Una scultura di Magali Reus esposta alla Sandretto |
Ieri sera ho fatto un salto alla
Fondazione Sandretto, dove inauguravano le due nuove mostre di primavera; e beh, le
mostre alla Sandretto sono roba forte, Patrizietta è una che fa
pochi sconti e non sceglie quasi mai la via più facile, e quindi
neanche speravo di trovare qualcosa alla portata di un somaro d'arte come me. Però, come mi capita sempre più spesso, sono rimasto
impressionato da alcune cose, e forse comincio a
scorgere una luce in fondo al tunnel – tanto per citare “I see a
darkness”, titolo della prima delle due mostre, una collettiva di lavori video di Ragnar Kjartansson, Joao Onofre,
Marine Hugonnier, Laure Prouvost, Cerith Wyn Evans, Victor Alimpiev e Meris Angioletti. A dire il vero però mi ha colpito di più “Quarters”, la personale dell'olandese Magali Reus: “sculture”
create con oggetti d'uso quotidiano, accumulati in apparente
casualità. Il colpo d'occhio generale mi ricorda molto casa mia dopo una serata un po' vivace; però mi affascina, e intuisco oscuramente un significato. Quindi sono disposto a credere ciò che scrivono i critici esperti.
I video di “I see a darkness”,
invece, mi hanno detto poco, ma forse sono stato negativamente
influenzato dall'opera di Ragnar Kjartansson, un filmato con due tizi impellicciati che suonano il country
in un posto innevato che credo siano le Montagne Rocciose; e io
detesto il country, anche sulle Montagne Rocciose. A meno che lo suoni Johnny Cash.
Per mia fortuna alla colonna sonora
dell'opening, ieri sera, non ci aveva pensato Ragnar Kjartansson; se ne sono incaricati quelli di Seeyousound –
il giovane festival torinese che coniuga musica e cinema. Nello
spazio del bookshop hanno proiettato una selezione di videoclip già
proposti lo scorso febbraio durante la seconda edizione del festival.
Lì mi sono trovato meglio. Anche Patrizietta mi sembrava
soddisfatta. La collaborazione tra Seeyousound e la Fondazione
continuerà, mi dicono.
Commenti
Posta un commento