Marco Pautasso |
Marco Pautasso nell'organigramma del Salone è "direttore degli eventi e delle attività culturali". Da anni immagina i palinsesti, fa succedere le cose, progetta, costruisce e si fa un mazzo tanto. Il piccolo grande duro indispensabile lavoro quotidiano. Senza quel lavoro, il Salone non ci sarebbe. E secondo me Pautasso sarebbe il direttore perfetto per il dopo-Ferrero. Lo penso non da oggi.
Sostiene Pautasso
Ad ogni modo. Domando a Pautasso come mai quest'anno il Circolo non sia più coinvolto in Portici di Carta. "Siamo più poveri, abbiamo meno eventi", risponde. Aggiunge: "Per questa edizione abbiamo un budget di 50 mila euro. Se ne va quasi tutto per gli allestimenti. Solo l'affitto dei tavoli ci costa 10 mila euro. Per l'intero programma artistico ci restano appena 5 mila euro. Abbiamo dovuto ridurre. Il Circolo ospitava alcuni incontri importanti: ma adesso abbiamo l'Oratorio di San Filippo, uno spazio aulico che vale il Circolo. E stiamo lì".Ok, obietto, però c'è un aspetto simbolico. Ho l'impressione che non siate per nulla interessati a collaborare con il Circolo. "Perché non mi domandi se il Circolo è interessato a collaborare con noi?", mi domanda Pautasso. "Non mi sembra che siamo stati coinvolti in Torino Spiritualità". E' una ripicca, allora? "Ma no. Non sta a me decidere collaborazioni e alleanze. Dico soltanto che noi e il Circolo abbiamo orizzonti e obiettivi diversi. Noi lavoriamo dove il Circolo non arriva, lavoriamo sul territorio, con le scuole, con le biblioteche, con le librerie. Noi stiamo sulla frontiera, andiamo a cercare un nuovo pubblico per i libri. Il Circolo è uno spazio per chi già ci crede". Infatti si chiama Circolo "dei Lettori", osservo io. "Ecco, noi i lettori proviamo a crearli dove ancora non ci sono. Magari non ci riusciamo, magari siamo brutti e incapaci. Però ci proviamo".
Mi appunto la conversazione. Sono sempre più convinto che Pautasso sarebbe un ottimo direttore.
Sostiene Milella
Giovanna Milella |
Se dovessi tradurre nel mio linguaggio spiccio e assertivo, tradurrei "non me ne frega niente, e ci tengo ancor meno". Ma forse io sono troppo diretto.
Sostiene Ferrero
Il saggio Ferrero aggiunge la sua chiosa. La chiosa della verità, a parer mio. "Non dimentichiamo che unificare significherebbe tagliare posti di lavoro...".Appunto.
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