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IL POSTINO DI CHIARABELLA

Ieri dopo pranzo, attapirato sulla sdraio, tentavo invano di leggermi il mio libro e non ci riuscivo, mi perdevo nel pur lineare periodare tolstojano, e insomma era palese che ancora mi giravano i santissimi dalla sera prima, tanto da impedirmi qualsiasi concentrazione; sicché ho deciso che, se voglio finire il capitolo, prima 'sto articolo devo scriverlo, così mi tolgo il dente e non ci penso più.
La storia è questa: giovedì sera, mentre ceno in lieta brigata, tintinna un whatsapp e io mi allarmo perché mi arriva da Mauro Gentile, dipendente comunale di lungo corso, da due anni al fianco del sindaco come portavoce e coordinatore dei rapporti della Città con i media. E' persona seria, affabile e professionale: se manda un wa alle 21,30 di giovedì 13 agosto, penso, sarà capitato chissà quale malestro, su a Torino, quelli non li puoi lasciare soli un attimo che ne combinano qualcuna. Apro il messaggio e scopro che il valoroso Gentile, alle 21,30 dell'antivigilia di Ferragosto, invia a me - come agli altri giornalisti della sua mailing list - il link a un pippone che Chiarabella ha appena pubblicato sulla sua pagina Facebook. Trattasi di pippone in perfetto stile chiarabelliano, tra il crepuscolare e l'enfatico, nel quale la signora Appendino rivela al mondo le sue personali opinioni e considerazioni sulla consultazione in atto tramite la piattaforma Rousseau a proposito della liceità o meno di alleanze del Movimento con altri partiti.
Leggo e rileggo il pippone, e niente da fare: è evidente che l'argomento sono a) un referendum interno di un partito politico, il M5S, e b) i personalissimi rimuginamenti sulla questione da parte di una privata cittadina aderente a detto partito. Al limite, c) una disperata richiesta di soccorso rosso ai tanto detestati pidioti,  richiesta peraltro al momento respinta.
Non trovo, nel pippone, nulla che lo possa ricollegare all'attività amministrativa né del sindaco, né della giunta, né in genere alla Città di Torino; semmai alle prospettive elettorali di un sindaco uscente che però vorrebbe non uscire di scena.
Peccato che Mauro Gentile non sia l'addetto stampa della privata cittadina e aspirante candidata Chiara Appendino, bensì il "portavoce e coordinatore dei rapporti della Città con i media", e come tale stipendiato con il mio denaro.
Ora, mi pare stravagante che un pubblico amministratore, un sindaco, utilizzi un servizio pagato dalla Città (quindi dai cittadini tutti) per diffondere i personali pipponi che pubblica su Facebook; pipponi - ripeto- privi di qualunque apparente nesso con l'attività amministrativa della Città medesima. Stravagante come utilizzare l'auto di servizio per andare a trombare, ovvìa.
A meno che il Comune non abbia deciso di offrire un nuovo servizio alla cittadinanza; per cui Mauro Gentile d'ora in avanti si premurerà di diffondere presso l'ampia platea della sua mailing list i post su Fb dei semplici cittadini, in una vajontica piena di tramonti negli occhi, foto di gattini, giochi da ombrellone, esibizioni narcisistiche, selfie da spiaggia, cofane di pasta con le sarde e altre meraviglie.
Personalmente sarò ben lieto e riconoscente se il bravo Gentile si presterà a dare la massima visibilità a questo e agli altri articoli che riporterò sulle mie pagine Facebook a partire da oggi.
Io non sono un malpensante, e parto dal presupposto che Chiarabella non abbia abusato di un servizio pubblico, ma abbia soltanto voluto inaugurare con il suo autorevole esempio un benefit che d'ora in poi sarà a disposizione di ogni torinese. Nella denegata ipotesi che invece si sia servita per fini personali di una comodità che pago io, mi permetto di chiederle con la massima cortesia di darsi una regolata e non prendere l'abitudine. Sennò finisce che un giorno di questi viene a cazziarmi sotto casa perché le serve la mia macchina e non trova le chiavi.
Ad ogni modo, per completezza d'informazione ricopio qui sotto il pippone chiarabellesco. Se qualcuno ci trova qualcosa che riguardi direttamente le ordinarie attività amministrative del Comune è pregato di segnalarmelo; gliene sarò grato. Scriveva il 13 agosto Chiarabella sulla sua pagina Facebook:

