Non conosco bene Francesca Frediani, consigliere regionale del M5S: ci ho parlato insieme una volta sola e mi è parsa persona cortese; l'ho bonariamente perculata in un paio di occasioni (nel 2015 e nel 2017) senza che desse tangibili segni di malumore; quindi non saprei dire se è davvero così, o se è così che la disegnano, o se lo fa perché quello è il suo ruolo. Nel dubbio, quando si tratta di politici, inclino sempre per la terza ipotesi. Però ditemi voi cosa deve pensare un povero cristo quando gli capita sotto il naso una dichiarazione come quella che Francesca Frediani ha scodellato l'altro giorno: "Circolo dei Lettori o dei detrattori del Movimento 5 Stelle? Una realtà pagata con i soldi dei cittadini piemontesi che fa propaganda politica a senso unico".
Frediani argomenta la sua accusa di "propaganda politica a senso unico" citando due specifici episodi: "Martedì 16 a Novara si terrà un evento per pubblicizzare il libro del giornalista Jacopo Jacoboni, il giorno seguente a Torino sarà la volta di Carlo Calenda, ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni. Jacoboni presenterà il libro sulla sua “Inchiesta sul Movimento 5 stelle”, una pubblicazione che non promette nulla di buono visti i precedenti del giornalista già balzato agli onori delle cronache per la conclamata fake news relativa all'account twitter Beatrice Di Maio. Un account che, secondo Jacoboni, sarebbe stato insieme ad altri profili parte di una rete occulta di cyberpropaganda a favore del Movimento 5 Stelle. Balle spaziali smontate dall'ammissione della moglie di Brunetta che ammise di essere lei l'autrice dei tweet dietro l'account Beatrice Di Maio. Quanto alle posizioni dell'ex ministro Calenda non c'è bisogno di interpretazioni per intuire la sua posizione politica".
Quando parla di "propaganda politica" Frediani si riferisce alla presentazione di due libri scritti da autori che, evidentemente, non la pensano come Frediani. Purtroppo succede che i libri, in genere, non contengano tutti e sempre soltanto i disegnini delle avventure di Peppa Pig; spesso contengono idee. Anche politiche. Taluni, fin dall'antica Grecia, hanno addirittura sostenuto che la politica è fatta di idee, non soltanto di imponenti culi che si adagiano su comodi strapuntini.
In tal senso ogni libro, a parte quelli di Peppa Pig e i manuali di trigonometria, rischia di essere "politico". Ma non andiamo troppo nel difficile. Sta di fatto che l'attività che Frediani definisce "propaganda politica" si può classificare, sotto un diverso punto di vista, come "presentazione di un libro". Attività frequente, al Circolo dei Lettori.
Ma Frediani parla di "propaganda politica a senso unico": come dire che al Circolo invitano soltanto i fedelissimi di parti politiche avverse al partito di Frediani.
Forse Frediani non è un'assidua frequentatrice del Circolo dei Lettori, com'è suo diritto, e dunque si è persa gli innumerevoli incontri con scrittori, docenti e giornalisti dalle più variegate convinzioni: e molti stento a collocarli fra i "detrattori del Movimento 5 Stelle". Ammesso e non concesso che presentare un libro sia "propaganda politica", dal Circolo ci passano i compagnucci di ogni parrocchietta. Peggio che in parlamento. D'altronde al Circolo dei Lettori si discute di libri, e quindi di idee, e rientra nella logica del dibattito delle idee dare voce a chicchessìa, purché nei limiti della legge. Se i libri contengono idee, discutendo di libri è difficile discutere sempre e soltanto di Peppa Pig.
In tal senso ogni libro, a parte quelli di Peppa Pig e i manuali di trigonometria, rischia di essere "politico". Ma non andiamo troppo nel difficile. Sta di fatto che l'attività che Frediani definisce "propaganda politica" si può classificare, sotto un diverso punto di vista, come "presentazione di un libro". Attività frequente, al Circolo dei Lettori.
