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GRAZIOSE PRECISAZIONI E IMPORTANTI NOTIZIE DAL REGIO

Graziosi Sgarbi. Il frettoloso Vittorio ne stringe cinque al felice William (dal sito pubblico del sovrintendente del Teatro Regio)
Graziosi alla riscossa: il sovrintendente uscente (e riconfermando?) l'aveva annunciato: dopo la tattica del silenzio, mesi senza replicare alle accuse e alle critiche, adesso parla e controbatte. Ha aperto le danze venerdì scorso con una intervista/dichiarazione sulla Stampa, distribuendo piattonate a destra e a manca e criticando con estrema durezza la gestione del predecessore Walter Vergnano. Al che Vergnano ha risposto, sempre a mezzo Stampa, che "se i giudizi negativi mi arrivassero da persone del calibro di Carlo Fontana o di Dominique Meyer, ad esempio, il mio orgoglio ne verrebbe toccato; ma in questo caso, onestamente, non viene nemmeno sfiorato". Ciapa su.

La sciatteria del Gabo

Ma torniamo a noi. Dal più grande al più piccino, ieri Graziosi ha trovato il tempo per puntualizzare qualcosina pure con il piccolo Gabo, che - dopo l'articolo di domenica, assai critico sui criteri di selezione del futuro sovrintendente - lunedì ha pubblicato sul Corriere una letterina (la potete leggere qui sotto) incentrata non tanto sulla solita solfa del Graziosi sì-Graziosi no la terra dei cachi, quanto sulla ben più cruciale questione del valore dello studio per i giovani. A dimostrazione di quanto convenga studiare per non fare la fine dei Gabi, nella letterina lo sciagurato Gabo citava l'inesistente università americana di Harward, con la doppia vu, anziché l'autentica Harvard, con la vu semplice. L'imperdonabile errore di sbaglio gabesco non è sfuggito al didattico Graziosi, che si è giustamente premurato di sottolinearlo con un cortese e amichevole messaggio Whatsapp, per ricordarmi che "Harvard si scrive con la v normale, non doppia w di William". L'ottimo William si domanda scherzosamente se per caso io non sia incorso nell'errore perché lo penso troppo. Purtroppo non è esattamente così: io non penso a lui più di quanto non pensi a tutti gli altri protagonisti e comparse del teatrino torinese che racconto da anni con inesaurita meraviglia. Ciò non toglie che a tutti voglia bene, perché mi fanno compagnia e mi regalano tanti momenti lieti.
Sono caduto sulla doppia vu, lo ammetto, per pura sciatteria: forse inconsciamente cerco di adeguarmi allo spirito dei tempi. In ogni caso sono sempre grato a chi mi corregge gli errori. Quindi ho ringraziato, tramite Whatsapp, l'ottimo William. 
Il quale William approfitta di Whatsapp anche per altre significative puntualizzazioni: che sono, per noi, altrettante importanti notizie.

Notizia 1: niente Calabria per il sovrintendente

Ecco la prima. Come ricorderete, il sovrintendente era assente alla conferenza stampa di presentazione di MiTo: io, dopo qualche ricerca, scrissi sul Corriere e sul blog che Graziosi in quei si trovava in Calabria, nella giuria di un premio lirico, almeno a quanto risultava da alcuni siti locali.
Oggi il sovrintendente uscente (e rientrante?) mi fa sapere che in quei giorni non era al concorso in Calabria: "Avevo rinunciato un mese prima ma non avevano cambiato sul loro sito". 
Prendo atto con piacere, e ripiombo nei miei interrogativi esistenziali: assodato che alla presentazione di MiTo non c'era, e non era neppure in Calabria, dove minchia era finito il sovrintendente?