Oggi e domani, fino alle 12, gli iscritti alla piattaforma Rousseau, potranno votare in merito a due quesiti.
Vorrei provare a entrare nel merito del secondo quesito e condividere con voi qualche idea.
No, tranquilli
(e chi si agita? NdG), non mi sono dimenticata del primo quesito. Molto semplicemente, come molti di voi sanno, quello della deroga al doppio mandato è un tema che potenzialmente mi tocca in prima persona. Dunque - anche per coerenza con quanto ho sempre detto su questo punto - mi sono astenuta dal voto e non aggiungerò commenti.
Ma veniamo, appunto, al merito del secondo quesito.
Sono passati oltre dieci anni da quel 4 ottobre 2009, quando nacque il Movimento 5 Stelle.
Chi di voi c’era dall’inizio?
Io mi sono avvicinata nel 2010, pochi mesi dopo. Ancora oggi, conosco e riconosco tantissime persone
(faccio cose, vedo gente. NdG). Migliaia e migliaia di attivisti in tutta Italia che con i loro sforzi, in qualsiasi modo, hanno permesso di realizzare quello che praticamente tutti ritenevano impossibile. Per i più eravamo il partito dello zerovirgola. Siamo diventati in pochi anni prima forza politica del Paese. Entrando nei consigli circoscrizionali, comunali, regionali, in Parlamento e, infine, al Governo.
Come è stato possibile questo?
È stato possibile perché abbiamo dimostrato, nei fatti, che si può fare politica in modo diverso. Che si può fare Politica mettendo le idee e le persone al centro della propria azione. Lavorando nell’esclusivo interesse dei cittadini, dei territori e dell’intero Paese.
Ma è stato possibile anche perché abbiamo fatto esperienza. Tanta, tantissima esperienza
(ma cazzo, cosa vuol dire "abbiamo fatto esperienza"? Mi stai raccontando che per cinque anni siamo stati nelle mani degli allegri chirurghi che facevano esperienza? Ma fattele togliere tu le emorroidi da uno che deve "fare esperienza"! NdG)

Abbiamo esultato, abbiamo sbagliato, abbiamo fatto scelte coraggiose. Alcune vincenti, altre per cui ci lecchiamo ancora le ferite (no cara, le ferite per le vostre scelte del cazzo ce le lecchiamo noi, non voi. D'altra parte, questa è la prima volta che ti sento ammettere d'aver fatto una qualche scelta del cazzo, tu che ci avevi sempre su quella faccetta da divinità offesa se solo qualcuno s'azzardava a ipotizzare che stessi combinando una cazzata... NdG).
E l’esperienza, gli errori - ma anche le vittorie - a volte ti portano a pensare che forse qualcosa avresti potuto fare meglio (su questo non c'è dubbio. NdG). Che il mondo non è solo bianco o nero (ma va'? E devi arrivare alla verde età di 36 anni e devastare i coglioni a mezzo mondo per scoprire questa evangelica verità? Ma dov'eri vissuta prima? A Shan-Gri-Là? NdG). Che le buone idee sono ovunque e che dialogo e confronto sono l’unico vero strumento per curarle, farle crescere e trasformarle in realtà (cristo, ma questa è fuori come un balcone: le ci son voluti cinque anni di nasate per farsi entrare nel cranio i fondamentali non dico della politica, ma della più banale convivenza civile. NdG).
Credetemi, in questi anni da Sindaca di quella che per me è la più bella città del mondo, ho imparato tanto (non è mai troppo tardi, cit. maestro Manzi. NdG)

E forse ciò che ho imparato di più è che le idee, per funzionare, devono andare oltre qualsiasi pregiudizio (ma stai a percularmi? Questo hai imparato sulla pelle della mia città? Sei orfana? Non ce l'hai avuto una famiglia che ti insegnasse da bambina questi banalissimi principii che ci distinguono dalle bestie feroci? Dove sei cresciuta? Nella giungla? NdG).
Non ho alcun timore a dire che mi sono dovuta ricredere su molte persone. Nel bene e nel male (brava. Ci sei arrivata pure tu, a capire che ti circondavi di brutte persone, dopo che se n'erano accorti tutti e te l'avevan detto ma tu no, sorda e cieca e dura signorina so-tutto-io, hanno dovuto spiegartelo a calci in culo giudici e questurini, per farti "ricredere". Ma va là... NdG) 
E non ho alcun timore a dire che se ciò non fosse accaduto probabilmente molti risultati non li avremmo portati a casa.
Semplicemente, sono e siamo cresciuti. E se qualcuno preferisce dire che siamo cambiati… beh, sì. Siamo cambiati (oh finalmente! Bastava dirlo. NdG).
Quei paletti che ci siamo dati ci sono serviti a non sbagliare strada quando ancora non sapevamo guidare (però guidavate lo stesso. Meriti di farti un viaggio in autobus con un autista senza patente. NdG). Ora siamo cresciuti e, mi sento di dire, è arrivato il momento di guardare oltre quei paletti.
Non è una questione di sigle, né di nomi. È una questione di fiducia in noi stessi. È una questione di fiducia nei territori.
Votare “sì” al secondo quesito vuol dire dare un’opportunità in più ai territori che oggi non esiste. Ma vuol dire anche far crescere dando più responsabilità. Proprio perché la possibilità di scelta è in sé una responsabilità. Ogni territorio deciderà cosa fare, nell’esclusivo interesse della sua comunità (Il signor Territorio, lui sì che sa come si sta al mondo!
 NdG).
La fiducia è il dono più bello che si possa fare (certo. Ma bisogna meritarselo, quel dono. Non te l'hanno detto, a casa tua? O da voi tutto era dovuto? NdG). Ed è ora di guardare oltre quei paletti.
Per questo motivo, su Rousseau, al secondo quesito ho votato sì.
Buon voto a tutte e tutti.



E da parte mia buon Ferragosto, divertitevi e non fatevi il sangue marcio, tanto va così.

Commenti

  1. Grazie. Aggiungo quello che reputa una brutta abitudine: l'uso dei vari account social e siti personali per le comunicazioni istituzionali da parte dei politici con ruoli particolari (sindaco, ministro, ecc)
    Paolo S

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