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CHI FA LE MOSTRE? UNA LETTERA A BENEFICIO DEL TRIO GIORDANO

Carolyn Christov Bakargiev, direttrice di Gam e Rivoli, con Patrizia Asproni
Adesso è più chiaro il piano per la cultura della nuova amministrazione civica. Almeno, quello sulle grandi mostre. Si evince dal combinato disposto di due dichiarazioni dell'assessore alle Fontane (e ai Musei) Francesca Leon. La prima dichiarazione, l'altro ieri in Consiglio comunale: "Le grandi mostre non rafforzano il legame fra musei e pubblico".
La seconda, oggi su La Stampa: "Manet si farà se ci sono le condizioni, ma di certo dopo si cambia: siamo contrari a mostre imposte. Basta con le esposizioni pensate da altri musei. Vogliamo esposizioni pensate con altri musei, o dai nostri musei".

Confesso di non capire perché, se non vogliono più "esposizioni pensate da altri musei", s'incazzano tanto se non si fa la mostra di Manet con le opere del Musée d'Orsay. Perché credo che proprio a quel tipo di mostre si riferisca Leon.
Comunque Leon è nel suo diritto. E a me che me ne frega se sono pacchetti preconfezionati o produzioni casalinghe? A me, visitatore, basta che funzioni. Se i musei torinesi riusciranno in futuro a offrirmi mostre di valore analogo, o maggiore, alle migliori che ho visto finora a Torino, benissimo, applausi. In caso contrario, poco male: le mostre che mi interessano andrò a vedermele a Milano, o a Genova. O magari a Parigi, che è sempre un piacere. E chi non può permetterselo? E gli anziani che non possono affrontare il viaggio? Non sono fatti miei, si rivolgano in Comune. Magari gli dà uno strappo la Leon.

Produrre mostre? Tra il dire e il fare c'è di mezzo il budget

Mi preme piuttosto spiegare finalmente quali sono a mio avviso i veri problemi della Fondazione Torino Musei. Problemi che, Asproni o non Asproni, devono essere considerati anche da Leon, quando predica le "produzioni proprie". Manco che nei musei di Torino finora non se ne fossero mai prodotte, di mostre. Nati oggi.

Ad ogni modo. Partiamo dalla famosa mostra di Manet, promessa un anno fa dal direttore del Musée d'Orsay, Guy Cogeval, e che adesso pare non si faccia più. Cogeval e il boss di Skira, Massimo Vitta Zelman, sono due ottimi amici di Fassino, e la partnership con la Gam era nata così. L'Appendino è molto scontenta di ciò: dice che bisogna cambiare, non va bene che tutto si basi sui rapporti personali.
Possiamo farcela da soli? Mi pare meraviglioso. Purtroppo per produrre in proprio una mostra di Manet seria servono coperture economiche che alla Gam adesso non hanno. Chi può garantirgliele? Il Comune?
L'aspetto surreale della barzelletta è che l'affaire-Manet è passato nel giro di poche ore da non-notizia a casus belli. L'occasione che il trio Giordano bramava per chiedere (ma a chi?) la pelle di Patrizia Asproni.
La quale, e qui sta il grottesco, ha mille colpe, ma in questa vicenda non c'entra un cazzo. Le mostre, nei musei seri, non le decidono i presidenti, ma i direttori. E difatti, l'altro giorno in Consiglio comunale l'assessore Leon ha detto: "La politica deve dare le linee di indirizzo alle sue istituzioni museali e queste, attraverso la figura dei direttori programmano attività seguendo obbiettivi condivisi con l’amministrazione, con il suo sostegno e supporto. In questo modo il processo è lineare, così come la catena delle responsabilità". Visto? Lo sa anche lei. E il vero nodo è lì.

Produrre mostre senza produrre mostri: i risultati di Carolyn

Gentile Leon, egregio trio Giordano, prendete nota di quanto segue.


