la presentazione di TOdays in Comune |
La "rassegna stampa" fornita dalla direzione di TOdays riporta citazioni di articoli comparsi su varie testate, senza indicarne gli autori, e senza mostrare l'articolo completo, con la sua collocazione. Quindi, di questo lavoro si sono fatti carico Gabo e i suoi lettori.
La rassegna stampa: un'analisi
La direzione di TOdays dichiara 62 giornalisti accreditati al Festival "da Italia, Inghilterra, Francia, Svizzera e Est Europa". Buona parte dei commenti-stampa riportati in rassegna, però, non rispecchiano tanta internazionalità.Molto bene per Rolling Stone Italia, che nel suo sito presenta il Festival.
Tra i quotidiani, le edizioni torinesi de La Stampa e Repubblica hanno seguito - e giustamente - il Festival con molta attenzione. Segnalo anche (nella rassegna di Gozzi manca) un articolo de La Stampa (un'intervista a Daniel Kessler degli Interpol) uscito nell'edizione nazionale, in cui si cita TOdays.
Il riferimento a TOdays attribuito a "XL" di Repubblica in realtà non è una valutazione del giornale, bensì una dichiarazione del cantautore torinese Bianco, a proposito della sua partecipazione al Festival.
Dell'articolo su Il Fatto Quotidiano non ho trovato traccia on line, ma solo per mia incapacità: infatti un cortese lettore mi segnala che l'articolo è uscito sul cartaceo, in apertura di pagina 23 del 28 agosto, a firma di Carlo Bordone.
Di altre uscite su quotidiani nazionali non ho notizia. Immagino che se - poniamo - il Corriere della Sera avesse dedicato un articolo a TOdays, Gozzi si sarebbe premurato di comunicarmelo.Aspetto comunque la rassegna stampa ufficiale.
La rivista Rumore era il media partner del Festival. L'autore dell'articolo è Domenico Mungo, che ha partecipato a TOdays come conduttore di una serata del Festival, come egli stesso onestamente dichiara nel suo scritto.
"Culture Club 51" è una rubrica del periodico di Mondovì "L'Unione Monregalese".
La maggioranza delle testate elecate - tipo Freakout e Rocklab e Oca Nera e OUTsiders eccetera eccetera - sono siti specializzati (alcuni significativi, altri francamente sconosciuti) che recensiscono concerti e festival.
Quanto alla prestigiosa citazione dell'autorevole quotidiano inglese The Guardian, trattasi in realtà di una frase inserita in un ampio servizio dedicato a Torino ("The alternative city guide to Turin, Italy") di cui a Torino si è molto parlato, con giusto compiacimento: per la precisione, l'accenno a TOdays si trova nella sezione del dossier dedicata a "Music/clubs/festivalscene" e scritta da Giorgio Valetta, dj torinese ben noto e apprezzato in qualità di organizzatore del festival Club To Club. Un festival, detto per inciso, che ha - quello sì - risonanza internazionale.
Infine, la dichiarazione di "uno studente universitario fuori sede a Bologna", temo che non possa essere considerata un contributo valido per una rassegna stampa.
Posso dire? Siamo davanti a un discreto feedback per un buon festival come se ne fanno tanti in Italia: analoghi giudizi, e analoghe coperture per moltissime altre manifestazioni li trovo proprio nei siti citati in rassegna stampa. Bene i servizi televisivi: alcuni mi sono sfuggiti, ma non ho ragione di dubitare che ci siano stati. Però l'insieme mi sembra un po' povero, per un festival che - ha dichiarato il direttore Gozzi - "ha fatto parlare di sé in tutto il mondo".
Aspettative e risultati
E qui arriviamo al nocciolo della questione: il direttore Gozzi afferma che - in base a una stima del Festival - gli spettatori extratorinesi (e stranieri) sono stati circa 8 mila. Su un totale dichiarato di 23 mila. Tanti? Pochi?Dipende dai punti di vista, e soprattutto dagli obiettivi che il Festival si poneva. Secondo un appassionato sostenitore del Festival, quel Domenico Mungo di cui sopra, il merito di TOdays sta nell'aver puntato "l’attenzione sulla periferia, non solo urbanistica, ma anche ideologica, di Torino e del mondo. La sua particolarità sta nell’aver coinvolto ed interpellato tutti i soggetti emergenti, alternativi, antagonisti, creativi, professionali di questa città, senza vincoli di lottizzazione, clientela e parentopoli partitica ed affaristica. Ha fatto intendere che la cultura popolare nasce, in una città postoperaia come Torino, immemore della propria storia sociale e politica, proprio nei luoghi dismessi della sua grandeur industrialista ormai sepolta dai calcinacci del grande piano regolatore universale".
