«Ultimamente lei mi ha strapazzato...», mi dice l'assessore ai Grandi Eventi Mimmo Carretta quando ci incontriamo per l'intervista. È vero, l'ho strapazzato. È il mio lavoro, strapazzarli se mi pare giusto. Ma il mio lavoro è anche dargli ampia oppurtunità di esporre le loro ragioni. Quindi, eccoci qua.
Carretta, lei è assessore ai Grandi Eventi. Ma spesso il «grande evento» è qualcosa di effimero, che lascia ben poco e non incide sulla vita e sul benessere dei cittadini.
«Il grande evento deve coinvolgere la città e generare delle ricadute sociali ed economiche: se fallisce quell'obiettivo non è un grande evento, è qualcosa che ha scelto di diventare grande in un determinato luogo senza lasciare benefici. Noi quando organizziamo le ATP ci muoviamo un anno prima per far sì che l'intera Torino partecipi, e chi arriva per l'evento possa godere appieno delle bellezze della città. Ci sono gli otto campioni del mondo, ok: ma a fare la differenza è il sistema che si costruisce intorno a quegli otto campioni, una tela di iniziative, di musei, di visite, di animazione. Le faccio un altro esempio, le Universiadi...».
Ho l'impressione che delle Universiadi, a differenza delle ATP, si siano accorti in pochi.
«Parliamo di due eventi diversi. Le Universiadi erano rivolte principalmente agli universitari, hanno rilanciato l'immagine di Torino città universitaria: eppure i sold out per le cerimonie di apertura e chiusura, i diversi sold out al Palavela e al PalaTazzoli, ci danno anche dei numeri importanti. Pensi ai 2.500 atleti, il massimo nelle ultime edizioni delle Universiadi invernali. E ai volontari, anche loro sui 2.500. Quei numeri ci mostrano una città che ha accolto gli atleti, li ha coccolati, insomma un evento che...».
Quanto ci è costato?
«Zero. Al Comune è costato zero, se lei pensa che sia stato staccato un assegno. Naturalmente offriamo un pacchetto di servizi a chi organizza l'evento: il personale del PalaTazzoli, i vigili, il trasporto pubblico, le convenzioni con i musei. Ma l'unico investimento diretto è stato il restyling del PalaTazzoli: 300 mila euro della Città e due milioni e mezzo circa dal tesoretto olimpico. Quelli sono investimenti che ogni città sede di eventi deve mettere in conto: si rinnovano le infrastrutture per l'evento, ma anche per poi ospitare le attività dello sport di base».
Parliamo del Capodanno. Non torno sul pasticciaccio di Tananai, ma mi dica: se in un bando si affida la valutazione delle candidature a una Commissione formata per quattro quinti da dipendenti comunali, che garanzia abbiamo che questa Commissione sia impermeabile a influenze della politica comunale?
«Non ci sono influenze. Certe insinuazioni mortificano le persone che fanno parte delle commissioni e che sono professionisti, dirigenti che si assumono delle responsabilità, a tutela della città. Ognuno può pensarla come preferisce, ma io credo assolutamente nell'azione portata avanti in Commissione dai dirigenti».
Però a volte accadono cose inquietanti. Ricordo male, o attorno al progetto della ruota panoramica, poi abortito, è saltato fuori il nome di quel Ferrara, indagato nell'indagine su Cioccolatò?
«Io quel signore l'ho incontrato nel corso di diverse riunioni in quanto concessionario del logo di Cioccolatò, e poi un'ultima volta per comunicargli la decisione di non dare seguito alla concessione, che avevamo ereditato dalla precedente amministrazione. Se dalle intercettazioni emerge che Ferrara abbia millantato un trattamento di favore da parte dell’assessorato per la ruota panoramica, restano sue dichiarazioni. Peraltro l’affidamento del progetto ha poi avuto diverso esito, con aggiudicazione ad altra società. Sulla ruota ci sono stati un percorso di valutazione e un bando, poi la conferenza dei servizi ha riscontrato delle criticità del luogo individuato e alla società che s'era aggiudicata il bando è stato comunicato che in quel luogo non c'erano le condizioni. Tutto qui, senza misteri».
