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Non è una foto ricordo di Villa Arzilla: sono i Camel, cult-band del progressive. E ieri sera hanno spaccato a Hiroshima |
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Nereggia il popolo sotto il palco del Camel |
La nostalgia rende. Lo sapevo. Ma che rendesse così tanto, non riuscivo a immaginarlo.
Ieri sera a Hiroshima mon Amour c'erano i Camel. Band veneranda, legata fortunosamente al culto del Canterbury Sound. Però non prevedevo - e non prevedevano neppure gli organizzatori - di trovarsi il locale sold out, con la gente fuori a supplicare per un biglietto, accampando viaggi di tregenda per assistere all'evento. Ho visto con i miei occhi la prenotazione arrivata da più lontano: era quella di una coppia di Honolulu. Ripeto: Honolulu nelle Hawaii. I due, presumo marito e moglie, ieri si sono regolarmente presentati al botteghino di
Hiroshima per ritirare il biglietto e assistere al concerto. Un'altra coppia è arrivata dalla Turchia. E c'era gente da tutta Italia e dalla Francia. Da non crederci. Il concerto non ha deluso le aspettative degli appassionati del genere. I Camel sono ancora una garanzia. Ma santiddio, partire da Honolulu? Bisogna averci del buon tempo, tanta passione e ancor più soldi... Beati loro.
Stasera io torno a Hiroshima per ascoltare dal vivo i miei amici
Perturbazione. I nostalgici rock ci torneranno il 27 marzo per i Vanilla Fudge. Ieri, le frotte degli attempati fans dei Camel si sono segnati l'appuntamento. Alcune fans diversamente giovani si sono pure prodotte in eccellenti gridolini d'entusiasmo.
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