Giorni tribolati per Michele Coppola |
Così, ho domandato all'assessore Coppola cosa intendesse fare per uscire dalla imbarazzante situazione. In effetti, Coppola mi è sembrato imbarazzatissimo. Posso capirlo. Avrà tanti difetti, ma non mi pare un forchettone. Detto con tutto il beneficio d'inventario d'obbligo in questi tempi calamitosi. Di sicuro il suo nome non compare nella lista dei 43 zuavi della Regione che facevano la bella vita alla facciaccia nostra. Ammetterete che è una bella sfiga ritrovarsi coinvolto in una miseria simile solo perché l'Uomo dai Cinque Pasti ha il braccino corto e vuole andare alla festa di nozze senza spendere per il regalo. Però Coppola non ne vuole parlare. Mi dice soltanto che spera che tutto si chiarisca in fretta e che comunque quando l'inchiesta sarà chiusa si regolerà di conseguenza. Stop.
Ripeto, posso capirlo. E' evidente, anche se non lo dice, che il vassoio d'argento fonte di tanti guai non vorrebbe certo tenerselo per casa: se tanto mi dà tanto porta pure una jella del diavolo. Ma il povero Coppola sta tra l'incudine e il martello. E' pur sempre un assessore della giunta Cota, e mica può portare il vassoio alla San Vincenzo, come intuisco ben volentieri farebbe: si aprirebbe una questione politica grave, perché sarebbe come dichiarare pubblicamente che considera Cota un birbaccione, colpevole di un comportamento forse illegittimo, certo infamante. Se si liberasse dell'ingombrante vassoio, Coppola dovrebbe trarre ulteriori conclusioni e dimettersi. Non mi pare che Coppola voglia dimettersi: è convinto - a torto o a ragione - di stare facendo un buon lavoro, e vuole continuare. Quindi, prende tempo. Questo, almeno, è quanto ricostruisco io dai silenzi di Coppola. Che, come tutti i silenzi, a volte dicono più delle parole.
Bisogna poi aggiungere che non è neppure chiaro se il regalo dello scandalo sia davvero un vassoio: i due sposini avevano tre liste nozze, e per avere la certezza di chi ha regalato che cosa bisognerà andarle a spulciare. Coppola non giurerebbe che sia proprio il vassoio, il dono di Cota (cioé il nostro, se è stato pagato con i nostri soldi).
L'impressione che ho avuto dalla laconica telefonata è che il giovin assessore non intenda far finta di niente e godersi il cadeau. Ma preferisce aspettare notizie certe dalla magistratura (o un'evoluzione dei rapporti politici) prima di devolverne il valore in beneficenza. E ripeto: devolverne il valore in beneficenza. Restituirlo non mi pare possibile. Metti che sia il dono davvero un vassoio d'argento, a chi lo restituisce? Alla Regione? Che ne farà cosa? Considerato l'ambientino, capace che nel giro di una settimana scompare di nuovo.
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