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TFF: IL FESTIVAL CAMBIA, IL DIRETTORE FORSE

Ghigo e De Gaetano: il Duo della Mole ripensa il Tff
Nuovo post di venerdì 6 dicembre: Emanuela Martini non dirige più il Tff

I dati finali della 37ma edizione del Torino Film Festival sono i seguenti: 61.000 presenze, 2.090 accreditati (stampa e professionali/industry), 26.165 biglietti singoli, 674 gli abbonamenti venduti e 234.000 euro di incasso.
Nell’edizione 2018 le presenze erano state 62.500, 2.161 gli accreditati (stampa e professionali/industry), circa 26.700 i biglietti singoli, 644 gli abbonamenti, per un totale di 236.000 euro di incasso.

Insomma: tenuto conto delle piogge alluvionali del primo weekend, che avrebbero dissuaso pure un orso polare dall'uscir di casa per andare al cine, il Festival tiene le posizioni più che bene.
E difatti il neopresidente del Museo del Cinema, Enzo Ghigo, non intende in nessun caso rinunciare il contributo di Emanuela Martini, la direttrice che dopo sei anni ha terminato sia il mandato quadriennale, sia la proroga biennale.

Una rinfrescatina al Festival

Ciò non toglie che Ghigo - così come il neodirettore del Museo De Gaetano - voglia dare una rinfrescata al Festival. La decisione di cambiare ormai è presa: ora si tratta di capire cosa cambiare, e come. Da quello che sono riuscito a capire Ghigo non ha progetti rivoluzionari (beh, proprio non è nelle sue corde, la rivoluzione...). Lo stile e la struttura del Tff resteranno così come sono: un brand riconosciuto di Festival di ricerca e innovazione: "serio ma divertente", direi citando lo slogan inventato molti anni fa dall'allora direttore Steve Della Casa. Semmai, pensa Ghigo, pur salvaguardando la serietà, sarebbe il caso di lavorare un pochetto sul divertimento, che francamente oggi non mi pare la virtù primaria del Tff.
In altre parole, si tratta da una parte di riconsiderare la sfera d'indagine del Festival alla luce di ciò che oggi è cinema, a cominciare dalla realtà delle serie tv, della rete e dei nuovi modi di fruizione. E d'altro canto torna d'attualità la vecchia questione del "glamour", che carsicamente riemerge nei dibattiti sul Festival: se sia il caso di investire di più sulla mondanità, sul celebre - e famigerato - red carpet, sullo struscio di una manciata di star che potrebbero attirare sulla rassegna torinese più attenzione da parte dei media nazionali (perlomeno).
Ne ho scritto a strafottere, qui sul blog e pure sul Corriere, per cui se vi interessa non avete che da leggere quegli articoli (i link sono https://gabosutorino.blogspot.com/2019/12/e-adesso-che-ne-facciamo-del-festival.html e https://torino.corriere.it/cronaca/19_dicembre_01/gabo-ferraris-corriere-tff-ghigo-6a90ee90-140d-11ea-9463-2153cf12a84f.shtml). 
Credo però che Ghigo non abbia in mente truzzate tipo la Festa di Roma, né che pensi di mettersi a fare concorrenza a Venezia o Cannes (manco se avesse i soldi, che comunque non ha). Sarebbe troppo stupido. 
E non essendo stupido, Ghigo per ora si guarda attorno, sente le persone che ritiene in grado di dare pareri utili, e si confronta con De Gaetano. 

Direttore: Martini è fuori, terrei d'occhio Oberto

D'altra parte Ghigo è stato chiaro fin dall'inizio: prima di pensare al nuovo direttore, bisogna capire quale Festival si vuole fare. E qualunque sarà il progetto che i due riusciranno a imbastire, la prima persona a cui lo racconteranno sarà Emanuela Martini: è pressoché sicuro che non sarà più lei a dirigerlo, ma Ghigo le chiederà comunque di continuare la collaborazione con il Festival, come responsabile delle retrospettive, e forse con un ruolo di collaborazione a tutto campo.
Per la direzione è difficile che i Due della Mole tentino il colpaccio di ingaggiare un direttore dal nome altisonante: tanto più che al momento in giro, di liberi, ce ne sono pochi, e quei pochi sono fuori budget per il Tff. 
E' più probabile che si punti su un direttore di macchina, solido ed esperto; semmai da affiancare, se lo si riterrà necessario e non troppo costoso, a un "direttore-copertina", come ai tempi di Moretti e di Virzì: giusto per caratterizzare il Festival e dare qualcosa di sfizioso in pasto ai media. 
Al limite si potrebbe ampliare l'esperienza dei "direttori ospiti": quest'anno la presenza di Verdone ha avuto un riscontro mediatico confortante, e i suoi incontri con il pubblico per presentare i suoi film più amati sono stati molto apprezzati dagli spettatori.
Si sa che tra i nomi presi in considerazione c'è anche quello del bolognese Andrea Romeo, ex direttore del Biografilm Festival e distributore cinematografico, sul quale però non mancano le riserve. Al momento scommetterei su un direttore a chilometro zero o addirittura che già fa parte dello staff del Festival. Se poi me lo quotassero decentemente, sarei anche disposto a rischiare una piccola cifra sul nome di Davide Oberto.

Prossimo obiettivo: soldi dall'Europa

Intanto Ghigo si sta muovendo anche sul fronte dei soldi: primo obiettivo sono i mitici fondi europei. Se il Museo e il Tff si dessero da fare, ci sarebbero ottime possibilità di portare a casa un po' di denaro fresco. Tanto più che molto presto si insedierà a Bruxelles il comitato di esperti nominati dalla Commissione Europea per valutare le richieste di finanziamento dei festival cinematografici di tutta Europa, e tra i componenti ci sarebbe - ma al momento manca ancora una conferma ufficiale - anche Francesco Giai Via, torinese che attualmente dirige due festival, ad Annecy e a Carbonia, e che con il Museo e il Tff ha antichi e solidi legami.

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