In questi giorni mi sono occupato d'altro, così ho saltato qualche puntata della tragicommedia del Salone del Libro. Adesso, tanto per non perdere il filo, tento un rapido riassunto, a futura memoria.
Dipendenti: chi è dentro e chi è fuori
Intanto è arrivato l'esito dei bandi del Circolo dei Lettori per assumere il personale destinato a organizzare "un evento internazionale di promozione del libro" (questa è la dicitura prudenzialmente usata, non potendo ancora utilizzare il marchio "Salone del Libro"). C'erano sei posizioni utili: ma soltanto quattro degli ex dipendenti dell'ex Fondazione per il Libro ce l'hanno fatta: Marco Pautasso (che era il vicedirettore del Salone), Maria Giulia Brizio (la referente per Bookstock e altre iniziative per i ragazzi), Andrea Gregorio (già responsabile della programmazione), e Niccolò Gregnanini (responsabile dell'ufficio gare). Tra gli esclusi, un'altra storica colonna del Salone, Antonella Cavallo, responsabile dei premi letterari, come Nati per Leggere e Mondello: ha partecipato a due dei bandi, ma non era prevista la sua figura professionale. Dal Circolo fanno sapere che dei premi letterari si potranno occupare direttamente, senza nuovo personale. Sarà.
Restava una quinta posizione per la segreteria: il posto è andato alla giovane Laura Savarino, proveniente dall'Indice e con esperienze come collaboratrice del Salone.
La musica di Gozzi
Ma il vero colpo di scena arriva adesso: il sesto bando era per l'assunzione di "un impiegato per la programmazione prevalentemente a carattere musicale". Nel Salone quel ruolo era ricoperto da Pierumberto Ferrero, il quale ha regolarmente partecipato al bando, piazzandosi però secondo. E indovinate chi ha vinto? Gianluca Gozzi. Già anima del club di tendenza "Blah Blah", promotore dei concerti allo Spazio 211, inventore di Spaziale Festival, scelto nel 2015 a Fassino e confermato poi in gran spolvero da Appendino per dirigere Todays, il famoso festival basato a Torino Nord ma con ambizioni internazionali. Un uomo bipartizan, insomma, che adesso diventa un dominus della musica a Torino. Con il nuovo incarico, oltre a curare i concerti che verranno organizzati durante il Salone (e ciò significherebbe, tra l'altro, che il Salone tornerà a organizzare in proprio i concerti...), al Circolo Gozzi sarà anche il responsabile delle attività a Maison Musique che presto - con appena tre anni di ritardo... - dovranno finalmente partire.
Resta da capire se tante incombenze - il posto di lavoro al Circolo è a tempo pieno e indeterminato - consentiranno a Gozzi di mantenere anche il ruolo di direttore di Todays. Se ce la farà, Gozzi dovrà lavorare anche la notte per assolvere ai suoi numerosi impegni. In caso contrario dovrà lasciare Todays, e allora si aprirà il capitolo della sua successione. Ma questa è un'altra storia.
L'addio del segretario
E veniamo alle dolenti note dell'ex Fondazione per il Libro, e della relativa asta per il marchio.
Prima di tutto c'è da registrare l'addio del segretario generale. Michele Petrelli, l'uomo della Regione piazzato al vertice della moribonda Fondazione un anno esatto fa, lascia tutti gli incarichi nella squadra chiamparinesca, dice "per motivi personali". E se ne torna a Milano.
Chi si compra il marchio?
Di sicuro Petrelli non aveva più molto da fare per un Salone del Libro le cui sorti si decideranno il 24 dicembre con l'asta che ci dirà chi sarà il nuovo proprietario del marchio. L'iniziativa della "colletta popolare" lanciata dal gruppo Fb "Pazzi per Torino" non sembrerebbe molto credibile, a meno che - come si dice in giro - dietro non ci sia ben altro: il famoso "progetto politico" per un movimento civico in vista delle Comunali del 2021 di cui sottotraccia a Torino si comincia a parlare con insistenza, e che in qualche modo si rifà al modello dell'Alleanza per Torino che portò Castellani sulla poltrona di sindaco.
La convinzione più diffusa è però che le Fondazioni bancarie, tramite Equiter, parteciperanno all'asta. Magari imbarcando pure i volonterosi di "Pazzi per Torino": non mi stupirebbe, alla luce del "progetto 2021" di cui sopra. C'è invece chi dice che le Fondazioni bancarie con la loro mossa intenderebbero sostenere il "business plan" proposto dagli ex fonditori del Salone. Costoro vorrebbero - con il finanziamento delle banche - comperare il marchio e gli allestimenti a un prezzo ben superiore alla miseria di 500 mila euro fissati come base d'asta dal liquidatore, per poi cederlo in comodato gratuito alle istituzioni locali. L'operazione, fruttando più denaro alla liquidazione, consentirebbe poi agli ex fornitori di recuperare una buona parte dei loro crediti.
Il comun denominatore di queste ipotesi è che, alla fine, gli acquirenti intenderebbero consegnare il marchio a Comune e Regione, nella speranza che ne facciano buon uso. Bah, sono soldi loro e possono usarli come meglio credono. Personalmente l'idea mi trova scettico, considerati i precedenti.
Ma girano pure altre voci, e altri nomi. Secondo alcuni all'asta si interesserebbero esponenti della finanza torinese (ho sentito citare Renzo Giubergia, ma in verità se ne sentono di ogni, di 'sti tempi...) mentre sembra tramontata l'ipotesi-Cairo: pare che in effetti l'editore del Corriere e presidente del Toro ci avesse fatto un pensierino, ma la cosa allarmava chi - come Chiarabella - non vuole che il marchio finisca in mano a un privato.
Insomma, è un bel casino. A Natale sapremo. Spero non sia un Natale triste.
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