Tutto bellissimo. Compresi gli strali contro l'establishment e la celebrazione dei "soggetti emergenti, alternativi, antagonisti, creativi, professionali di questa città". Però dubito che nelle segrete stanze del Comune l'assessore Braccialarghe e i suoi coboldi pensassero a questo: per loro stessa ammissione, l'obiettivo era di dotare Torino di un altro festival che avesse una valenza di visibilità e richiamo turistico, perché questa è l'ossessione della giunta Fassino. E per questo hanno sganciato i famosi 200 mila euro sfilati dal bilancio di MiTo. Poi va da sé che l'abile politico adatta le sue aspirazioni alla concretezza dei fatti, e si scopre anch'egli alternativo-autoridotto-fuori dall'ottica del sistema.
Ecco l'equivoco. Gozzi e i suoi aventi causa, animati da entusiasmo sturm und drang, hanno fatto e vissuto visceralmente un festival come loro lo immaginavano e lo volevano. E mi hanno accusato a mezzo Fb di essere un ragioniere che guarda solo ai numeri. Ma a che cosa dovrei guardare, se sono i numeri - ovvero i turisti, il "pubblico proveniente da tutta Italia" - ciò che più interessa al committente-pagatore, ovvero il Comune? Se non ci credete, leggetevi la delibera: "Nell’ambito delle iniziative che la Città di Torino offre ai torinesi e ai turisti nel periodo estivo, al fine di ampliare e differenziare la proposta culturale, come ogni anno si ritiene di particolare rilevanza la realizzazione di un festival dedicato alla musica pop rock che possa coinvolgere il target giovanile e che completi la già ricca programmazione di eventi musicali della primavera e dell’estate... Si è deciso di coniugare i precedenti progetti di festival cittadini in un festival che insista sulla zona di Barriera di Milano, coinvolgendo tutte le realtà del territorio e allo stesso tempo proponendo ospiti di livello internazionale con concerti capaci di attrarre un pubblico proveniente da tutta Italia".Addirittura, Braccialarghe s'era spinto ad affermare che tra gli obiettivi di TOdays c'era "offrire alla rete musicale emergente del nostro territorio un’occasione per presentarsi a un pubblico internazionale". Internazionale. Wow.
Il destino di un direttore
Ad ogni modo, se Braccialarghe ha abbandonato in corso d'opera tante ambiziose aspirazioni ed è felice di aver vinto "un’importante scommessa sulle energie di questo territorio e sulla voglia di futuro della Barriera di Milano", beh, allora io sono felice per Braccialarghe, per le energie del territorio e per Barriera di Milano. E anche per Gozzi, che continuo a considerare un eccellente organizzatore musicale. Con un'avvertenza, però. Gozzi è fatto a modo suo: e finché è stato un imprenditore privato, che rischiava di tasca propria, escluso dal giro dei contributi pubblici, era liberissimo di fare, per l'appunto, a modo suo. Come il sottoscritto, che non deve niente a nessuno e non vuole neppure rendersi simpatico.Adesso, però, Gozzi ha fatto una scelta diversa, e dovrebbe rileggersi la favola del lupo e del cane. Gozzi non è più soltanto un libero imprenditore privato, è il direttore di un festival pubblico, voluto e pagato dal Comune con i soldi dei contribuenti; e ciò comporta alcune limitazioni della esuberante personalità gozziana. Il direttore di un festival pubblico si sbatte per il suo lavoro, riceve critiche anche ingenerose, e se ne fa una ragione. Semmai replica civilmente. L'uso dei troll non è contemplato, così come non è contemplata la denigrazione di chi critica. Nei giorni scorsi si sono verificati episodi spiacevoli, in seguito a qualche mio post "non allineato". Problemi di crescita, e di maturità. Sono certo che in futuro Gozzi - se continuerà la sua carriera di direttore di un festival comunale - e i suoi aventi causa sapranno adeguarsi al ruolo. E magari il loro committente provvederà a ricordarglielo.
Chi si vende e chi no
Quanto agli episodi spiacevoli, un punto vorrei chiarirlo: i troll hanno ipotizzato che le mie critiche a TOdays fossero ispirate non da una mia personale convinzione, ma dalla mia "amicizia" con "quelli di Hiroshima" (ricordo che Mario Della Casa e Fabrizio Gargarone di Hiroshima mon Amour erano tra i responsabili del defunto Traffic Festival; però alla direzione di Traffic c'era anche il mio amico Max Casacci, che ha apertamente lodato TOdays).Taluni hanno pure adombrato la possibilità che avessi preso dei soldi: immagino perché per mio personale gradimento, e a titolo gratuito, ho pubblicato sul blog la manchette di un festival organizzato da Hiroshima.
Beh, io - nel mio ruolo - sono amico o nemico (direi meglio: sostengo o disapprovo) a seconda di come valuto le azioni e il lavoro dei soggetti di cui mi occupo. Non pretendo di possedere la Verità, ma ciò che scrivo è la mia verità. Il mio personale e libero punto di vista. Quanto ai soldi, è noto che sono troppo snob per vendermi. Mettermi al pari di certi figuri mi impedirebbe di disprezzarli. Il poco che ho mi basta, e quello che non ho è quel che non mi manca. È vero che ogni uomo ha il suo prezzo. Ma il mio, in questa città di tasche buche, nessuno è in grado di pagarlo.
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