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E IL FESTIVAL VA

Al Lingotto: da sx, Bandakadabra, Littizzetto e Virzì
Partito. Seratona all'Auditorium del Lingotto. Non ricordo, in trentun anni, un'altra inaugurazione del Torino Film Festival così divertente. Merito del film d'apertura, certo: "Last Vegas" fa scassare, ed è pure un bel film. Beh, ci mancava che con quei quattro vecchietti terribili - De Niro, Freeman, Kline e Douglas - fosse una schifezza. Non perdetevelo quando esce nelle sale.
Però la parte migliore della serata è stata la cerimonia, che di solito è una palla mostruosa, un po' per l'understatement tipico della rassegna, un po' perché - dopo Steve Della Casa, cazzaro sempre pronto alla risata - i direttori che hanno preceduto Paolo Virzì non erano dei campioni del cabaret. Gente per bene, sicuro, anche piacevoli nel privato: ma non è che puoi pretendere di metter su uno spettacolino ridanciano con la Giulia D'Agnolo e Turigliatto, e neppure col garbato Amelio. Quanto a Moretti, ha di sicuro il dono dell'ironia: però non lo esercita quando inaugura festival.
Con Virzì è tutta un'altra storia. Intanto ha avuto un'idea a prendersi Luciana Littizzetto come "madrina del Festival: non è una strafiga spaziale come la Riccobono; ma secondo me Alberto Barbera ha riso molto di più stavolta, che quando ha inaugurato Venezia. E poi Virzì come spalla-vittima della Litti vale dieci Fazio. Perfetto nella parte: Luciana se l'è rivoltato come un calzino. "Una via di mezzo fra Depardieu e Crosetto" lo ha definito alludendo al fisico diversamente longilineo del direttore; quindi ha domandato alla moglie Micaela Ramazzotti, seduta in prima fila, se per tenerselo godesse di uno sconto sulle tasse. E via littizzettiggiando.
Litti con red carpet
Micaela Ramazzotti
By the way, la Micaela sembra finta, tant'è perfetta: così Virzì ha dato anche la strafiga al suo Festival. A costo zero. Come d'altronde la Littizzetto, che esibiva al polso un cartellino del prezzo con su scritto "euro 0,00".
Ad ogni mdo. Micaela Ramazzotti è arrivata in sala e i fotografi si sono scatenati. I fotografi si scatenano sempre, ai festival. Mentre scattavano all'impazzata, uno mi fa: "Ma questa chi è?". I piaceri della fama.
In assenza di red carpet (però la Litti s'è portata un tappeto rosso da casa, per non farsi mancare nulla) Virzì ha elencato gli ospiti illustri in sala, chiamandoli per l'applauso. Mancavano quasi tutti all'appello. La gag più comica della serata. Virzì ha pure ringraziato per il sostegno il Ministero dei Beni culturali "anche se non è presente nessuno di specifico...". Si vede che a muoversi da Roma gli casca l'ernia, poveri figli. In compenso c'era Elliott Gould, e questa è roba seria: sarà anche una stella in disarmo, ma è una stella vera, uno che sta nella storia. Vedermelo lì, come se fosse "Mash", è cinema puro.
C'era anche Fassino. La Litti non poteva perdere l'occasione. Prima lo ha definito "uguale al killer del Codice da Vinci" (giusto, come ho fatto a non accorgermene prima?), poi gli ha domandato con diplomazia: "Come siete messi con Renzi? Vi state sul culo?". Così si fanno le interviste ai politici. Per inciso, alla domanda Fassino ha risposto che giudica Renzi una bella novità. Io ho l'impressione che gli stia sul culo. Però dice che gli piace. E' la politica, bellezza.
Littizzetto a Fassino: "Con Renzi vi state sul culo?"
Mi è sembrato molto più sincero, Filura, alla fine del film: uscendo l'ho incrociato sulle scale e mi ha detto di essersi divertito. Mi ha anche detto che secondo lui sarà un bel festival, e che Virzì lo ha reso piacevole e interessante. Secondo Fassino, Virzì è un'ottima scelta, come direttore del Tff, anche perché ci mette passione vera. "Ama Torino - ha aggiunto Filura - è cresciuto qui, e si vede che è affezionato alla città".
Mi sono sembrati tutti soddisfatti. A cominciare da Coppola - definito "assessore figo" dalla Littizzetto (ma trattasi di giudizio prettamente estetico) - e Braccialarghe: più ghinassa il primo, più trattenuto il secondo. Questione di carattere. A proposito: notiziona. Nessun politico (manco il sindaco) è andato a far passerella sul palco, come s'usava un tempo.
Rondolino e Giampiero Leo
Prima della cerimonia c'era il solito buffet, offerto da Film Commission: l'arrivo di Paolo Damilano alla presidenza ha comportato uno straordinario miglioramento sul versante vini. Presenti venti etichette di pregio. Peccato che quando ancora molte bottiglie restavano da vuotare, siano tragicamente finiti i bicchieri. Son cose tristi.
Ancor più tristi certe storiacce che giravano tra saluti e baci: a cominciare da una losca vicenda di dossier anonimi (dossier anonimi? Ma dove siamo?) contro tre consiglieri comunali, Curto e Grimaldi di Sel e Appendino di M5S. Loro non sono tipi accomodanti. Le accuse - a giudizio di chi se ne intende - sono accuse della mutua, e anche i dossier in genere pare siano dossier della mutua. Ci vuole professionalità anche per la macchina del fango. Ad ogni modo, il fatto di per sé è inquietante.
Com'è inquietante incontrare un Alberto Barbera stufo marcio di rotture e siluri che arrivano da più parti. Barbera, com'è noto, è direttore sia del Museo del Cinema, sia della Mostra di Venezia. La cosa manda ai matti un numero imprecisato di cacciatori di poltrone.
Vi risparmio poi gli ammiccamenti sui rimborsi spese farlocchi in Regione. Cota, come spesso accade in occasioni culturali, brillava per la sua assenza: così non ha sentito la Littizzetto che lo sbertucciava a proposito delle sue doti di contabile. Povero Cota. Capitano tutte a lui.

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