Alla Gam da un anno c'è una nuova direttrice, Carolyn Christov Bakargiev. E' direttrice anche del Castello di Rivoli. Le politiche espositive dei due musei dipendono da lei. Lei ha un suo programma. A occhio, non mi pare una direttrice affezionata alle mostre-blockbuster. Sa che un direttore vero punta su produzioni proprie: e lei è una direttrice vera, con esperienza internazionale, e poffare, le mostre le produce lei, mica le compera chiavi in mano. Tant'è che non si è scaldata più di tanto per portare avanti le trattative per Manet, che sarebbe stata una mostra chiavi in mano, prodotta da Skira.
La prima produzione di Carolyn alla Gam è stata “Organismi”. Operazione interessante, ma flop clamoroso in termine di presenze, appena 20 mila in quattro mesi. Non era una mostra blockbuster, era un progetto complesso e raffinato, ma non erano esposti né Manet né Picasso. Chissà perché, la gggente non è accorsa in massa. La prossima mostra di Carolyn è “Colori”. Stavolta una co-produzione di Gam e Castello di Rivoli. Incrociamo le dita. Ma non spariamole addosso, alla povera Carolyn: suppongo che faccia quel che può - e mi auguro faccia il meglio - con i soldi che le danno.
Al Castello di Rivoli Carolyn ha presentato una modesta mostra di Giovanni Anselmo, che non mi risulta abbia attratto le folle. Adesso c'è quella di Ed Atkins, in collaborazione con la Fondazione Sandretto. Questo è un fatto notevole: la direttrice di Rivoli e Gam fa una mostra con due sedi, e le due sedi sono Rivoli e la Fondazione Sandretto. Non la Gam. Come mai? Ovvio: la Fondazione Sandretto gode di un profilo e di una visibilità internazionale che la Gam manco si sogna. Quindi, per Carolyn Christov Bakargiev è più prestigioso lavorare con la Sandretto che con la Gam.

L'importanza di essere Sandretto


Aggiungo per inciso che il prestigio internazionale della Fondazione Sandretto è conseguenza del prestigio internazionale di Patrizia Sandretto, una delle donne più influenti dell'arte e del collezionismo mondiali, una che è sempre al centro della scena, a Dubai come a Manhattan. Se al posto suo ci fossi io, non mi inviterebbero a nessuna festa. E sospetto che non inviterebbero nemmeno Appendino. Visto? Sempre questa brutta cosa per cui uno non vale uno.

Volete le mostre? Ditelo a Carolyn


Ma torniamo alle miserie della Fondazione Torino Musei. Se i programmi espositivi non soddisfano lorsignori, si rivolgano ai direttori dei musei, e nel caso specifico della Gam a Carolyn Christov Bakargiev. Ah, prendete nota che Carolyn non è una prediletta di Patriziona. Anzi, alcuni dicono che proprio non la voleva. Le avrebbe preferito un altro direttore, di sua fiducia. La Christov Bakargiev, dicono, l'ha voluta Fassino.
Ad ogni modo. Se vogliono Manet, lo dicano alla Carolyn; e le dicano anche con quali soldi farlo. Se ci sono i soldi – en manque d'amitié, ne serviranno tanti - l'autunno prossimo avranno tutti i Manet che vogliono.

Che fine ha fatto la Superfondazione?


E passo alle vera questione, che ieri anche Luca Beatrice ha sollevato su Repubblica

Carolyn Christov Bakargiev è direttrice di Rivoli e Gam insieme perché i due musei dovevano essere unificati nella famosa Superfondazione. Scrivo “dovevano” perché di quell'unificazione non si parla più. Ecco, anziché strepitare per una mostra che forse non si farà, ma che in realtà forse mai si sarebbe fatta, il trio Giordano potrebbe chiarirsi le idee, e poi chiedere conto, di quel progetto unitario. Confrontarsi con la Regione, l'altro partner dell'impresa, e domandare, in quel caso sì, alla presidente Asproni che ne è dell'unificazione.
Non difendo l'Asproni. Ma per favore,si sforzino di capire come funziona l'intera baracca, e smettano dimenare colpi qua e là, alla cieca. Non siamo alla festa della pentolaccia.

La commissione di Artissima


Anziché starnazzare a vuoto, quelli del trio Giordano potrebbero porsi qualche domanda seria. Vi faccio un esempio: avete notato com'è composta la commissione che dovrà selezionare il nuovo direttore di Artissima? Su cinque membri, due – Andrea Bellini eFrancesco Manacorda – sono ex direttori di Artissima, con lunghi trascorsi e solide relazioni a Torino. Niente di illegale, sia ben chiaro. Ma se uno sta cercando lo scontro, questa sarebbe l'accasione giusta.
E invece niente.
Appendino e Leon in luglio si sono esibite in una piazzata da pescivendole contro la Asproni, rea a loro dire di avergli sottoposto il bando per la direzione di Artissima soltanto all'ultimo minuto - e “per pura cortesia istituzionale”, com'era sua facoltà e come ha avuto il perfido piacere di sottolineare Patriziona.
Ma adesso le due sdegnate non mostrano alcuna riserva sulla composizione “casalinga” di una commissione che valuterà le candidature.
Combinazione, la direttrice uscente Sarah Cosulich ha deciso di partecipare al bando in extremis, e per di più annunciandolo a mari e monti (fatto quantomeno irrituale, in materia di bandi pubblici); e lo ha deciso dopo l'insediamento di Appendino, mentre prima sembrava decisa a starne fuori.
Aggiungo due segreti di pulcinella: primo, Cosulich e Asproni si detestano cordialmente; secondo, Cosulich piace ad Appendino (anche se non risulta che si siano mai incontrate). Posso quantomeno ipotizzare che Sarah abbia deciso di restare (o almeno provarci: voglio credere al bando non pilotato...) avendo due ragionevoli speranze: non doversi sucare l'Asproni per i prossimi anni; e non beccarsi una sonora bocciatura.
Torniamo alla commissione “casalinga”: come mai il trio Giordano chiede le dimissioni dell'Asproni per una responsabilità che non è sua (la mancata mostra di Manet), e non banfa su una scelta dei commissari non so se corretta o meno - immagino che sia corretta - ma di cui è legittimo ritenerla direttamente responsabile?


