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NON SOLO BIGLIETTI: AL SALONE GASTALDO IN BILICO

Colloqui. La presidente Milella (a destra) con l'assessore Parigi
Giorni cruciali per il Salone del Libro.
Oggi presentano la prima edizione "formato Milella" di Portici di Carta
E domani c'è la prima riunione del nuovo CdA a ranghi completi e a quanto si dice già saldamente nelle mani del duo Lapucci-Gastaldo, decisi a gestire il Salone con piglio manageriale.
Sal tavolo non solo il nodo del paese ospite - che ovviamente non sarà l'Arabia Saudita - ma anche qualche altro problemino.
  • Intanto c'è la ben nota grana dei biglietti. Si sospetta che in passato i dati siano stati "gonfiati". Dalla lettura dal bando per l'affidamento del ramo d'azienda si è appreso ciò che tutti sospettavano: i biglietti venduti sono assai meno delle presenze dichiarate. Per la scorsa edizione, ultima della presidenza Picchioni, la comunicazione ufficiale del Salone fu di 341 mila ingressi, ma il bando dichiara che i tagliandi venduti furono 106 mila (incasso 806 mila euro). La differenza di 235 mila presenze viene spiegata con la pratica, peraltro nota e accettata, di conteggiare tutti i "passaggi" in ingresso dei numerosi accreditati professionali (17 mila): in cinque giorni di Salone, fanno 85 mila ingressi, quindi per arrivare a 235 mila si deve ipotizzare che ogni accreditato esca dal Lingotto e vi rientri in media 2,7 volte al giorno. Può accadere, a chi sta al Salone a tempo pieno: a me capita spesso di uscire dall'area fieristica per impegni miei - o semplicemente per saturazione - una volta al giorno (tre quasi mai), e poi rientrarci. Però un caso personale non fa statistica. Di sicuro, sulla discrepanza fra "ingressi", "presenze" e "biglietti venduti" il Salone ci ha marciato, per offrire di sé un'immagine sempre più vincente. Nell'ambiente girava questa battuta: se si calcolano le percentuali dell'aumento dei visitatori comunicate dal Salone anno dopo anno, si deduce che alla prima edizione c'erano in tutto quattro persone, compresi gli organizzatori.
  • Poi c'è il rischio della causa di lavoro che potrebbero intentare alcuni o tutti i cinque ex collaboratori a progetto lasciati a casa dalla presidente Milella dopo molti anni di servizio. Pare che la presidente fosse decisa a resistere in giudizio, ma il saggio consigliere Lapucci già nel corso dell'ultima riunione del CdA ha suggerito di cercare un accordo, considerato che le cause di lavoro di questo tipo sono complesse e hanno un esito in genere favorevole al lavoratore.
  • Infine è possibile che nel CdA si valuti pure un inghippo procedurale scovato dai Cinquestelle, che il 28 settembre hanno presentato in merito un'interpellanza in Consiglio comunale. Riguarda la nomina a consigliere d'amministrazione di Piero Gastaldo: tecnicamente, infatti, chi vuole proporsi per una nomina del Comune in una fondazione culturale dovrebbe presentare la sua candidatura entro la data stabilita dall'apposito "avviso di nomina". Nel caso specifico - sostiene l'interpellanza -  la candidatura di Gastaldo è arrivata solo il 18 settembre, ben oltre la scadenza prefissata del 16 luglio. In effetti la nomina di Lapucci e Gastaldo è stata la conseguenza della crisi scoppiata l'11 settembre in seguito al forfait di Giulia Cogoli: ed è assai probabile che prima di quella data al segretario generale della Compagnia di San Paolo manco passasse per la testa di andarsi a ficcare nel ginepraio del Salone. La questione posta dai Cinquestelle è formale, e potrà pure apparire pretestuosa: ma se dovesse rivelarsi fondata aprirebbe una nuova falla nella malconcia barca del Salone.

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