Maiunagioia (in alto con lo spadone sguainato) scaccia dal Paradiso del Comune gli spregiatori del sacro bando |
Il talento non è acqua. Né si compera al discount. Il talento o ce l'hai, o se non ce l'hai non te lo puoi dare. Per tale motivo rimpiangerò a lungo l'uscente amministrazione comunale, i cui molti talenti mi hanno regalato un quinquennio di stupori e meraviglie, nel never ending vaudeville di Palazzo Civico. Rimpiangerò in special modo il talento di trovarsi in contraddizione con se stessi, e conseguentemente di cacciarsi a testa bassa in situazioni di straordinaria, surreale comicità.
Sì, ci vuole talento, per riuscirci sempre: tanto più se ci riesci sfruttando anche le minchiatelle da nulla, appigliandoti alle più sesquipedali pinzellacchere. Quello è il Talento con la P maiuscola, il Talento dei grandi comici di una volta, di Totò, di Stanlio e Ollio, di Petrolini.
Ora che il tempo dei nostri autoctoni comici contemporanei volge al termine e il sipario sta per calare, paventavo avessero esaurito la loro vena e ci avviassimo a un lungo e stiracchiato addio senza più alzate d'ingegno. E invece...
Approfitto della prosa della collega Giulia Ricci che sul Corriere ci informa di quanto segue: Un’app che ti avvisa se passi vicino a un luogo di interesse. È l’idea del Comune per rilanciare i beni della città: una volta scaricata, al turista arriveranno notifiche audio, video o info su Palazzo Reale se si trova in via Garibaldi o sulla Cavallerizza se è in via Verdi (ecco, qualche informazione certa sulla Cavallerizza farebbe piacere anche a me, che turista non sono ma ne ho le palle che versano dei vaneggiamenti sul "futuro della Cavallerizza"... NdG). I tempi, però, non sono chiari (combinazione, i tempi non sono mai chiari: ci staranno lavorando, come al solito, e l'orizzonte temporale è sempre la settimana dei tre giovedì. NdG). Un’azienda, la Solve.it, si era offerta di creare gratis (e in tempi rapidi) una targa con qr-code per far conoscere ai viaggiatori i beni Unesco, che ad oggi non sono indicati. Ma l’assessora alla Cultura Francesca Leon ha rimandato la proposta al mittente: «Partecipino ai bandi di Co-City come tutti».
Capito? Sui grandi principi non si tratta. Non ti voglio senza bando. Neanche gratis. Non è una questione di vil danaro, ma di etica politica.
Ecco ciò che noi comici di basso rango definiremmo "un coraggio da Leon". Parlare di bandi in Comune equivale a parlar di corda in casa dell'impiccato, però fa più ridere.
Tranquilli: non vi riattacco la tiritera del bando-non bando, dei bandi ad personam e ad minchiam, dei bandi-quando-ci-va e dei bandi-buttati-nel-cesso. Ve l'ho raccontata un miliardo di volte, a questo link trovate uno dei tanti resumé, e non intendo stressarvi ulteriormente i santissimi come i comici che ripetono all'infinito la solita gag.
Però stavolta il vecchio sketch offre alcuni spunti nuovi e più segnatamente spassosi.
Il bando è il nostro Piave
Intanto, la granitica (e un po' sgarbata) dichiarazione di fede nel bando pronunciata con vibranti accenti da una Maiunagioia di nuovo in forma smagliante: "Participino ai bandi di Co-City, come tutti". Mi ricorda tanto l'altrettanto granitica dichiarazione della sua sodale Viviana Ferrero, pasionaria cinquestelle che nel febbraio 2019, intervenendo a piedi uniti nella vicenda della conferma o meno dell'assegnazione di certi locali, sede di uno storico centro culturale, dichiarò con fermezza da statista: "La modalità che come Movimento ci siamo dati per dare pari opportunità a tutti è il bando. E da qui non ci muoviamo". No pasaran. Hasta la victoria siempre. Spezzeremo le reni alla Grecia. Difatti l'indomani l'assessore Giusta giustamente confermò l'assegnazione della sede allo storico circolo, senza nessun bando.
Notti di riparazione
D'altronde, in altre circostanze la stessa Maiunagioia s'è mostrata meno rigida. Vi dice nulla la "Notte Bianca del Jazz"? (e se non vi dice nulla leggete qui). Maiunagioia se la inventò sui due piedi nel 2017, nell'ambito di una delle tante scombicchierate "rivoluzioni" del Jazz Festival, e la affidò, senza alcun bando, alle cure di un'associazione culturale che ella stessa aveva proditoriamente escluso dal Festival, dopo anni di onorato servizio. Quelli dell'associazione avevano piantato casino su Facebook, e Maiunagioia si parò il culo con quell'intervento "riparatore".
I miei Gronchi Rosa
Poi ci sono i grandi interrogativi dell'esistenza ai quali non sono riuscito a dare una risposta. Ad esempio, non sono riuscito (certo per inadeguatezza mia) a leggere il bando in virtù del quale dal 2018 Walter Rolfo ci ammanisce i "capodanni maggici" di Torino (e non solo). E neppure il bando con cui è stata individuata la ditta che ci ha regalato gli indimenticabili (ma spero in futuro dimenticati) spettacoli di droni fortemente voluti dall'assessora Pisano prima di trasferirsi a dronizzare il governo nazionale.
Ecco, quei bandi mancano alla mia collezione di bandi e sarò grato all'ufficio comunale che avrà la bontà di farmeli vedere: sono i miei personalì Gronchi Rosa, ci tengo.
Il dilemma tecnologico
Ma ancor più della impuntatura bandistica di Maiunagioia, ciò che più mi sganascia è la nullità della materia del contendere: se sia più giusto illustrare i monumenti di Torino con una app o con un Qr-code.
A me, per dire, mi fregasega. Sarò antiquato, ma quando faccio il turista mi trovo meglio con una Lonely Planet. Semmai mi piacevano le targhe davanti a palazzi storici di Torino: avete presente? Quelle in metallo, belle, con la spiegazione in tre lingue e il disegno dello spaccato del palazzo in questione. O anche quelle ovali con le "Storie di Torino" (seppur talora superficiali e approssimative) in alcuni angoli della città. Ci sono ancora, ma ne parlo al passato perché in apparenza nessuno le manutiene, alcune stanno diventando illeggibili, altre andrebbero riviste nei contenuti. Però le trovo più eleganti di un Qr-code o di un'app, e soprattutto più pratiche: stanno lì, ti dicono quello che vuoi sapere, e se non ti basta c'è sempre la Lonely Planet. A parte il fatto che se vado a visitare una città mi documento prima: mica parto senza manco sapere che cosa vado a vedere.
Ma si sa, siamo la città dell'innovazione nel settore puttanate, per cui dopo i droni e i monopattini ci stanno a puntino pure le app (e/o i Qr-code). Che poi, se pretendi che i turisti anziché leggere una comoda targa smanettino con lo smart phone, sarebbe cortese perlomeno mettergli a disposizione un wi-fi decente in tutto il centro storico.
Aggiornamento: nel post "La telefonata che non ti aspetti" trovate alcune puntualizzazioni di Francesca Leon.
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