Notizia 2: niente laurea e Regio in crisi

Ma il pirotecnico Graziosi non  ha ancora esaurito le sue bombe, e mi regala un'altra preziosa precisazione. Mi fa sapere infatti che "neanche Vergnano era laureato e il suo inglese mi dicono era mediocre". 
Ora, la notizia di per sé non mi sconvolge. Anche a me risultava così. Per non cadere nella mia consueta sciatteria ho cercato conferme definitive nel cv di Vergnano sul sito del Regio: ma le pagine riguardanti il passato sovrintendente non sono più disponibili. E non mi ridurrò certo a telefonare a Vergnano per domandargli se davvero non è laureato: non più di quanto non mi permisi a suo tempo di telefonare a Graziosi per domandargli delucidazioni sulla "laurea" conseguita presso la "libera e privata" università svizzera di Herisau (altro sito adesso introvabile on line), dapprima dichiarata e poi scomparsa dal suo cv. E' tutta una storia di apparizioni e sparizioni, insomma. 
Trovo importante però che sia proprio Graziosi a sottolineare che "neanche Vergnano era laureato": considerato ciò che lo stesso Graziosi ha dichiarato alla Stampa di venerdì scorso sulla gestione del suo predecessore Walter (con la doppia vu) Vergnano, devo infatti dedurre che anche Graziosi concorda con me, e cioé che sarebbe auspicabile che alla guida del Regio arrivasse finalmente uno con uno straccio di laurea in tasca. Tanto per cambiare davvero. Bisogna pur provarle tutte, no?

Notizia 3: il rispetto della legge

Sulla questione laurea, comunque, Graziosi ha una posizione assai legalitaria: mi ricorda che "è lo Stato che stabilisce certe regole anche per il sovrintendente". E tiene ad assicurarmi di aver sempre "operato nella legalità e nella legge", di aver fatto e realizzato "cose possibili secondo legge". Assicurazione benvenuta e graditissima; epperò superflua, per me che non sono né giudice né questurino. Io in effetti considero ciò il minimo sindacale per chiunque incontro a piede libero: altrimenti - per come la vedo io - dovrebbe stare al gabbio.

Notizia 4: Regio e Scala, chi vuole e chi può

Ma l'empito di trasparenza graziosiano va oltre, fino a rivelarmi che Dominique Meyer (lo stesso citato da Vergnano, combinazione) e Gianni Tangucci sono suoi "carissimi amici" e sono venuti a trovarlo "per amicizia al Regio nel giugno 2018 dopo 25 anni che non venivano a Torino". E aggiunge che Meyer e Tangucci sono il suo "modello ideale". 
Dopodiché, Graziosi è al momento - e con ogni probabilità anche in futuro - il sovrintendente del Regio; Dominique Meyer è da qualche giorno il nuovo sovrintendente designato della Scala. Milano si prende il modello; e Torino l'ammiratore del modello. C'è chi può e chi non può. D'altra parte ci sono squadre che giocano per la Champions, squadre che giocano per l'Europa League, squadre che giocano per non retrocedere. E ciascuna sceglie i calciatori adatti alle proprie ambizioni.

Notizia 5: dal circo al Regio, un sito appassionante

Infine, il gentile Graziosi si premura di segnalarmi il suo sito personale https://williamgraziosi.wixsite.com/generalmanager, che mi riprometto di esplorare a fondo nei prossimi giorni. A un primo sguardo mi ha particolarmente impressionato la sezione delle "lettere di referenze", che si apre con due testi assai elogiativi dell'autorevole Gianni Letta. Raccomando senz'altro l'appassionante photo gallery. Torrenziale la biografia, che mette la parola fine al frusto dibattito sui titoli accademici di Graziosi, informandoci asciuttamente che "ha compiuto studi musicali ed economico-aziendali e ha lavorato alle dipendenze di importanti aziende, come la statunitense UTC-Otis". Nessun cenno a una laurea. In compenso lo stesso sito offre nuove prospettive informandoci che il futuro sovrintendente del Regio "dal 1977 al 1981 ha collaborato per vari mesi all’anno con la antica famiglia circense De Bianchi di origini piemontesi partecipando attivamente alla vita artistico/gestionale delle tourneé con chapiteau del Circo Tropical della famiglia De Bianchi in Italia". 

