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LA LEGA DEI MUSEI CHIUSI

Quando si dice mettere insieme la fame con la sete: un museo, quello regionale di Scienze Naturali, riaperto a metà (beh, anche meno che a metà...) dopo dieci anni di chiusura, dall'8 ottobre ospita una mostra – anzi, una «immersive experience», che fa tanto moderno - dedicata al celebre idolo Zemi (o Cemì, fa lo stesso...) il pezzo più pregiato di un altro museo, quello universitario di Antropologia ed Etnografia, chiuso da 41 anni (diconsi quarantuno) e per il quale non s'intravvede una data di riapertura.
Beh, qualcuno s'era spericolatamente azzardato a fissarla, la benedetta data di riapertura. Lo spericolato fu, nell'ottobre 2021, l'allora magnifico rettore dell'Università di Torino Stefano Geuna. Inaugurando una piccola mostra alla Reggia di Venaria nella quale si esponeva per l'appunto l'idolo Zemi, il Magnifico a precisa domanda dichiarò che intendeva «ridare entro tempi ragionevoli una casa adeguata a tutte le collezioni universitarie. Lavorando fin da subito conto di riuscirci nell'arco del mio mandato».
Sono passati quattro anni, il mandato di Geuna è terminato, l'Università ha una nuova magnifica rettrice, ma al Museo universitario di Antropologia ed Etnografia non è successo nulla. Chiuso, resta chiuso. Una nuova sede (la «casa adeguata» vagheggiata da Geuna) non c'è. Lo Zemi giace nei depositi, salvo rare «libere uscite» per mostre come quella al Museo di Scienze Naturali.
Se vi pare normale...

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