Il meditabondo Ernesto Ferrero e la faconda Giovanna Milella |
Adesso vorrei soltanto assolvermi dall'uggioso dovere che mi sono inflitto di riportare le "notizie" (vabbè, esageriamo) di giornata.
Della nomina ufficiale di Ferrero, del no all'Arabia Saudita e del focus sulla letteratura araba vi ho detto nel post di oggi pomeriggio.
Posso aggiungere un particolare che forse interesserà qualcuno, e che di sicuro tranquillizzerà la signora Ferrero. Prima di congedarmi domando a Ernesto "allora, ti pagano o non ti pagano?" e lui sorride e risponde "vedremo, vedremo...". Secondo me lo pagano.
E adesso veniamo alle noiose questioni. Se smettete di leggere, vi capisco e sono dalla vostra parte.
Noiosa questione numero uno: le presenze gonfiate
Immancabile come la pioggia ai picnic è tornata la questione delle presenze gonfiate, con gli sdegnati giornalisti cascanti dal pero e quelli del Salone impegnati a spiegare:1) Milella spiega che - finché lei era soltanto un membro del CdA - non riusciva ad avere le cifre esatte; precisa che Picchioni gliele negava dicendo che le aveva soltanto Gl; e adesso lei le ha scovate nei computer del Salone e le ha rese pubbliche e si apre un'era nuova di trasparenza e "ripartiamo da 276" (276 mila sarebbero le presenze accertate del Salone 2015);
2) Ferrero spiega che così fan tutti (ed è vero) e che comunque nessuno ci ha speculato su (non è che più presenze dichiari, più soldi ti arrivanodall'ente pubbico; e riguardo le royalties di Gl, pare ovvio che i franciosi conoscevano le cifre reali).
Ferrero dice anche che il "make up" ai numeri (così eufemizza le presenze gonfiate) non significa nulla, perché le cifre che contano davvero per una "fiera commerciale" sono quelle dei libri venduti e degli espositori, sempre in crescita. E aggiunge che il "make up" era diventato un'esigenza per scongiurare i titoloni dei giornali ansiosi di strillare "Flop del Salone" al minimo cenno di flessione, e le conseguenti scomposte isterie dei politici. Ciò è tristemente vero. Ma stupisce che un fine intellettuale come Ferrero ancora si preoccupi di ciò che scrivono i giornali e di ciò che pensano i politici.
Noiosa questione numero due: il bilancio
Il CdA ha discusso molto sul bilancio, messo assai male. Ne hanno discusso principalmente Lapucci e Gastaldo, che ci capiscono e son lì per quello. Ma all'incontro con i cronisti c'erano Ferrero e Milella. Per cui non ci ho capito un'acca, e ho la sensazione che neanche loro abbiano le idee chiarissime. Giò ripete la formula magica "spending review", assicura che il bilancio del 2014 è già a posto, annuncia che il prossimo Salone costerà di meno, promette che solleciterà i soci pubblici (e cioé Comune e Regione) perché ripianino il deficit e paghino con solerzia i contributi che devono pagare. Ma quando le faccio due domande sul valore degli allestimenti e del marchio, pezzi forti del bilancio picchioniano, ne usciamo confusi entrambi. Mi sembra di capire che verranno stimati meno che in passato. Uno del Salone che sa di contabilità mi precisa che "ci sarà una riduzione di 200 mila euro sugli ammortamenti degli allestimenti". Ma vi assicuro che la mia mente a quel punto già cavalca fra la via Emilia e il West.Ernesto Ferrero, che ovviamente difende la vecchia gestione (sulla quale Milella spesso non si tiene) precisa ancora una volta com'è nato il deficit: insolvenze degli enti pubblici, impegni elusi, contributi cancellati, ridotti o liquidati con ritardi biblici... Insomma, cose che si sanno.
Noiosa questione numero tre: il contratto con Gl
S'è ripresentato, come certe peperonate, lo stupore per la posizione di vantaggio dei franciosi di Gl nell'utilizzo del Lingotto, che tanto pesa sui conti del Salone. Ferrero parla senza mezzi termini di "contratto capestro" e in effetti sembra proprio un buon affare, per Gl. Taluni ancora si domandano perché mai si sia sottoscritto quell'accordo. Beh, quell'accordo non fu conseguenza di una perversa volontà masochistica di quelli del Salone, che anzi tentarono in ogni modo di smarcarsi. Quell'accordo fu voluto da Fassino, da sempre terrorizzato al solo pensiero che i franciosi lascino Torino mollandogli sul groppone quel catafalco postindustriale che nessuno saprebbe come riempire. Tant'è che anche nel bando per l'assegnazione del ramo d'impresa è scritto ben chiaro che il nuovo gestore sarà vincolato alla sede del Lingotto Fiere, per la quale pagherà a Gl un salato affitto. E questa è definita nello schema di contratto "condizione imprescindibile". Ho domandato a Milella & Ferrero perché non si individua un'altra sede. "Perché non ce n'è un'altra di quelle dimensioni", mi hanno risposto. Precisando che il PalaAlpitour "è piccolo".Noiosa questione numero quattro: il Salone che verrà
Mancava la domanda delle cento pistole: che Salone farà Giovanna Milella? Confermato l'ingresso serale a prezzo ridotto - che potrebbe funzionare.Poi la sorpresona: un punto fermo della Giò sarà il rapporto più stretto con la Rai. Non l'avrei mai detto. L'Orchestra Sinfonica della Rai per il concerto inaugurale; aumenteranno i collegamenti in diretta; forse si farà un documentario sul Salone e un programma specifico (presumo in onda su Rai5, nel migliore dei casi) seguirà le iniziative "Adotta uno scrittore" e "Nati per leggere".
Infine, la digitalizzazione dell'intero archivio del Salone. Vasto e ambizioso progetto in collaborazione con Università e Politecnico, che sarà presumibilmente completato quando riaprirà il Museo di Scienze.
Oh, seddiovuole ho finito. Ma chimmeloffafare...
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