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LA TELEFONATA CHE NON TI ASPETTI

Francesca Leon puntualizza sul Qr-code

Ieri sera mi telefona Francesca Leon. Non capita di frequente. E a leggere il nome sul display mi assale una lieve inquietudine. In genere i politici se ti chiamano lo fanno per lamentarsi, e a volte sono un po' risentiti; Francesca in particolare ne avrebbe pure qualche motivo, alla luce dei miei bonari perculamenti. Io, che detesto le discussioni prima di cena (mi guastano l'appetito), rispondo con circospezione, ma la Maiunagioia mi spiazza: dopo avermi augurato buon anno, con grande cortesia spiega che desidera chiarire alcuni punti della vicenda dei Qr-code per i monumenti Unesco, offerto gratis al Comune dalla società Solve.it: offerta che il Comune, nella persona della Leon, avrebbe respinto a muso duro. Questo riferivo l'altro ieri, basandomi su notizie giornalistiche, nel post "Maiunagioia dura&pura: non li voglio senza bando, manco gratis".
Pur non essendo né Papa né polacco, anch'io sono sempre felice che mi correggano quando sbaglio: detesto la sciatteria, anche la mia, e se in ciò che scrivo c'è qualche inesattezza sono grato a chi me lo fa fondatamente notare. Pertanto ascolto Maiunagioia con gioia e interesse. 
Francesca intanto puntualizza che lo strumento da utilizzare per le eventuali proposte al Comune non è Co-City (come riportato nell'articolo dal quale avevo attinto le mie informazioni), bensì la piattaforma Torino CityLab. E vabbé, non è fondamentale, però la precisione è un dovere sempre.
Poi l'assessore mi spiega che in realtà non è automatico neppure mettere un cartello - o un Qr-code, o dedicare una app -per le residenze sabaude patrimonio Unesco. Dev'esserci l'adesione e la partecipazione degli enti proprietari dei beni, si devono raccogliere e concordare le informazioni, eccetera eccetera eccetera: a un certo punto della spiegazione io perdo il filo, ma in sostanza capisco che siamo al solito Ucas (ufficio complicazione affari semplici). E se qualcosa non funziona è colpa un po' di tutti, quindi di nessuno. Però, aggiunge la mia cortese interlocutrice, loro "ci stanno lavorando". Non ne dubitavo.
A Maiunagioia comunque preme soprattutto di precisare che è ingeneroso attribuirle una chiusura tanto sgarbata («Partecipino ai bandi di Co-City come tutti») alla proposta di Solve.it. E non solo perché la piattaforma è Torino CityLab, e non Co-City (cosa di cui peraltro mi importerebbe zero: tanto non ci capisco più niente di tutte 'ste piattaforme). In effetti, mi ricorda Francesca, la procedura regolare per iniziative di questo tipo da parte di privati è una manifestazione d'interesse o un bando del Comune. Non si possono affidare incarichi a muzzo, per simpatia o conoscenza personale, fosse pure con le migliori intenzioni del mondo. Non è questione di essere sospettosi, ma non si può mai sapere.
Questa è stata, mi assicura Leon, la sua obiezione alla proposta di Solve.it; in effetti più articolata e meno scortese di quanto apparisse dai giornali.
Prendo atto e volentieri riferisco, com'è logico e doveroso. Non cambia il senso del mio post: come ho spiegato nel post medesimo e ribadito a Francesca, a me di  Qr-code, app e relative procedure non frega un belino. Ciò che mi divertiva, e continua a divertirmi, è il fideistico appello al bando a fronte dello sputtanamento del sistema dei bandi cui assistiamo da anni. Giustappunto la corda in casa dell'impiccato, come scrivo nel mio post.
Però mi ha fatto piacere, la telefonata di Maiunagioia. Esaurite le precisazioni (mi segnala anche un'imprecisione sull'entità dello stanziamento 2017 per il Sistema Arti Performative e io provvedo in diretta a modificare il relativo post) continuiamo a chiacchierare amabilmente, commentando i fatti del giorno: la stravagante crisi di governo scatenata da Demolition Man, la tragedia del covid, le incognite che gravano sulle attività dello spettacolo dal vivo, la faticosa ricostruzione del rapporto con il pubblico che attende i musei, i teatri, e in particolare le sale cinematografiche.
E' stata una piacevole conversazione.

La lettera di Montaruli

Sempre nell'ambito della faccenda del Qr-code, mi corre ancora l'obbligo cronistico di riportare la lettera aperta indirizzata ieri alla Leon da Augusto Montaruli, il consigliere Leu della Circoscrizione 8 che aveva promosso l'iniziativa:
Gentilissima assessora Leon,
Mi scusi se mi permetto di disturbarla, ma poiché immagino non abbia avuto il tempo di leggere il mio ordine del giorno sul tema Unesco, provo qui a raccontarglielo. Mi preme soprattutto chiarire i razionali che mi hanno spinto a presentare l’atto in circoscrizione. Atto che è stato approvato e poi presentato in consiglio comunale dal capogruppo Francesco Tresso e anche lì approvato.
L’iniziativa nasce da due constatazioni: dall’assoluta mancanza di qualsiasi indicazione che segnali i luoghi torinesi “patrimonio dell’umanità; dal fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini/e torinesi (anche persone provviste di bagaglio culturale) non sappiano che Torino è una città Unesco per le residenze sabaude, per il MAB, in quanto creativity, learning e design city.
Queste constatazioni mi hanno portato ad un’altra riflessione. Gran parte dei torinesi ha perso, ed è visibile a chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire, quel senso di orgoglio di essere torinesi che abbiamo visto durante le olimpiadi del 2006 e durante le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.
Nella presentazione del mio atto consiliare scrivevo:
“E’ anche una questione di orgoglio cittadino, ultimamente sotto i tacchi, ci aiuterebbe ad avere un senso di appartenenza ad una comunità. Cominciamo almeno da qualche indicazione, da qualche cartello bello grande e molto visibile.”
Pertanto, cara assessora, van bene app sofisticate e realizzabili in un medio termine rivolte soprattutto ad un’utenza turistica ed in possesso di strumenti sofisticati, ma un cartello ed un qr code si possono e si dovrebbero implementare subito. Subito perché è fattibile, subito perché i costi sono irrisori, subito perché accessibili a tutti. Perchè la città lo merita. Perchè è fondamentale che i torinesi e le torinesi ne usufruiscano. Perchè quel senso di appartenenza alla città è fondamentale per guardare al futuro.
Mi consenta di chiudere questa mia lettera aperta con una domanda. Se l’offerta di rendersi disponibili a realizzare un progetto sul tema Unesco fosse arrivata dall’amministratore delegato di Lavazza o da Oscar Farinetti, come avrebbe risposto? Invitandoli ad andare sulla piattaforma Torino CityLab?
Augurandole buon lavoro la saluto cordialmente,
Augusto Montaruli

That's all, folks. E mi raccomando: se sbaglio, corrigetemi.

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