Fabio Versaci, presidente del Consiglio comunale |
Intanto, la notizia. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, la possibilità che i giornalisti entrino a Palazzo civico
dopo avere effettuato i dovuti controlli di sicurezza ma senza la
necessità che rivelino da chi si rechino è stata
bocciata in Conferenza dei capigruppo dal presidente del Consiglio
comunale Fabio Versaci (M5S), che si è opposto alla proposta
del vicepresidente Enzo Lavolta (Pd). Lavolta aveva suggerito
una soluzione "che potesse risolvere sia il problema della sicurezza
che quello della libertà di stampa e della riservatezza che dovrebbe
tutelare le fonti del giornalista". L'idea era far controllare i giornalisti dai vigili una
volta per tutte, e di fornire loro un badge che consentisse loro di
non dovere, a ogni ingresso a Palazzo, riferire al vigile di turno
il nome della persona o dell’ufficio presso cui il giornalista è
intenzionato ad andare. Anche perché ci sono casi in cui un incontro può necessitare di una certa riservatezza: non a caso i giornalisti sono tenuti per legge al segreto professionale.
La risposta di Versaci è stata negativa. E fin qui, passi. Il presidente del Consiglio comunale ha poi ripetuto a mezzo Fb che non esiste nessuna restrizione, soltanto "un minimo di controllo" per ragioni di sicurezza. Ma c'è una brutta frase che viene attribuita a Versaci, e che riporto con beneficio d'inventario: “Mi ha detto - sostiene Lavolta – che i giornalisti non possono girare liberamente a Palazzo civico anche perché potrebbero origliare da dietro la
porta”.
Ecco. Io non ho ascoltato di persona queste parole (neppure origliando dietro la porta), ma Lavolta conferma che sono state pronunciate, e di poterlo dimostrare ("È tutto a verbale"). D'altra parte il presidente Versaci, se non le avesse pronunciate, doveva smentire subito, anche a mezzo Fb, perché è un'uscita davvero infelice: sciocca e offensiva.
Dunque mi urge l'obbligo di spiegare un paio di cosette al presidente Versaci.
Dunque mi urge l'obbligo di spiegare un paio di cosette al presidente Versaci.
Veda, presidente, io di lei non so
quasi nulla: soltanto ciò che vedo, e cioè che porta lunghe basette e giacche mod. Ma non mi pare che lei suoni negli Statuto. Immagino però che anche lei abbia una vita
privata e un lavoro. Mi spiega allora che razza di vita e di
lavoro ha, per indurla a contemplare come ipotesi normale
l'eventualità che persone per bene – salvo prova contraria – se
ne vadano in giro a incollare l'orecchio alle porte altrui? Nel suo mondo usa così? E mi dica, da quelle parti è pratica comune anche
spiare le ragazze dal buco della serratura? Ma dove vive, in un film
di Alvaro Vitali?
Inoltre, mi spieghi: quali “segreti”
dovrei carpirvi? Quali tenebrosi complotti ordite dietro a quelle porte? Non garantite la massima
trasparenza? Non è il Municipio la casa dei torinesi? Beh, egregio
presidente: a casa mia entro ed esco come mi pare e non nascondo segreti. Venga
pure a trovarmi quando vuole, sarò lieto di aprire anche a lei. E non stia a disturbarsi ma, se proprio vuole, preferisco gli chantilly.
Nell'attesa che mi risponda, la voglio
però rassicurare. Io ho fatto anche cose brutte nella mia vita –
come chiunque, d'altronde – però le notizie non me le sono mai
procurate con l'orecchio appiccicato a una porta.
Non ne ho bisogno per il semplice motivo che sono bravo, ma
soprattutto perché io, come presumo dei miei colleghi fino a prova
contraria, ho una dignità. Umana e professionale. E così spero di
lei.
Veda, egregio presidente: lei è giovane, ha tempo per conoscere
il mondo e migliorarsi. La prego però di astenersi in futuro da
spericolate illazioni nei confronti di chi lei non può giudicare, non avendone gli strumenti; e segnatamente di
chi, con le proprie tasse, le passa un onesto stipendio.
Voglio inoltre rivelarle un piccolo
segreto. Per quanto riguarda le cronache da Palazzo civico, non solo non ho
bisogno di origliare, ma potrei pure risparmiarmi di assistere alle
sedute o intervistarvi. Lo faccio per scrupolo professionale, e in confidenza anche perché vi trovo divertenti; ma
non è indispensabile. Io vi leggo nel pensiero senza manco guardarvi in faccia, so in anticipo cosa
arzigogolate e cosa farete, perché siete semplici, elementari,
scontati.
Lì dentro, egregio presidente del Consiglio comunale di
Torino, sono purtroppo rare le tracce di fantasia, creatività, pensiero laterale. Siete dei
libri aperti e – mi perdoni – spesso noiosi e scritti male. E
comunque non siete capaci di tenere un segreto, ammesso che riusciate
a concepirlo, perché siete ciarlieri, vanesi, improvvidi e
malignetti. Gli “spioni”, egregio presidente, semmai cercateli fra di
voi.
Insomma, egregio presidente, fate un po' come vi pare, e se vi garba proibitemi pure
l'accesso nel vostro prezioso Fort Apache: non mi arrechereste gran
danno, e in compenso mi regalereste mesi e anni di felicissimi
perculamenti, con immenso spasso degli affezionati lettori.
Make my day, mister president.
Precisato quanto sopra, tengo a
dichiarare che, essendo un cittadino rispettoso di leggi e
regolamenti (come immagino anche lei), mi atterrò alle disposizioni
vigenti, purché non contraddicano le norme previste dalla legge
per il mio mestiere, con particolare riguardo per il segreto
professionale.
Nella denegata ipotesi che i regolamenti comunali
confliggano con l'articolo 21 della Costituzione italiana o con quanto previsto dalla legge 69/1963, istitutiva dell'Ordine dei Giornalisti (in particolare l'articolo 2, comma 3, sul segreto professionale), non devo essere io a ricordarle che, per unanime
giurisprudenza, in caso di contrastanti disposizioni la Costituzione prevale sulla legge e la legge prevale sul regolamento.
Sono certo che i
simpatici civic di guardia all'ingresso saranno cortesi e
collaborativi. E così spero di lei, egregio presidente.
Le auguro buona domenica e buon lavoro.
Bravo, come capirà certamente il giovanotto coi preferiti, standing ovation per Gabo!
RispondiEliminaMario Claudio Troni
Oops, intendevo "favoriti", per indicare quelli che portava anche il simpatico commissario amico di Topolino (ossia i "basettoni"). Pardon: a voler fare troppo i furbetti, si scivola a volte in lapsus significativi.
EliminaSaluti
Mario Claudio Troni
Peraltro l'"onesto stipendio" di Versaci ammonta a circa 6000 euro al mese: considerando il suo splendido curriculum di esperienze professionali sicuramente importanti e ben pagate ( http://www.comune.torino.it/consiglio/amministratori/anagrafe_eletti/curriculum_1157.pdf ) certamente non è uno che fa politica per soldi, no... Tra l'altro, questi non dovevano essere quelli che si tagliavano gli stipendi?
RispondiElimina