Sto dicendo che, se sono realmente intenzionati e hanno la coscienza pulita, non stenteranno trovare un appiglio per liberarsi dell'Asproni – di cui ben conosciamo tanto le colpe quanto i meriti. Ma lo facciano senza scenate isteriche. Non sono necessarie, e sono idiote. Seguano la procedura, con implacabile fermezza, e chiudano la questione alla svelta. Trovino, in accordo con gli altri soci e senza perdite di tempo, un nuovo presidente.
E poi, per cortesia, lavorino e lascino lavorare.

Commenti

  1. Ma nessuno è andato a vedere la mostra di Manet a Ferrara due anni fa? Solo io?

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  2. Io non capisco una cosa... se le mostre di Skira' arrivavano a Torino perche' Fassino e' amico di Vitta Zelman, che era amico del presidente del Musee d Orsay... La fondazione musei che ci stava a fare ? l'intermediario ? uno si immagina che un ente del genre abbia professionalita' e relazioni proprie, se fa il mestioere di amministrare musei e di produrre mostre... Senno cosa li pagano a fare i dirigenti ? Seconda cosa: ma quanto venivano pagate le mostre in questione e da chi ? Non e' che anche qui (come per il lingotto e GL events) il prezzo veniva concordato senza gara, visto che mi manda Fassino ? Domando eh...

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    1. E io la rassicuro. Come speravo di aver spiegato chiaramente nel post, le mostre sono di competenza dei direttori dei musei; la Fondazione Musei amministra i musei, non ha competenze scientifiche e artistiche, ci mancherebbe ancora questa in sto paese dove chi non sa sdottoreggia e spiega agli altri come fare. Quanto ai costi, mi risulta che fossero in linea con il mercato, sostenuti almeno in parte dagli sponsor e - in genere, come nel caso di Monet e di altre mostre non a caso definite "blockbuster" - ampiamente coperti dalla biglietteria.

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    2. Se non ricordo male dai giornali, sono mostre da un paio di milioni l'una... escluderei che fosse "ampiamente coperte" dalla biglietteria... anche perche' se cosi' fosse, non si capirebbe dove stia il problema ! Avremmo la fila, oltre che di pubblico, anche di piazzisti di mostre... L' impressione e' che il main sponso alla fine fosse invece essenziale verosimilmente che fosse una qualche fondazione bancaria... Con tutto che i rapporti personali esistono e sono importanti, io non credo che Skira' (o il sole24ore cultura) se ne andrebbero da torino, se avessero garanzia di conservare livelli di profitto interessanti. L'impressione e' che perdere il rapporto personale, significhi appunto perdere il garante rispetto al main sponsor... O no ?

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    3. La pensi come vuole. Sponsor e biglietteria contribuiscono insieme all'equilibrio di una mostra, forse non sono stato molto chiaro. In alcune mostre la biglietteria copre i costi, in altre no. Ma in tutto il mondo il rapporto pubblico-privato funziona così: nemmeno al MoMa vivono di sola biglietteria. E' chiaro che se Milano garantisce uno sponsor forte e Torino no, un organizzatore va a Milano, a meno che non sia un perfetto imbecille. Le segnalo soltanto che 24 Ore Cultura non se n'è andato da Torino, se n'è andato a catafascio tout court, proprio perché aveva arrischiato esponendosi in grandi mostre senza adeguate coperture. Ma lei ha la sua idea, e se la tenga. Poi, quando ha trovato dei benefattori che fanno le cose gratis me li segnali. Mi servirebbe un idraulico che lavori per la gloria.

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