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MURAZZI: UN POST DI MATTEO NEGRIN

Matteo Negrin
Comunque vada, la faccenda dei Murazzi sta suscitando un dibattito vivace. A volte sguaiato, a volte intelligente. Fra gli interventi migliori, ho trovato su Facebook quello di Matteo Negrin, gran musicista che stimo molto. Mi è piaciuto, e senza autorizzazione l'ho rubato e lo ripubblico qui, per chi se lo fosse perso:
Il fermento musicale e culturale che è nato ai Murazzi parecchi anni or sono è stato tanto tanto glorioso quanto spontaneo. I movimenti culturali funzionano così, senza indirizzo, lasciando il compito di descriverne la genesi a chi si occupa di Storia. 
Quando è arrivato il sequestro da parte della magistratura, quel fermento culturale era (quasi) completamente esaurito sotto la spinta delle attività di somministrazione.
Anche nel mio quartiere - San Salvario - sta succedendo qualcosa di simile: ad un'avanguardia artistica ha fatto seguito la Movida, tanto è vero che ci stiamo occupando di prevederne ed anticiparne gli sviluppi. 

Da quel glorioso movimento culturale sono usciti fior di musicisti, operatori culturali e direttori artistici che hanno "esploso" questa vis creativa su tutta la città. Gliene siamo tutti grati.
Ogni segno e ogni ruga che vediamo sul volto della maggior parte degli amici che suoneranno al "murazzi on the road" è stata guadagnata sul campo, in casa (Torino) e in trasferta (Tournée). 

Ma la domanda ancora una volta è: questa città ha bisogno realmente dei Muri o ha bisogno piuttosto di altro? Pensiamo che le nuove generazioni possano affacciarsi al Po e re-inventare quell'esperienza mitica che ha segnato le NOSTRE adolescenze? 
O forse è più URGENTE ed opportuno individuare una zona post-industriale a bassa densità abitativa che, messa in sicurezza e dotata di trasporto pubblico all night long possa ospitare il NUOVO popolo della notte? 
Salvare QUEI Murazzi significa restituire a noi la nostra adolescenza/giovinezza. Penso che la città e il nuovo popolo della notte abbiano altre esigenze. Ascoltiamoli.
Matteo Negrin.

Commenti

  1. Molto bello e ben argomentato, bravo. Sono amico di Marco e condivido questa sua 'battaglia' Ín effetti questi termini guerreschi scocciano anche un po': non me ne volere), ma la tua riflessione colpisce soprattutto chi come me è ormai già da un bel po' diversamente giovane. Non sono un nostalgico, e credo che guardare avanti sia sempre la migliore delle prassi, soprattutto quando si vuole costruire. Rivorrei indietro i MIEI murazzi, ma quelli, così come i miei 20 anni, non ci sono più. Se guardo avanti perciò vedo che nelle tue parole e nelle azioni di Marco (e degli altri) un senso comune. E ringrazio tutti e due.

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  2. concordo in pieno . I murazzi possono diventare uno spazio musical-turistico Sarebbe da dare vita ad un quartiere dell'arte , dell'artigianato e della musica, da anni propongo uno spazio VIET-NAM un percorso di guerra per costruire la pace. Che sia visionario , una antenna sul futuro con una ancora sul passato. Auguri

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  3. Simonetta Chierici, nota esponente dei comitati anti-movida, ha inviato al mio indirizzo di posta elettronica un commento a questo post. Quindi lo pubblico in questo spazio. Scrive nella sua mail Simonetta Chierici: "Il messaggio di Matteo, a mio giudizio, testimonia di quanto l'intelligenza possa esprimere in poche righe concetti chiari, liberi da pregiudizi e luoghi comuni, e un'analisi storica impeccabile. Complimenti!"

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  4. Ringrazio tutti per aver dato seguito a questa riflessione.
    Mi sorprende il plauso di Simonetta Chierici, che ringrazio: di solito dai comitati anti-movida sono abituato a ricevere diffide e non certo complimenti.
    Probabilmente il confronto serrato su questi temi, se gestito con onestà intellettuale e senza costruire barricate, sta cominciando a dare dei frutti.
    Un abbraccio grandissimo a Sergio Martin, che imperterrito non smette di guardare al futuro con fiducia.

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  5. Simonetta Chierici, che per motivi tecnici che non so spiegare non riesce a postare direttamente, mi ha inviato un'altra mail in risposta a Matteo Negrin. Eccola: "Caro Matteo, forse fra i due la più stupita sono io: il tuo messaggio è calzante e lucido nell'analisi dell'oggi rispetto a un fenomeno che fu "epico" che poi è degenerato e che adesso fa storia ma necessita di evoluzione anche rispetto ai luoghi, come dici le magiche zone post-industriali possono essere contenitori di grande suggestione per la musica e l'arte oltre ad essere lontane dai centri densamente abitati, si coniugherebbero qui due civilissime istanze: la libertà per chi suona e socializza di esprimere in pieno le necessarie sonorità e la libertà per chi desidera vivere appieno il proprio riposo, a qualunque ora della sera e della notte. Queste cose, che mi sono sempre sembrate ovvie, le dico e scrivo da tempo ma ho sempre ricevuto critiche acerrime o silenzi inquietanti, ora però, se lo dici tu, forse saremo ascoltati!

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