Il silenzio è d'oro. Da sinistra, Francesca Leon accanto all'assessore aggiunto Giovara e ai super esperti Dilengite e Guenno |
Le ho letto negli occhi un misto di sorpresa e timore. Sospettava la fregatura, e la capisco. Francesca vive un momento difficile in un mondo difficile, dove l'imboscata è all'ordine del giorno; e finora, lo riconosco, io non le ho mai dato soverchie soddisfazioni. Neppure lei a me, d'altronde.
Poco importa. Io sono severo ma giusto, e senza pregiudizi: se chiamo le minchiate col loro nome, so anche riconoscere i meriti laddove ne scorgo traccia. Così ho rassicurato Francesca sulla schiettezza del mio compiacimento e ho infilato la porta dell'ascensore, che s'è chiusa sul suo sorriso stupefatto.
A questo punto il curioso lettore vorrà sapere cos'abbia mai combinato Francesca Leon per istigarmi a simili inconsuete smancerie. Tenete a freno la curiosità: devo raccontarvi l'antefatto.
Chi si rivede! La mozione sul Teatro Regio
Tutto comincia stamane, in un fresco giorno che già sa di primavera: il piccolo Gabo nota che nel pomeriggio è in programma una seduta della Commissione cultura, e decide di non perdersela. Intanto perché ormai le sedute della Commissione cultura del Comune sono più rare degli eschimesi nel Sahara, o dei neuroni in certe cabeze; ma soprattutto perché è in programma la simpatica mozione per un'ipotetica riforma del Teatro Regio (meccanografico 2017/05558) propugnata dall'assessore aggiunto Massimo Giovara, che ho già avuto occasione di sbertucciare (la mozione, non Giovara) suscitandone l'inevitabile incazzo (di Giovara, non della mozione).Tale mozione è stata oggi dottamente laudata in Commissione cultura da Giovara medesimo, spalleggiato da due super esperti che, ho appreso, hanno largamente contribuito a redigerla. I due super esperti sono il corista del Regio (ed ex rappresentante sindacale) Roberto Guenno, già assessore alla Cultura in pectore di un'eventuale giunta cinquestelle al tempo delle Regionali del 2014; e il baritono Pier Luigi Dilengite, che per mia sfortuna e manchevolezza non ho mai avuto il piacere di ascoltare, ma che si qualifica come "referente nazionale del M5S per le fondazioni liriche". Dunque, due professionisti dell'opera all'opera (battutona!).
La mozione che hanno elaborato di concerto con Giovara (ribattutona! L'aria di Palazzo Civico esalta il guitto che è in me...) si può suddividere in tre sezioni.
La mozione, parte prima: logiche e lodevoli aspirazioni
La prima sezione è quella delle aspirazioni logiche e lodevoli, specie in tempi di ristrettezze: ottenere il riconoscimento del Regio come ente lirico d'interesse nazionale per accedere agli speciali contributi statali certi e triennali; aumentare le produzioni e le recite ottimizzando le risorse e razionalizzando le spese; allargare il pubblico con particolare attenzione ai giovani e ai turisti. Né poteva mancare l'inevitabile richiamo al fundraising, il noto sistema che garantisce ingenti introiti a chiunque, con l'eccezione di tutti coloro che tentano di fare del fundraising. Sulla questione fundraising mi sono già espresso: quindi mi limito ad aggiungere un ammirato "ma bravi furbi, era così facile! Chissà perché nessuno ci ha pensato prima!".La mozione, parte seconda: abbiamo già dato
La seconda sezione la potremmo definire "abbiamo già dato": e difatti la magnifica con particolare entusiasmo l'esperto Dilengite, che non è torinese e sospetto non sia del tutto a giorno di quanto già faccia da anni e anni e anni il Regio in materia di decentramento, iniziative per le scuole, facilitazioni e sconti per le fasce deboli, gli anziani, i giovani, gli studenti, i bisognosi, i carcerati. Auspicare un impegno del Regio in tal senso è come auspicare che un prete dica messa. Il forestiero Dilengite può non saperlo: ma sant'iddio, qualcuno lo informi, per favore! Il sovrintendente Vergnano lo ribadisce, racconta e sciorina ad ogni maledetta audizione di fronte a questi stessi commissari: stessero un po' attenti, i discolacci, e imparassero una buona volta ad ascoltare la gente quando parla, eviteremmo di perdere tempo a spese del contribuente.La mozione, parte terza: un pasto sicuro
La terza sezione, infine, è la più divertente - almeno finché uno non realizza che quel divertimento lo pagherà di tasca sua. E' la sezione che definirei "un pasto sicuro". Vi si auspica infatti la creazione di una "compagnia stabile" del Regio, con cantanti regolarmente assunti, e selezionati tramite democratiche audizioni "open". Ciò consentirebbe, sostengono Giovara e i suoi espertoni, di moltiplicare le rappresentazioni con spettacoli a basso costo giustappunto per giovani e turisti (si presume non troppo esigenti), e al tempo stesso di sottrarsi alla logica perversa degli artisti ingaggiati tramite le diaboliche "agenzie".Le audizioni aperte a tutti, aggiungo io profondamente ammirato, offrirebbero inoltre la chance di cantare al Regio agli innumerevoli talenti incompresi o perseguitati dal tenebroso "Sistema Operistico".
