Un amico musicista, Fabrizio Cotto, su Fb ha lasciato un commento al mio post "Coppola ha mezzo milione di speranze" che condivido in pieno, e che ritengo interessante riportare anche qui sul blog. Mi scrive Fabrizio: "Gabriele,
vuoi avere qualche notizia sulla creazione di Coppola per la musica
classica che ha sostituito Piemonte in Musica, cioé la Fondazione
Piemonte dal Vivo? 2012 non liquidato, 2013 neanche uno straccio di
lettera di assegnazione, 2014 bloccato. Le Associazioni musicali in
crisi, nessuna prospettiva. Il 2014 vedrà un circuito concertistico fermo
o di livello bassissimo. Trent'anni di lavoro buttati in un cassonetto".
Parole sante. La morte di Piemonte in Musica è una ferita che sanguina ancora. A suo tempo me ne occupai molto nella mia rubrica su TorinoSette, ovviamente senza nessun esito. In Regione sostengono che Piemonte dal Vivo funziona benissimo, ma Fabrizio disegna una realtà molto diversa. Non ho mai detto che la politica regionale per la cultura sia un capolavoro, anzi. Però il mio è un ostinato, seppur vano, richiamo alla realtà. Se nel giro di pochi anni i fondi si sono ridotti di due terzi, è scontato che molte iniziative si siano perse per strada. E altre ancora se ne perderanno. Ciò che ho apprezzato in Coppola è il tentativo di dare stabilità al sistema, azzerando i debiti e garantendo risorse certe. Poche, magari distribuite con criteri che non condivido. Però certe. Non sopporto più, invece, chi nega l'evidenza, giurando che nulla si è perso, e anzi "si è allargato il perimetro della cultura", quando l'unico perimetro che mi sembra si sia allargato è quello del cimitero. Non nego le cose buone realizzate dal Comune (tra le quali, come ben sapete, a mio avviso non rientra il Jazz Festival) ma vorrei un atteggiamento di maggiore realismo. Non costa nulla, e si fa una figura migliore.
Così siam messi, cari miei. Costretti a valutare il meno peggio. Una situazione che detesto. Ma questo è.
Parole sante. La morte di Piemonte in Musica è una ferita che sanguina ancora. A suo tempo me ne occupai molto nella mia rubrica su TorinoSette, ovviamente senza nessun esito. In Regione sostengono che Piemonte dal Vivo funziona benissimo, ma Fabrizio disegna una realtà molto diversa. Non ho mai detto che la politica regionale per la cultura sia un capolavoro, anzi. Però il mio è un ostinato, seppur vano, richiamo alla realtà. Se nel giro di pochi anni i fondi si sono ridotti di due terzi, è scontato che molte iniziative si siano perse per strada. E altre ancora se ne perderanno. Ciò che ho apprezzato in Coppola è il tentativo di dare stabilità al sistema, azzerando i debiti e garantendo risorse certe. Poche, magari distribuite con criteri che non condivido. Però certe. Non sopporto più, invece, chi nega l'evidenza, giurando che nulla si è perso, e anzi "si è allargato il perimetro della cultura", quando l'unico perimetro che mi sembra si sia allargato è quello del cimitero. Non nego le cose buone realizzate dal Comune (tra le quali, come ben sapete, a mio avviso non rientra il Jazz Festival) ma vorrei un atteggiamento di maggiore realismo. Non costa nulla, e si fa una figura migliore.
Così siam messi, cari miei. Costretti a valutare il meno peggio. Una situazione che detesto. Ma questo è.
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