Stefano Francia di Celle |
Ma oggi è stata una giornata campale, e stasera me ne vado a dormire con la ragionevole convinzione che l'abbia spuntata Stefano Francia di Celle. Se davvero è così - e, ripeto, io ne sono convinto - è un colpo di scena. Prevedibile, però, a condizione di possedere una giusta dose di cinismo.
Venerdì scorso, terminati i colloqui con i nove candidati, i consiglieri s'erano presi il weekend "per riflettere", ma prevaleva la via della soluzione interna. Per cui Davide Oberto sembrava destinato a succedere alla guida del Tff a Emanuela Martini, di cui è stato per tanti anni indispensabile collaboratore.
Poi il vento è cambiato, e sono scattate altre logiche. Già domenica mi arrivano i primi sentori delle grandi manovre in atto, e oggi pomeriggio parte il can can: messaggi e telefonate dalle fonti più disparate con il passare delle ore aggiungono dettagli alla storia segreta dell'ennesima successione tormentata su una poltrona della cultura torinese.
A tarda sera sento il presidente Ghigo per una doverosa verifica, ma lui con diplomatica cortesia risponde che "il nome del direttore si saprà dopo la riunione del Comitato di gestione". E stop. Grazie tante, questo lo sapevo anch'io. Comunque non mi sembra dell'umore migliore, Ghigo. Ma è un'impressione al telefono, non vale granché. Io prendo atto, scrivo un pezzetto per il Corriere e poi mi sbatto davanti alla tv a vedermi uno 007. Va, folle mondo.
Ad ogni modo, mi pare di intuire che ancora una volta sia finita a tarallucci e vino sulla tavola del potere. Adesso provo a esporvi una ricostruzione che ritengo plausibile: Stefano Francia si era candidato alla direzione del Museo, e la sua nomina era caldeggiata da Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema che siede nel Comitato di gestione del Museo come rappresentante di Gtt (che è come dire il Comune); ma il Comune aveva già deciso che quella poltrona andasse al fido Mimmo De Gaetano, e Francia resta fregato. S'impone però un risarcimento al "partito Rai" romano, al momento ancora largamente colonizzato dai cinquestelle: e dunque Francia correrà per la direzione del Festival.
Veniamo all'oggi: giovedì e venerdì i candidati alla direzione del Tff incontrano il Comitato di gestione del Museo, e i consiglieri presenti restano bene impressionati da Stefano Francia, ma anche da tutti gli altri: in effetti, sono nomi interessanti, nel gruppo scartine vere non ce ne sono. Oberto però ha in più dalla sua la perfetta conoscenza della macchina del Tff, e il sostegno del personale che - dopo le tante burrasche patite dal Museo - avrebbe bisogno di una gratificazione, di un riconoscimento. E difatti pare che i consiglieri presenti propendano per Oberto. Dico "i consiglieri presenti" perché ai colloqui non assiste Paolo Del Brocco, che è a Roma. Esserci non è indispensabile: immagino che i segnali siano stati lanciati per tempo; tra i consiglieri il Comune è già ben rappresentato da Gaetano Renda; e Mimmo De Gaetano s'è ingegnato a placare i malumori interni. Tra sabato e domenica i telefoni lavorano a pieno ritmo, e un po' alla volta l'orientamento del Comitato cambia. Oggi, salvo colpi di scena, ci sarà l'ufficialità. E poi tutti alla cena di Natale con il personale del Museo. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato.
Ora, ci tengo a precisare che Francia non è l'ultimo arrivato. Anzi. E' uno che c'è. Autore di "Fuori Orario", giro Ghezzi, curatore alla Mostra di Venezia, critico stimato: insomma, nell'ambiente del cinema, almeno in Italia, dice la sua. Come direttore del Museo aveva un suo perché; come direttore del Festival, non saprei. Non ha grosse esperienze organizzative, e il Tff è un giocattolo complesso e delicato. Potrà fare bene, non ne dubito: ma dovrà imparare tutto, senza rompere nulla. Si spera ne abbia voglia, e che impari in fretta.
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