Come ciò si concili con l'equilibrio del bilancio e l'innalzamento della qualità artistica del Regio potrebbe sfuggire ai più; però, rassicurano Giovara e i suoi, il sistema funziona benissimo in Germania. A dire il vero in Germania funzionano benissimo infinite cose che in Italia non funzionano, dalle leggi elettorali agli spaghetti con la marmellata. Ma non ne so abbastanza per discuterne, quindi prendo atto di quanto mi garantiscono gli espertoni a proposito della Germania.
Di certo però a Torino - che non è Berlino - la trovata funzionebbe alla perfezione come ammortizzatore sociale per un po' di cantanti d'opera di incerte fortune, che riuscirebbero finalmente a garantirsi - a spese del Regio, quindi mie - uno stipendio a fine mese e due pasti caldi quotidiani, oltre a ogni tutela sindacale del caso. Voglio poi vederli, a cantare tutti i giorni per i giovani e i turisti, magari pomeriggio e sera e - dio non voglia - pure di domenica. Salvo scoprire poi l'esistenza di un qualche contratto dei cantanti d'opera che non lo consente.
Dal punto di vista dei lavoratori dello spettacolo - ben rappresentati dall'attore Giovara, dal corista Guenno e dal baritono Dilengite - l'innovazione è senz'altro auspicabile. Per la salute del Teatro Regio non saprei, e mi concedo qualche dubbio.
Il bel tacer di Francesca
Non pretendo comunque d'avere la verità in tasca perché non canto al Regio (e da nessun'altra parte) né sono un espertone in gestione degli enti lirici. Tuttavia ho molto apprezzato l'atteggiamento dell'assessore alla Cultura Francesca Leon. Maiunagioia stavolta m'ha regalato una grande gioia.Francesca se n'è rimasta zitta e buona per l'intera seduta, accanto all'assessore aggiunto Giovara che spiegava, perorava, rispondeva alle obiezioni, dirigeva il traffico e dava indicazioni di dettaglio. Poi, in chiusura di Commissione, ha timidamente chiesto la parola e ha dichiarato il suo apprezzamento per lo spirito della mozione "volta a migliorare il funzionamento del Regio e a valorizzarne il ruolo"; ha ribadito con calore i temi esposti nella prima e nella seconda sezione; ha dichiarato che il documento è un ottimo punto di partenza per aprire un tavolo (ovviamente) che approfondisca il dibattito con le parti interessate.
E s'è presa ben ben guardia - con la dignità del buon senso - dal proferir verbo in merito agli ammortizzatori sociali per cantanti d'opera disoccupati.
Al che non ho saputo trattenermi. E sono andato a stringerle la mano. A momenti l'abbracciavo, cara, sensata, sfortunata Francesca.
Il riferimento ai teatri d'opera tedeschi mi fa venire in mente una loro caratteristica che li rende molto efficaci nel diffondere ovunque l'opera lirica: le dirette streaming via internet degli spettacoli d'opera e balletto. Lo fa la Wiener Staatsoper di Vienna (in questo caso la visione dello spettacolo ha un costo di 14 euro, cifra irrisoria se confrontata con il prezzo pieno di un biglietto). Si accede da qui: https://www.staatsoperlive.com/en/ Inoltre mette anche a disposizione per il noleggio online spettacoli registrati di stagioni passate. Poi c'è l'opera di Monaco di Baviera, la Bayerisce Staatsoper che fa ancora meglio; trasmette in diretta streaming con accesso gratuito tramite la Staatsoper,tv https://www.staatsoper.de/en/staatsopertv.html?no_cache=1 Il Teatro Regio per ora si limita a rendere visibili alcuni spettacoli (per es. la Turandot) su Internet tramite il portale europeo Operavision: https://operavision.eu/en La visione è grautita, ma l'accesso scade dopo qualche mese e riguarda solo qualche spettacolo ogni tanto. Per quanto ne so nessun teatro d'opera italiano trasmette alcunché via diretta streaming, né gratuita né a pagamento (non parlo dei casi di diretta tv). Credo che se il Teatro Regio di Torino ha già la tecnologia per trasmettere qualcosa su Operavision lo può fare per tutto. Potrebbe decidere di farlo gratuitamente o a pagamento, come fanno a Vienna. In tutti casi quanto ci guadagnerebbe in popolarità e accessi? Molto, visto anche il panorama italiano.