Ma Frediani parla di "propaganda politica a senso unico": come dire che al Circolo invitano soltanto i fedelissimi di parti politiche avverse al partito di Frediani.
Forse Frediani non è un'assidua frequentatrice del Circolo dei Lettori, com'è suo diritto, e dunque si è persa gli innumerevoli incontri con scrittori, docenti e giornalisti dalle più variegate convinzioni: e molti stento a collocarli fra i "detrattori del Movimento 5 Stelle". Ammesso e non concesso che presentare un libro sia "propaganda politica", dal Circolo ci passano i compagnucci di ogni parrocchietta. Peggio che in parlamento. D'altronde al Circolo dei Lettori si discute di libri, e quindi di idee, e rientra nella logica del dibattito delle idee dare voce a chicchessìa, purché nei limiti della legge. Se i libri contengono idee, discutendo di libri è difficile discutere sempre e soltanto di Peppa Pig.
Una premessa. Io conosco Jacoboni (abbiamo lavorato nello stesso giornale) e a dirla tutta non mi sta simpatico. Incompatibilità a pelle. Succede. Ciò non toglie che Jacoboni sia libero di scrivere libri (e su questo concorda pure Frediani, in un tweet di cui riferisco più avanti) e di presentarli al Circolo dei Lettori, esattamente come le centinaia di altri scrittori veri o sedicenti, di ogni fede politica, religiosa e calcistica, che passano ogni anno dalle sale di via Bogino. Tra le pecche che posso imputare al Circolo sinceramente non me la sentirei di mettere al primo posto la mancanza di pluralismo. L'impiccio, semmai, è che al momento tra gli intellettuali è ancora diffusa una pur vaga propensione a sinistra, per cui è non è agevole reperirne di sicura militanza grillina o leghista in numero tale da affollare la programmazione quotidiana del Circolo. Ma diamo tempo al tempo: le conversioni si moltiplicano, presto gli scrittori gialloverdi saranno legione e scommetto che il Circolo non se ne farà mancare nessuno.
Ciò detto, capisco che Jacoboni stia sul culo a Frediani perché, sostiene la consigliera, ha raccontato una frottola contro il M5S. In tal caso Frediani fa benissimo a contestarlo e opporgli la propria verità. Io non ci metto becco: sulle frottole - o fake news, come dicono gli analfanglofoni - non mi sbilancio perché oggi, quanto a frottole, il più pulito ha la rogna, e non soltanto fra i giornalisti. Mi sforzo di non produrne io, e di non cascare in quelle che producono gli altri. Per il resto se la vedano fra di loro, con le loro coscienze e con i loro lettori ed elettori.
Fermo restando il sacrosanto biasimo per eventuali frottole, mi sembra però di avvertire una spiacevole assonanza fra lo sdegno di Frediani e lo sdegno del Berlu bulgaro. Non dico che Jacoboni sia Biagi (questo mai, manco sotto tortura) e neppure Santoro, e di sicuro Calenda fa ridere meno di Luttazzi. Ma insomma, nell'intemerata fredianesca spira una certa arietta da "adesso vi spiego chi può parlare e chi deve tacere" che, sia detto con rispetto, la consigliera può anche tenersi per sé, o eventualmente riservare ai suoi familiari e amici. I cittadini per bene sono in grado di decidere chi ascoltare e chi no, a chi credere e chi spernacchiare.
Ma poi cosa mi rappresenta che il libro di Jacoboni "non promette nulla di buono"? Al Circolo dovrebbero presentare soltanto i libri che "promettono buono"? "Buono" per chi, poi? Per te? Per me? Per Gesù Bambino? E soprattutto, minchia, fa paura un libro? Oggi? In Italia? In un paese che non legge manco le etichette del latte, Frediani pensa seriamente che un libro di Jacopo Jacoboni sia un danno esiziale per il partito? Tipo "Le mie prigioni" per l'Impero Austroungarico o "La capanna dello zio Tom" per gli schiavisti?