(a postilla di questa dichiarazione, per amor di precisione, mi corre l'obbligo di aggiungere - nell'intervista lo spazio non sarebbe bastato - che non mi sembra assodato chi fosse realmente il concessionario" di Cioccolatò: all'epoca - regnante la pregressa amministrazione - anch'io tentai di capirci qualcosa, inerpicandomi senza frutto in un groviglio di società, sedi, nomi ad minchiam. Provate a leggere - a puro titolo d'esempio - questi due post risalenti il primo al 2017 e il secondo al 2019, e ditemi un po' voi, se vi pare una roba logica 'sto guazzabuglio di mercatini e cioccolatini, scatole cinesi, sedi vacanti e società mutanti... Ma vabbè, torniamo all'intervista. NdG)
E che mi dice di Todays? Anche quest'anno il bando è uscito in ritardo. Perché ci avete messo tanto? Il problema era la sede, dopo le proteste al Parco della Confluenza?
«Sì, era uno dei problemi. D'altronde da qualche parte i concerti bisogna pur farli: se continuiamo a mettere dei paletti, ritorniamo ai no che hanno già caratterizzato a lungo la stagione culturale di Torino. L'anno scorso il Comune non indicava l'area: la proponeva chi partecipava al bando, e doveva procurarsi tutti i permessi. E io rispetto le proteste contro l'uso del Parco della Confluenza, però chi ha messo su quel palco aveva i permessi, era in regola. Comunque stavolta il nostro impegno era individuare aree adatte ad accogliere un festival senza arrecare disturbo a nessuno, ed escludendo le aree sensibili interessate dalla rete Natura 2000».
Quindi si andrà al Parco Dora. Peccato però che Todays stenti da sempre, fine agosto è un periodo infelice per i concerti...
«Puntiamo a spalmare gli eventi cittadini nei dodici mesi».
Capisco, ma pure l'anno scorso c'era poca gente. E pochissima da fuori Torino...
«Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Negli ultimi tempi io non avevo mai visto a fine agosto un concerto con 9.500 paganti...».
Nemmeno io. Ma dove?
«A Torino, con i Massive Attack».
A me risulta, dati Siae, che i paganti erano 7.500. Comunque quel concerto da solo pesa per la metà dei paganti dell'intero Festival: la media delle altre sei serate era ben sotto i 1.500... non è deludente per un festival costato al Comune 650 mila euro di contributo?
«Io so solo che sono venuti i Massive Attack a Torino a fine agosto, e negli ultimi anni è il concerto a pagamento, a parte quelli allo stadio, con più presenze. Per me Todays è stata un'esperienza positiva».
Contenti voi... Ma l'intervento del Comune nel settore dei concerti, dove già operano gli imprenditori privati, non è concorrenza sleale?
«Quando metto a bando Todays, o Capodanno, io chiedo proprio ai privati di partecipare, se vogliono, a un bando, così da stimolare la concorrenza imprenditoriale. Se il Comune decidesse, senza un bando, che un dato impresario si occupa, metti, del Capodanno, quella sì sarebbe concorrenza sleale».
Però la gente maligna, insinua, sospetta, si sa già chi vince...
«Vince chi presenta l'offerta migliore. Altrimenti non faremmo il bando, andremmo per chiamata diretta. Prima c'era un bando, per Todays? No. Allora, se il Comune mette a bando Todays, lo fa con onestà intellettuale e si assume anche il “rischio”, tra virgolette, delle critiche. L'unica cosa che non accetto, come assessore, è lasciare le cose come stavano: Torino è cambiata dal punto di vista demografico, economico e sociale e dobbiamo impegnarci per dare un'identità a questa città nuova».
Insomma, come al solito va tutto bene madama la marchesa (volutamente in minuscolo). Triste, neh?
RispondiElimina