RispondiEliminaE daje con lo streaming. Anche i tre espertoni l'hanno a lungo menata con lo streaming. Ma in questo paese c'è qualcuno che si è accorto che esiste un canale digitale GRATUITO che si chiama Rai5 E propone eccellenti opere più volte nel corso della settimana, con riprese dai migliori teatri, non ultimo il Regio? E lo sapete qual è lo share medio di Rai5? Non arriva allo 0,5 per cento. Ripeto: lo zero virgola cinque per cento. Guardi, il problema italiano non è vedere l'opera in streaming o in tv: è riscattare quell'80 per cento della popolazione - dati ufficiali, peggior piazzamento nell'Ue insieme con la Spagna - costituito da analfabeti funzionali. E lì ci vuole altro che qualche opera in streaming. Ci vorrebbe una scuola vera e meritocratica che premia l'impegno e le capacità, con professori rispettati e motivati, genitori che non difendono a spada tratta l'ignoranza proterva dei pargoli, un sistema sociale e politico che riconosce la cultura come un valore e non come una colpa da punire e umiliare. Per come siamo messi oggi, l'opera in streaming non reggerebbe il confronto non dico con You Porn, ma neppure con i tutorial sulla preparazione della pizza. E d'altronde, qualcuno si è chiesto quanti sono gli italiani che si collegano agli streaming gratuiti dell'Opera di Monaco? In questo paese, dove il 60 per cento della popolazione non legge neppure un libro all'anno - né si vede come potrebbe, considerata la prevalenza dell'analfabetismo funzionale - più che la fruibilità della cultura mancano i cristi disposti a fruirne.
EliminaUna iniziativa non esclude l'altra. Anche perché hanno caratteristiche diverse. Nel caso di Rai5 viene trasmessa una sola opera per volta da un solo teatro. C'è qualcuno a Rai5 che decide la programmazione, vengono fatte delle scelte. Nel caso di un canale streaming via Internet è come se il teatro possedesse il proprio canale tv. Decide tutto il teatro: quando trasmettere (quale diretta? in quale giorno?), se far accedere a pagamento o gratuitamente. Può dare inoltre accesso a opere di stagioni precedenti mettendo a disposizione per il noleggio una collezione di video di opere. È una cosa quindi diversa dalla programmazione di Rai5. Un canale streaming contribuisce molto alla pubblicizzazione degli spettacoli di un teatro. Anche perché lo si raggiunge da qualsiasi parte del mondo, possibilità che forse Rai5 non assicura, o non con la stessa facilità. Più in generale io credo che in casi come questi prendere decisioni guardando alle statistiche "nazionali" non aiuti molto. Sappiamo bene che in settori come cultura, istruzione, lettura, l'Italia è caratterizzata da enormi differenze regionali. Considerare solo statistiche nazionali non fa emergere le specificità locali. D'altronde il Regio ha già scelto la trasmissione via Internet tramite il portale europeo OperaVision. Tuttavia questa scelta ha dei limiti che emergono dal confronto con le scelte dei teatri tedeschi. Poi che dire? La realtà dimostra che per il momento che in Italia si continua a pensare molto in termini di televisione nazionale e molto poco a Internet, mezzo molto più flessibile che presenta molti vantaggi in più.
EliminaNon sono un esperto di lirica ma mi chiedo se non sia incongruente, a prescindere dalla sostenibilità dei costi, avere dei cantanti in pianta stabile. Voglio dire, in ogni opera cantano voci diverse, quindi è abbastanza improbabile che una stagione di spettacoli possa sempre impegnare tutti i cantanti a libro paga e non avere ruoli scoperti. Si dovrà quindi ricorrere a artisti esterni per certi ruoli e non far lavorare alcuni di quelli assunti. Credo che sia proprio per questo che non si assumono lirici con contratti a tempo indeterminato e si preferisca chiamarli a contratto spettacolo per spettacolo
RispondiEliminaL'ensemble "stabile" di cantanti è una cosa che personalmente ritengo discretamente impraticabile.
RispondiEliminaIl problema dei cantanti a libro paga che rimarrebbero fermi in alcuni titoli, sarebbe il problema minore (dei periodi di riposo e di studio sarebbero assolutamente doverosi per l'accuratezza della preparazione e per non massacrare anzitempo le voci)... il vero problema sarebbe il livello.
È davvero impensabile credere di poter trovare un gruppo di cantanti in grado di poter ricoprire degnamente (cioè ad un livello compatibile con un teatro come il Regio, che cioè non sia esageratamente da provincia selvaggia) i cast di numerose opere diversissime fra loro, senza rischiare di diventare essi stessi una pessima pubblicità per l'opera lirica.
Ricordiamoci sempre che la lirica, per emozionare e catturare nuovi ascoltatori, deve anche essere cantata bene. Non sono certo le recite buttate lì per "fare numero" che possono cambiare le cose, soprattutto in una situazione come quella italiana.