Dai, siamo seri, e passiamo al domandone finale di Frediani: "Ci domandiamo dunque quali siano i criteri adottati dal Circolo dei Lettori per proporre autori e serate culturali. Interrogheremo nuovamente l'assessore alla Cultura Parigi chiedendo conto delle ultime scelte del Circolo anche per comprendere se si è trattata di una scelta da attribuire ai nuovi vertici del Circolo oppure ai passati amministratori".
Ciò detto, capisco che Jacoboni stia sul culo a Frediani perché, sostiene la consigliera, ha raccontato una frottola contro il M5S. In tal caso Frediani fa benissimo a contestarlo e opporgli la propria verità. Io non ci metto becco: sulle frottole - o fake news, come dicono gli analfanglofoni - non mi sbilancio perché oggi, quanto a frottole, il più pulito ha la rogna, e non soltanto fra i giornalisti. Mi sforzo di non produrne io, e di non cascare in quelle che producono gli altri. Per il resto se la vedano fra di loro, con le loro coscienze e con i loro lettori ed elettori.
Fermo restando il sacrosanto biasimo per eventuali frottole, mi sembra però di avvertire una spiacevole assonanza fra lo sdegno di Frediani e lo sdegno del Berlu bulgaro. Non dico che Jacoboni sia Biagi (questo mai, manco sotto tortura) e neppure Santoro, e di sicuro Calenda fa ridere meno di Luttazzi. Ma insomma, nell'intemerata fredianesca spira una certa arietta da "adesso vi spiego chi può parlare e chi deve tacere" che, sia detto con rispetto, la consigliera può anche tenersi per sé, o eventualmente riservare ai suoi familiari e amici. I cittadini per bene sono in grado di decidere chi ascoltare e chi no, a chi credere e chi spernacchiare.
Ma poi cosa mi rappresenta che il libro di Jacoboni "non promette nulla di buono"? Al Circolo dovrebbero presentare soltanto i libri che "promettono buono"? "Buono" per chi, poi? Per te? Per me? Per Gesù Bambino? E soprattutto, minchia, fa paura un libro? Oggi? In Italia? In un paese che non legge manco le etichette del latte, Frediani pensa seriamente che un libro di Jacopo Jacoboni sia un danno esiziale per il partito? Tipo "Le mie prigioni" per l'Impero Austroungarico o "La capanna dello zio Tom" per gli schiavisti?
Dai, siamo seri, e passiamo al domandone finale di Frediani: "Ci domandiamo dunque quali siano i criteri adottati dal Circolo dei Lettori per proporre autori e serate culturali. Interrogheremo nuovamente l'assessore alla Cultura Parigi chiedendo conto delle ultime scelte del Circolo anche per comprendere se si è trattata di una scelta da attribuire ai nuovi vertici del Circolo oppure ai passati amministratori".
Noto un pizzico di confusione. Le scelte editoriali del Circolo dei Lettori non dipendono dagli amministratori (vecchi o nuovi che siano) del Consiglio di gestione. A norma di Statuto "i criteri per proporre autori e serate culturali" nascono dal confronto fra i vari organi della Fondazione, compreso il direttore che, in concreto, dà forma alla programmazione e dunque invita gli scrittori. A beneficio di Frediani segnalo che la direttrice del Circolo si chiama Maurizia Rebola, è stata nominata tramite bando nell'ottobre 2014 e il mandato scadrà l'anno prossimo. Sospetto che le sue personali simpatie politiche vadano al centrosinistra, ma a questo c'è rimedio: l'anno prossimo è possibile che il partito di Frediani stia nella maggioranza in Regione, e dunque Frediani o chi per essa avrà agio di nominare un nuovo direttore di proprio gradimento. Sarà interessante vedere se al Circolo il pluralismo aumenterà, diminuirà o rimarrà immutato.
