Se n'è accorto il musicista e organizzatore culturale Matteo Negrin, che dal suo blog Pagine Gitane lancia l'allarme: con il passaggio di competenze dalla Provincia alla Città Metropolitana, cambiano radicalmente le procedure
per ottenere il parere di agibilità tecnica sui locali e spazi di pubblico spettacolo. In base alle nuove norme, frutto di un decreto ministeriale, è obbligatorio istruire una pratica (con relativi costi e lungaggini) anche per le aree con una capienza pari o inferiore a 200 persone.
Detto in parole povere, le piccole associazioni e chiunque vuole organizzare un mini-evento (fino al più modesto dei concertini di quartiere) deve imbarcarsi in un ginepraio buracratico da spararsi. O da restare al verde.
Il post di Negrin è perfetto, ed è quindi inutile che qui io cerchi di riassumerlo: mi limito a linkarlo, invitandovi a leggerlo. Concordo anche con il suo commento: "Da tempo chi promuove cultura diffusa sa di non poter fare affidamento sul denaro proveniente dall’amministrazione pubblica: ora chiede a quest’ultima, al Ministero dell’Interno che è il promotore di questa norma e all’ANCI che ne è l’interprete, per lo meno di non essere ostacolato, e di porre rimedio".
In attesa che qualcuno ponga rimedio, tutti stanno impazzendo: i piccoli organizzatori che non sanno più a che santo votarsi; e gli uffici comunali che si ritrovano a dover smaltire un fiume di nuove pratiche - inutili sino al ridicolo, ma obbligatorie.
Detto in parole povere, le piccole associazioni e chiunque vuole organizzare un mini-evento (fino al più modesto dei concertini di quartiere) deve imbarcarsi in un ginepraio buracratico da spararsi. O da restare al verde.
Il post di Negrin è perfetto, ed è quindi inutile che qui io cerchi di riassumerlo: mi limito a linkarlo, invitandovi a leggerlo. Concordo anche con il suo commento: "Da tempo chi promuove cultura diffusa sa di non poter fare affidamento sul denaro proveniente dall’amministrazione pubblica: ora chiede a quest’ultima, al Ministero dell’Interno che è il promotore di questa norma e all’ANCI che ne è l’interprete, per lo meno di non essere ostacolato, e di porre rimedio".
In attesa che qualcuno ponga rimedio, tutti stanno impazzendo: i piccoli organizzatori che non sanno più a che santo votarsi; e gli uffici comunali che si ritrovano a dover smaltire un fiume di nuove pratiche - inutili sino al ridicolo, ma obbligatorie.
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