Passa ai contenuti principali

GAM, GLI STUDENTI HANNO UN SOSPETTO: MICA CI PRENDONO PER I FONDELLI?

L'audizione (quelli numerosi sono studenti, i consiglieri sono quattro gatti)
Gli studenti torinesi di Storia dell'arte da due mesi ormai sono in grave difficoltà in seguito alla discussa decisione della Fondazione Torino Musei di ridurre drasticamente l'orario d'apertura della biblioteca d'arte dei Musei civici, con sede alla Gam. Questo blog ha seguito fin dall'inizio la vicenda. La settimana scorsa in Commissione cultura si è tenuta l'audizione della presidente della Fondazione, Patrizia Asproni, e del segretario generale Cristian Valsecchi. Ve ne ho riferito nel post "Patriziona alza l'offerta: due giorni anziché uno e mezzo". Adesso gli studenti hanno pubblicato sul loro blog un'accurata cronaca dell'audizione, con le loro considerazioni. Per ovvia completezza dell'informazione, riporto integralmente il loro pensiero.
Il 29 maggio si è svolta, presso la Sala dell’Orologio di Palazzo di Città a Torino, l’audizione di studenti e docenti di storia dell’arte davanti alla V Commissione Cultura.
Per noi studenti di storia dell’arte di Torino questo è stato il primo confronto pubblico con la Presidente della Fondazione, convocata con il segretario generale Valsecchi, quali gestori del patrimonio museale civico e della biblioteca ad esso afferente, nel quale poter discutere della semi-chiusura della Biblioteca della Fondazione Torino Musei, conosciuta come “della Gam”.
In questa sede si sperava di ottenere delucidazioni sullo stato della biblioteca, sulle ragioni della drastica riduzione d’orario e sulla pianificazione futura: in sostanza, qualche risposta alle numerose e precise domande già formulate al tempo della “non-occupazione” del 3 aprile scorso.
Le risposte dei vertici della Fondazione, tuttavia, continuano ad essere poco esaustive e si ha l’impressione che la Fondazione Torino Musei non abbia alcuna intenzione di chiarire effettivamente quale sia il progetto futuro per la biblioteca.
Proviamo a descrivere i punti salienti dell’audizione.
Il primo a intervenire è stato Gianni Contessi, professore ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea del nostro ateneo, che ha affrontato un discorso ampio sull’importanza di una tradizione libraria per la città di Torino e sul ruolo della biblioteca in questione per il panorama nazionale e internazionale degli studi storico-artistici.
Per gli studenti è intervenuta Silvia Cammarata che, dopo aver esposto i problemi causati da una riduzione d’orario tanto drastica, ha chiesto conto dell’effettivo stato dei locali della biblioteca, le cui problematiche relative ai depositi erano già note, ma mai supportate da dati specifici. Inoltre si è cercato (purtroppo invano) di ottenere dalla Presidente maggiori informazioni circa i tempi e le modalità d’intervento e la loro influenza sugli orari di apertura.
Per sopperire alla mancanza di dati concreti e precisi da parte della Presidente Asproni, gli studenti sottolineano che l’affluenza alla Biblioteca della Fondazione, di natura specialistica, è di oltre 4800 ingressi annui: un dato tutt’altro che marginale se confrontato con quelli di altre biblioteche d’arte italiane.
Terza a parlare è stata la Presidente Patrizia Asproni.
Nonostante la chiarezza e la puntualità delle domande poste, il discorso della Presidente è evasivo al punto da supplire alla scarsità di risposte aprendo a prospettive future, senza il suffragio di tempistiche esecutive, quali la prossima fusione con il Castello di Rivoli, tanto per il museo quanto per la sua biblioteca. Tale fusione dovrebbe influire anche sulla vicenda della biblioteca ora alla Gam e, una volta di più, non si hanno certezze sul prossimo futuro: si prevede un accorpamento delle due biblioteche in un unico luogo, oppure si avrà un’unificazione solo formale ma in luoghi separati? Dei tempi e dell’eventuale copertura economica per questi interventi non è dato sapere.