In alternativa Frediani o chi per essa potrà anche chiudere il Circolo dei Lettori. Ma mi raccomando: coerenza. Non che poi finisce come con la Fondazione Cultura.
Ad ogni modo, la promessa di Frediani di chiedere conto all'assessore Parigi delle scelte culturali del Circolo dei Lettori mi sembra significativa: in pratica, presuppone Frediani, è la politica a decidere cosa la cultura può fare e cosa non può fare, e quindi è l'assessore regionale a dover rispondere della linea editoriale del Circolo. E' un'asserzione dura, epperò logica nell'ottica della politica pigliatutto. L'interpellanda Parigi ha già risposto con una dichiarazione che attiene invece ai principii astratti: "Mai e poi mai mi permetterei di interferire con la libertà e l’autonomia culturale delle istituzioni partecipate dalla Regione Piemonte: il Circolo dei lettori ha il diritto di scegliere chi invitare, e sono sicura accoglierebbe esponenti di qualunque forza politica qualora scrivessero un libro. La scelta dei contenuti e degli ospiti di un ente culturale è un aspetto che deve rimanere del tutto estraneo alle prerogative di un assessore, a tutela dell'autonomia delle istituzioni: in caso contrario ci avvicineremmo pericolosamente a un regime anti-democratico".
In alternativa Frediani o chi per essa potrà anche chiudere il Circolo dei Lettori. Ma mi raccomando: coerenza. Non che poi finisce come con la Fondazione Cultura.
Ad ogni modo, la promessa di Frediani di chiedere conto all'assessore Parigi delle scelte culturali del Circolo dei Lettori mi sembra significativa: in pratica, presuppone Frediani, è la politica a decidere cosa la cultura può fare e cosa non può fare, e quindi è l'assessore regionale a dover rispondere della linea editoriale del Circolo. E' un'asserzione dura, epperò logica nell'ottica della politica pigliatutto. L'interpellanda Parigi ha già risposto con una dichiarazione che attiene invece ai principii astratti: "Mai e poi mai mi permetterei di interferire con la libertà e l’autonomia culturale delle istituzioni partecipate dalla Regione Piemonte: il Circolo dei lettori ha il diritto di scegliere chi invitare, e sono sicura accoglierebbe esponenti di qualunque forza politica qualora scrivessero un libro. La scelta dei contenuti e degli ospiti di un ente culturale è un aspetto che deve rimanere del tutto estraneo alle prerogative di un assessore, a tutela dell'autonomia delle istituzioni: in caso contrario ci avvicineremmo pericolosamente a un regime anti-democratico".
Anche la Frediani, però, si accorge di averla fatta un po' fuori dal vaso, e con un tweet corregge il tiro: "Forse non ci siamo capiti: per me @jacopo_iacoboni può scrivere e vendere (se ci riesce) tutti i libri che vuole. A me interessa il modo in cui viene gestito il @CircoloLettori ed è un tema che non ho sollevato certo adesso, come può verificare facilmente chiunque". Questo mi pare corretto: Frediani, bontà sua, consente a Jacoboni di scrivere libri, e conferma che un amministratore pubblico ha il dovere di vigilare sulle modalità di gestione degli enti partecipati. Immagino però che con "modalità di gestione" si intendano i criteri di spesa, le assunzioni, gli eventuali sprechi, il rispetto di leggi e normative. Non credo che rientri nella doverosa vigilanza anche il giudizio di merito sulle singole scelte culturali. Quello, semmai, spetta in primis al pubblico, al cittadino che premierà le scelte valide e diserterà le minchiate.
La questione viene posta da Frediani in un ennesimo tweet col quale stigmatizza un'altra iniziativa del Circolo dei Lettori, l'incontro "La politica minaccia il giornalismo" con Massimo Giannini (uno che è riuscito a farsi detestare sia da Renzi sia dai grillini...), Sara Bentivegna, Serena Bortone e - eccolo di nuovo! - il reprobo Jacoboni. Capisco che l'assunto ("la politica minaccia la il giornalismo") suoni critico alle orecchie di Frediani, benché strettamente d'attualità. Quindi Frediani reagisce alla grande: "La #politica minaccia il #giornalismo, se ne parla al @CircoloLettori, lautamente finanziato dalla #RegionePiemonte amministrata da politici amici. Unica soluzione: fuori la politica dal Circolo dei lettori".
