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TUTTI I CONTI DEL SALONE, MENTRE TRAMONTA IL PALA ALPITOUR

Questa mattina, quando ha letto il mio post "Lingotto-Salone: Fassino media con il coltello alla gola", il buon Rolando Picchioni, presidente del Salone del Libro, è rimasto un po' attapirato. Non per la sostanza, ma per il passaggio in cui riferivo che qualcuno mi ha parlato di un "passivo di un milione di euro" nel bilancio del Salone.
Picchio sa che noi giornalisti capiamo un cazzo di molte cose, e segnatamente di economia. Per cui non se l'è presa più di tanto. Ma poiché non gli va di passare per bancarottiere, mi ha convocato. Apro una parentesi: l'espressione "convocato" non è denigratoria. L'ho spiegato anche a Picchio, quando mi ha precisato che lui e Ferrero ieri non sono stati "coinvocati" da Fassino, e che anzi l'incontro l'avevano chiesto loro, ripetutamente. Ma insomma, sono questioni lessicali. Picchio chiama Gabo, e Gabo va da Picchio, e si becca lo spiegone sul bilancio. Che poi è interessante. Intanto, vi pubblico qui, papale papale, il pro-memoria che mi ha dato Picchio, così non faccio errori.

Tutti i soldi del Salone, con le parole del Salone

Intanto dovete sapere che la Fondazione del Libro dispone di un Fondo di Dotazione, che viene alimentato ogni anno con le cifre stanziate dagli enti locali. Questo Fondo di Dotazione della Fondazione (per ciò che riguarda il Bilancio consuntivo 2013) è così costituito:
·        800.000 euro dal Comune di Torino
·        600.000 euro dalla Regione Piemonte
·        210.000 euro dalla Provincia

Totale: 1.610.000 euro.

La Regione Piemonte destina inoltre ulteriori contributi totalmente finalizzati alla gestione di specifici progetti quali il Concorso Nazionale Lingua Madre, Nati per Leggere, il Parco Culturale Piemonte Paesaggio Umano e quantificati in circa 240.000 euro.

Il Fondo di Dotazione viene utilizzato per coprire le spese correnti di Fondazione e Salone, sotto cui ricadono l’intera organizzazione del Salone, affitto sede (la sede della Fondazione, in via Santa Teresa, Ndr), utenze, personale (che – va sottolineato - incide appena per il 22%), varie.

Al 31 dicembre 2013 il Patrimonio netto della Fondazione era di 322.632 euro, mentre nel 2012 era 1.189.166 euro. L’erosione è stata determinata dall’intervento dei costi sostenuti per l’organizzazione e l’allestimento della mostra L’Italia dei Libri 1861-2011 (costata 486 mila euro: i fondi promessi non sono mai arrivati, precisa Picchioni, Ndr), alla persistente incidenza degli oneri finanziari per i tardivi pagamenti da parte delle Istituzioni (ritardo che supera spesso anche l’intero anno) (una stangata da circa 200 mila euro all'anno, Ndr) e al venir meno di contributi promessi e non erogati.

Si profilano quindi tre possibili opzioni: o adeguamento del Fondo di Dotazione, fermo nei suoi valori nominali al 1998 e mai rivalutato nemmeno con gli indici Istat; oppure ampliare il perimetro delle risorse avocando alla Fondazione la gestione del ramo d’azienda commerciale con la vendita degli spazi espositivi e la gestione delle biglietterie (oggi è nelle mani di Gl Events, e rende circa 2.6/2.800.000 euro, Ndr); oppure ancora aggiornando le condizioni contrattuali con il Lingotto.

In ogni caso sarà necessario calibrare accuratamente le proposte dei progetti speciali all’effettiva copertura finanziaria necessaria per la loro realizzazione.

Si ricorda che la Fondazione, al di là dei suoi sostenitori istituzionali, da tempo ricorre alle sponsorizzazioni e al fund raising, che nel 2013 hanno raggiunto la somma di 1.382.000 euro da Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio di Torino, Fondazione Crt, Intesa Sanpaolo, Bnl, Associazione delle Fondazioni di Origine bancaria del Piemonte, Blufin e altri.

