Dall'intervista a Steve Della Casa sul Corriere di Torino di oggi (la trovate a questo link) non emergono soltanto i progetti del neodirettore per rinnovare il Torino Film Festival, adeguandolo alle esigenze contemporanee: vi si legge anche, pur fra ovvie cautele diplomatiche, la ferma intenzione di cambiare musica, superando le rivalità, i malumori e le guerre intestine che travagliano il "Sistema cinema" torinese, in particolare il Museo e i suoi festival.
Per come l'ho capita io, Steve non intende ritrovarsi, come è toccato al suo predecessore Francia di Celle, in mezzo al fuoco incrociato di sgomitamenti, rivalità, malcontenti e risse da cortile. A mio avviso, infatti, il nuovo direttore ha cominciato a mettere ordine nella struttura del Tff non soltanto per andare oltre i lasciti del passato ormai non più vitali, ma anche per disinnescare i focolai di tensione.
Riuscirà l'Omone nell'impresa di rilanciare un Tff con il fiato corto e in crisi di pubblico? Non ci resta che sperare in una svolta, dopo gli interminabili rivolgimenti interni al Museo e ai festival - spesso istigati o cavalcati dalla politica - che hanno ridotto in condizioni deplorevoli il nostro Sistema-cinema. Una cosa è certa: Della Casa, forte della sua competenza e della sua autorevolezza, non sarà un direttore-fantoccio: farà a modo suo, assumendosi i relativi rischi. E se dovesse sentirsi ingabbiato, è pronto a salutare la bella compagnia. Prendere o lasciare. D'altronde, che cosa abbiamo da perdere? Soltanto le rovine che ci siamo pervicacemente inflitti negli anni dissennati.
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