E qui sta il nodo finale. Dobbiamo intenderci sui termini.
Se "fuori la politica dal Circolo dei Lettori" significa che la politica non può intromettersi nelle scelte culturali del Circolo, Frediani con il suo tweet enuncia una sacrosanta verità, però in concreto si intromette.
Se invece significa che al Circolo dei Lettori non si deve parlare di politica, allora abbiamo un problema. Spiego. Al Circolo dei Lettori si parla di libri; in genere i libri contengono idee; le idee hanno a che fare con la politica e anzi sono politica, la migliore politica; per cui bandire in questo senso la politica dal Circolo spianerebbe la strada alla programmazione seguente:
ore 11: "Colorare con Peppa Pig", workshop del pittore Teomondo Scrofalo.
ore 15: Presentazione del manuale "Pesca con la mosca", interviene la mosca (l'autore no, potrebbe avere idee politiche).
ore 16: "Hurrà per Peppa Pig", con la partecipazione di Peppa Pig.
ore 17: "La Pimpa va in vacanza", con la partecipazione di Armando e della gatta Rosita.
ore 18: "Divertiamoci con la trigonometria", conferenza-spettacolo del professor Sheldon Cooper.
ore 19: "Gli amici di Peppa Pig", apericena letterario.
ore 21: "Cestelli e resistenze", dibattito sul manuale d'istruzioni delle lavatrici Indesit.
La questione viene posta da Frediani in un ennesimo tweet col quale stigmatizza un'altra iniziativa del Circolo dei Lettori, l'incontro "La politica minaccia il giornalismo" con Massimo Giannini (uno che è riuscito a farsi detestare sia da Renzi sia dai grillini...), Sara Bentivegna, Serena Bortone e - eccolo di nuovo! - il reprobo Jacoboni. Capisco che l'assunto ("la politica minaccia la il giornalismo") suoni critico alle orecchie di Frediani, benché strettamente d'attualità. Quindi Frediani reagisce alla grande: "La #politica minaccia il #giornalismo, se ne parla al @CircoloLettori, lautamente finanziato dalla #RegionePiemonte amministrata da politici amici. Unica soluzione: fuori la politica dal Circolo dei lettori".
E qui sta il nodo finale. Dobbiamo intenderci sui termini.
Se "fuori la politica dal Circolo dei Lettori" significa che la politica non può intromettersi nelle scelte culturali del Circolo, Frediani con il suo tweet enuncia una sacrosanta verità, però in concreto si intromette.
Se invece significa che al Circolo dei Lettori non si deve parlare di politica, allora abbiamo un problema. Spiego. Al Circolo dei Lettori si parla di libri; in genere i libri contengono idee; le idee hanno a che fare con la politica e anzi sono politica, la migliore politica; per cui bandire in questo senso la politica dal Circolo spianerebbe la strada alla programmazione seguente:
ore 11: "Colorare con Peppa Pig", workshop del pittore Teomondo Scrofalo.
ore 15: Presentazione del manuale "Pesca con la mosca", interviene la mosca (l'autore no, potrebbe avere idee politiche).
ore 16: "Hurrà per Peppa Pig", con la partecipazione di Peppa Pig.
ore 17: "La Pimpa va in vacanza", con la partecipazione di Armando e della gatta Rosita.
ore 18: "Divertiamoci con la trigonometria", conferenza-spettacolo del professor Sheldon Cooper.
ore 19: "Gli amici di Peppa Pig", apericena letterario.
ore 21: "Cestelli e resistenze", dibattito sul manuale d'istruzioni delle lavatrici Indesit.
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