Finito il testo ufficiale. Proviamo a capirlo

Questo è quanto. Provo a spiegare, in base a quello che ho capito io: ciò che preoccupa Picchioni è l'erosione del Patrimonio netto (cioé i soldi presenti in cassa a prescindere dai finanziamenti annuali erogati degli enti pubblici: i "risparmi" della Fondazione, insomma, la riserva di sicurezza). Tale Patrimonio è stato messo a dura prova soprattutto dalla mannaia degli oneri finanziari (cioè gli interessi pagati alle banche che materialmente anticipano al Salone i soldi promessi dai finanziamenti pubblici, che vengono erogati con ritardi biblici). Inoltre, Picchioni sa che l'anno prossimo potrebbe mancare il contributo della Provincia: non è detto che subentri, nel finanziamento, la Città Metropolitana.
Quindi, per non rischiare di trovarsi in futuro con le tasche vuote vuote, ci sono tre vie, le "tre possibili opzioni" citate nel promemoria, e che adesso vi analizzo.

Le tre opzioni

1) Comune e Regione adeguano, aumentandolo, il Fondo di Dotazione. Ipotesi fantascientifica, dato che gli enti locali sono alla canna del gas. Benché, mi viene da obiettare, i soldi per il Festival Jazz e per il Festival Mozart Braccialarghe li ha trovati eccome.
2) La Fondazione si riprende la gestione del ramo d’azienda commerciale: un business (tra biglietti d'ingresso, vendita degli stand e fornitura di servizi agli espositori) da 2.800.000 euro all'anno. Ma se Gl Events deve rinunciarci, è chiaro che in cambio pretende che il Salone paghi l'affitto del Lingotto. La disputa è sul quanto debba essere questo affitto. Gl Events chiede un milione e duecentomila euro per 15 giorni (tra allestimento, giorni di Salone effettivi e smontaggio). Un'enormità, replica Picchioni. In effetti, per venti giorni il Salone del Gusto paga un milione di euro, e ha in più anche l'Oval. Insomma, Picchio è disposto a pagare, ma non a farsi prendere per il naso.
3) Si aggiornano le condizioni contrattuali. Ovvero, tutto resta com'è oggi, o quasi: Gl Events continua a intascare il business di biglietti, stand e servizi, e ovviamente non fa pagare l'affitto al Salone, al quale anzi riconosce una royalty. E proprio qui sta il problema: attualmente Gl Events passa al Salone circa 150 mila euro all'anno; Picchioni ritiene che siano davvero pochi, e ne pretende almeno 500 mila. Quanto gli basterebbe per mettere in sicurezza il bilancio della Fondazione anche per il futuro. Peccato che franciosi dal braccino corto non ne vogliono sapere di cacciare il grano.

Il tramonto del PalaAlpitour

A questo punto si è inserita l'offerta di ParcoOlimpico, che metterebbe a disposizione del Salone il PalaAlpitour per un affitto di 700 mila euro tutto compreso. Cifra inferiore di mezzo milione di euro a quanto pretendere Gl Events. A Picchioni la proposta è piaciuta, sul momento. Anche perché bastonava il monopolio leonino di Gl Events. Quelli di Gl Events allora sono corsi da Fassino a pianger greco e a minacciare l'abbandono del Lingotto, e Fassino s'è preso paura che i franciosi gli mollassero sul gobbo quel mausoleo. Quindi ha rassicurato i franciosi che il Salone resterà al Lingotto, ma al tempo stesso ha promesso a Picchioni che li indurrà a più miti pretese.
 Oggi Picchioni mi è sembrato decisamente meno entusiasta dell'ipotesi PalaAlpitour. Credo che il progetto tecnico di ParcoOlimpico gli sia arrivato, ma se devo dirla tutta ho avuto l'impressione (ripeto: impressione mia) che ne parlasse come di una opzione ormai tramontata.
Nei prossimi giorni vedremo quali risultati porterà la mediazione fassinesca. Però mi sembra che Picchioni non preveda una conclusione a breve. Il 9 ottobre, quando il Salone incontrerà la Buchmesse di Francoforte, si parlerà della partecipazione della Germania al Salone 2015, ma non della sede. E la decisione potrebbe anche slittare a dopo il cda della Fondazione, in programma il 10 ottobre al Monastero di Bose. Dove, presumo, tutti si raccomanderanno a Santa Rita, la santa degli impossibili, affinché la mediazione di Fassino dia buoni frutti.

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