Bonus track: il Regio e i giovani

Vabbé, ci tenevo a offrire il giusto risalto alla precisazioni del sovrintendente uscente (e ritornante?), per dovere di cronaca, rispetto delle regole e senso di giustizia. E adesso, per chiudere in bellezza, voilà l'accorata letterina a proposito di Oronzo Canà e dei criteri per la scelta del sovrintendente che domenica scorsa ho inviato, a mezzo Corriere, ai vertici del Regio. I quali vertici, ne sono più che certo, sapranno farne l'uso migliore, risparmiandosi alcuni piani di morbidezza. Eccola qui:

Egregia presidente della Fondazione del Teatro Regio signora Appendino ed egregi componenti del Consiglio d'indirizzo del Regio signori e signore Bellucci, Bergesio, Coppa, Guerzoni e Malerba.
Mi permetto di turbare l'olimpica quiete delle Eccellenze Vostre Illustrissime in alti pensieri affaccendate per esprimere il disagio mio e di tanti padri e madri che al giorno d'oggi lottano con le unghie e con i denti per garantire ai propri figli uno straccio di futuro; e ancora s'illudono che quello straccio di futuro passi anche attraverso la conquista di uno straccio di laurea che bene o male potrebbe - secondo le nostre antiquate mentalità - rappresentare un pur minimo vantaggio nella disperata lotta per la sopravvivenza che attende i nostri poveri discendenti.
Voi, che vivete in castelli inargentati e di gloria toccate gli apogei, forse ignorate quanto costi quel pezzo di carta ai giovani e alle loro famiglie, in denaro, sacrifici e fatica. A ciò oggi si aggiunge un ulteriore tormento: dobbiamo convincere i nostri ragazzi che - tutto sommato, in fondo in fondo, a conti fatti - conviene ancora conquistarselo, quello straccio di laurea. Eh già: perché nel nostro tempo sbandato trionfano gli esaltatori della "università della vita", i teorici del "questo lo dice lei", gli apostoli dell'"uno vale uno", gli spregiatori dei "professoroni". E ciò, insieme con le umiliazioni che il mercato del lavoro riserva quotidianamente a chi lo straccio di laurea se l'è guadagnato, convince troppi giovani che studiare è un'inutile perdita di tempo, che val più la pratica della grammatica e che tanto vale gettarsi a corpo morto nell'università della vita, e della strada. Vada come deve andare.
Un unico argomento restava a noi, passatisti fedeli agli stantii valori dello studio e della competenza: la laurea come lasciapassare indispensabile per certi ruoli di alto livello. Se lo sfiduciato figliolo manifestava l'intenzione di abbandonare l'università per dedicarsi a una promettente carriera fai-da-te, potevamo pur sempre porre l'altolà: "Va bene, vai dove ti porta il cuore. Ma prima laureati. Alla peggio sarai comunque un disoccupato con la laurea, E metti che un domani tu voglia diventare, che so, il sovrintendente del Regio, allora vedrai se non ti servirà una laurea!". Finora il ragionamento reggeva: bandi e concorsi per certi incarichi pubblici d'alto livello (ma anche non troppo alto), specie nell'ambito della cultura, in effetti contemplavano tra i requisiti la laurea o titolo equivalente.
Ecco. Voi ci avete tolto quest'ultimo, modesto argomento. Voi certificate apertis verbis, con il vostro "bando non bando" per la cadrega giustappunto di sovrintendente del Regio, che la laurea oggi in Italia non serve più a nulla: men che meno a conquistarsi un lavoro di estremo prestigio e responsabilità con uno stipendio di 140 mila euro all'anno per cinque anni, più bonus. Soldi che arrivano in buona parte dalle nostre saccocce, sia detto per inciso.
Avrete le vostre ottime ragioni, non discuto. Magari ritenete che per fare il sovrintendente del Regio valga davvero più la pratica della grammatica. Immagino che un diplomato dell'istituto tecnico, ma con immense esperienze nel mondo lirico e grande visibilità e stima internazionale, sia più indicato per il Regio di un brillante laureato in astrofisica a Harward. E non mi permetto di sospettare che, più banalmente, vogliate piazzare su quella cadrega uno che la laurea non ce l'ha: quella sarebbe una bassezza che mi rifiuto di attribuire a persone tanto scelte ed eminenti.
Però volevo dirvelo: così proprio non ci aiutate a far studiare i nostri figli. E chiudo con una raccomandazione alle Signorie Vostre Eminentissime: se poi 'sti ragazzi ci restano con un pugno di mosche in mano, senza laurea e senza lavoro, ce li prendete voi tutti quanti al Regio, vero?

Commenti

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