Non ci sono quindi precisazioni, ma alcune improvvise novità: Patrizia Asproni ci comunica che la biblioteca cambierà nuovamente orario, dagli attuali venerdì 10-17 sabato 10-14, si passerà al martedì e al giovedì con apertura 10-18. Cresce, anche se di pochissimo, l’orario effettivo di apertura: dalle undici ore attuali si passerà a sedici ore settimanali (e non diciotto, come erroneamente riportato da alcune testate).
Non possiamo che essere contenti di aver guadagnato qualche istante in più d’apertura, ma viene davvero da chiedersi quale sia stato il criterio seguito per proporre questo ulteriore cambiamento d’orario.
Incalzati dalle domande degli studenti sul quando questo nuovo orario entrerà in vigore, i vertici della Fondazione tergiversano e, dopo una rapida consultazione, la Presidente annuncia che la data prevista sarà il primo di luglio. Ad avere più malizia verrebbe da considerarla una decisione presa sul momento.
Alla radice del cambiamento pare ci sia un’esplicita domanda da parte dell’utenza, ma le modalità con le quali sarebbe stata condotta un’indagine per appurarla non sono affatto chiare, tanto più che a noi (che ci riteniamo tra l’utenza più assidua) non risulta nessun tipo di richiesta di pareri in tal senso, né si riesce a scorgere una progettualità dietro questa scelta.
Nella sostanza quindi, l’intervento tanto atteso di Patrizia Asproni non ha fornito le spiegazioni attese e dovute. L’argomento addotto dalla Presidente come giustificazione per la chiusura della biblioteca, riguarda «le muffe che si sono sedimentate» nei locali dei depositi e questa situazione necessita di monitoraggio. Anche qui mancano date e progetti. Ci è parso di capire che i tecnici consultati dalla Fondazione stiano ancora svolgendo (dopo due mesi) dei carotaggi preventivi di indagine e che l’entità complessiva del problema ancora non si conosca.
L’assenza di risposte concrete non stupisce solamente noi studenti: anche i membri della Commissione che hanno preso parola (Chiara Appendino, Maurizio Trombotto, Piera Levi- Montalcini, Giovanni Ventura) hanno ribadito la necessità di chiarire le cause e le responsabilità dei problemi strutturali, che paiono essere all’origine di questo pesante disservizio (gli stabili hanno beneficiato di grossi interventi di ristrutturazione quindici anni fa); inoltre hanno chiesto precisazioni sui tempi e sulle modalità di intervento (crono-programma, progetti, prospetti, ecc.), ed espresso forti perplessità sulla scelta di sostituire i due giorni di apertura anziché affiancarli a quelli attuali.
Ci si lascia con l’intenzione di rivedersi a settembre, si spera con i documenti alla mano.
Un sostanziale nulla di fatto.
In ultimo è stato citato il possibile coinvolgimento dell’Università di Torino, auspicando un dialogo con la Fondazione, che ora pare essere effettivamente possibile, anche in seguito alla chiusura forzata di Palazzo Nuovo.
Altro discorso è però capire quali e di chi sono le responsabilità.
Da quello che abbiamo ascoltato in audizione, ci è sembrato di capire (e vorremmo essere smentiti) che si voglia dire che l’Università abbia una qualche responsabilità in questa storia e davvero non si capisce quale potrebbe essere. Siamo felici che si prospetti (in tempi rapidi) l’avvio di un dialogo con l’Università per la definizione di future strategie condivise, ma non possiamo evidentemente dirci soddisfatti della mancanza di risposte precise e risolutive in merito alla drastica riduzione di orario della biblioteca, sebbene poco dopo la chiusura dell’audizione la Presidente Patrizia Asproni, scriva un “tweet” in cui si dice che «stiamo lavorando per biblioteca a regime, con la collaborazione di tutti».
Riteniamo capzioso il voler confondere i due piani della questione: da una parte il rapporto futuro tra i due enti e dall’altra la mancanza di una soluzione definita nei tempi e nei modi per la Biblioteca della Fondazione Torino Musei, ordine del giorno della nostra audizione.
In attesa delle risposte, lunedì 8 giugno nell’Aula Magna dell’Università presso la Cavallerizza Reale, facciamo il punto sulle biblioteche d’arte di Torino, in un convegno pubblico al quale siete tutti invitati.
Gli Studenti di Storia dell’arte

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la