Cos'hanno in comune Stupinigi, Musei Reali, Circolo dei Lettori, Todays? I bandi. Bandi in ritardo, bandi lenti, bandi che stentano a partorire un risultato. Ci saranno pure mille buoni motivi (che io ignoro) per giustificare questi e altri disguidi: tuttavi a me 'sto andazzo non pare mica tanto normale. E lo scrivo nell'articolo uscito stamattina sul Corriere, che potete leggere anche a questo link. Ovviamente nel pezzo mi limito a esporre quattro casi di attualità: non mi basterebbe un giornale intero se mi mettessi a elencare tutte le manfrine e gli psicodrammi del passato (ricordate l'interminabile "sede vacante" al Museo del Cinema? O la battaglia campale per la direzione del Salone del Libro?) generate da una contingenza del tutto banale e ricorrente quale dovrebbe essere una nomina in un ente culturale. E ammettiamo: non è normale che in questa città quasi ogni bando (e dico "quasi" per carità di patria...) degeneri in uno spettacolo d'arte varia.
E già che stiamo parlando delle cose che non mi sembrano normali, ne approfitto per riportare qui sotto l'articolo per il Corriere, uscito l'altro giorno e non reperibile on line, con l'affettuosa cronaca dell'alato dibattito sul Museo dei Nobel, tenutosi in Commissione cultura mercoledì 12 e al quale si riferiva anche il post del 14 marzo che trovate a questo link.
Potevo perdermi la mitica Commissione cultura convocata per discettare della mozione del consigliere Catizone che vorrebbe un Museo dei Premi Nobel di Torino?Certo che no. Se non altro per capire per qual motivo una città dovrebbe sobbarcarsi i costi di un altro museo mentre già stenta a mantenere quelli che ha. Un Museo dei Premi Nobel, poi: e che ci azzecca? Basta il semplice motivo che il Premio, con centoventicinque anni di vita e oltre un migliaio di premiati (una ventina italiani), è andato in totale a tre scienziati – Luria, Dulbecco e Levi Montalcini - che hanno studiato medicina a Torino? Di cui due soli torinesi, Dulbecco essendo calabrese. Suvvìa, pare tirata per i capelli...
A dire il vero, Catizone nel testo della mozione citava pure Segrè tra i Nobel «torinesi», per far buon peso, ma in Commissione riconosce che trattavasi di forzatura «dato che Segrè non c'entrerebbe con Torino, ma su di lui ha avuto influenza lo zio torinese». E suo cuggino no?
Vabbè, andiamo avanti. Catizone nella mozione scriveva che «esistono già musei e istituzioni in altre città che celebrano i premi Nobel, e Torino potrebbe inserirsi in questo prestigioso circuito internazionale», ma ora puntualizza di «essersi documentato» (e meno male...) appurando che al mondo ci sono soltanto due città con un Museo dei Nobel, Stoccolma e Oslo: città, guarda caso, dove vengono assegnati i Nobel. Che stranezza, neh?
Quanto all'eventualità che un Museo dei Nobel a Torino abbia nugoli di visitatori, Catizone precisa che quello di Oslo ne ha ben 200 mila all'anno, «soprattutto scolaresche»: come dire che manco a Oslo i turisti sembrano interessati a un Museo dei Nobel.
Ma attenzione, c'è la carta vincente: le famiglie dei Nobel «torinesi» hanno detto a Catizone che sarebbero liete di offrire al futuro Museo i «cimeli» dei loro illustri congiunti. Bon, così almeno si risolve il problema di che cosa esporre.
Certo, fanno notare gli acuti consiglieri e ammette lo stesso Catizone, tale Museo «rappresenterebbe uno sforzo economico». Eh beh. Tuttavia, Catizone ipotizza una collaborazione degli «atenei del territorio»: tipo, aggiungo io, quell'Unito che manco riesce a riaprire il Museo di Antropologia, mentre gli altri suoi musei sopravvivono all'insaputa dei più. Ma ecco la panacea economica: «Potremmo riflettere – azzarda l'assessore Purchia, ma non mi pare granché convinta - sul coinvolgimento delle famiglie dei premiati, perché sono famiglie importanti (leggasi “abbienti”, NdG) ed esistono anche i mecenati». In altre parole, chiediamo alle famiglie se, oltre ai cimeli, sono disposte a sganciare pure la grana. Al che Catizone ci regala un detto memorabile: «A volte la volontà dev'essere superiore alla capacità di trovare risorse, penso non sia un problema insormontabile». Stupidi noi a non pensarci prima, basta volerlo e i soldi ti crescono sugli alberi. Come gli zecchini di Pinocchio nel Paese di Acchiappacitrulli.
Intanto s'è fatta una certa, e i nostri rappresentanti chiudono la bottega rinviando ogni decisione a un'ulteriore Commissione alla quale, con sprezzo del ridicolo, inviteranno le famiglie degli illustri per battere cassa. The show must go on.
per il Todays hanno fatto che arrendersi. Ottimo lavoro!
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