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PORTICI DI CARTA: GLI ISPETTORI HANNO DETTO SI'

Fassino s'intrattiene con piccini e baby sitter mentre Braccia se la ride
Dopo tante brutture e miserie, oggi il Salone del Libro mi ha regalato un giorno buono. Merito di Portici di Carta, e dei librai torinesi che sono l'anima di questa libreria lunga due chilometri che come sempre ha attirato, e attirerà anche domani, domenica, migliaia di torinesi. Che guardano, toccano e moltissimi persino comperano libri. Roba da non credere.

L'ispezione di Chiampa&Fassi

Tra la folla del sabato pomeriggio sgusciano anche il Chiampa e Fassino (accompagnato dal fido Braccia) per mostrare il loro appoggio nell'ora più buia, e intanto ispezionare i risultati del lavoro degli uomini e delle donne del Salone che nel pieno della bufera soffrono come bestie per la marea di merda che quotidianamente gli si rovescia addosso dalle inchieste dei giornali, e dall'estrosa gestione della crisi da parte dei vertici; e nonostante ciò si sbattono per salvare la bandiera, e ciò che resta del loro orgoglio. Direi che ci stanno riuscendo: Chiampa&Fassi sono scortati dalla presidente Milella, arrivata in ritardo da Milano per un disguido ferroviario (anche Trenitalia infierisce sul Salone) e al termine dell'ispezione hanno l'aria assai compiaciuta.
Rocco Pinto, il libraio inventore di Portici di Carta, non ricorda, nelle precedenti edizioni, una visita tanto accurata degli alti papaveri. I Fratelli Marx - inseguiti dal solito codazzo di cronisti assetati di sangue salonico - si intrattengono con i librai, visitano lo spazio bambini, ammirano l'Oratorio di San Filippo che ospita gli incontri con gli autori.
Giovanna e i suoi boys: foto-ricordo davanti a San Filippo
A San Filippo la Milella li precede nell'Oratorio, e qualcuno avverte i due Lider Maximi: "Giovanna è già dentro". Brivido fra i presenti che per un attimo equivocano l'espressione.
Invece Giovanna è raggiante e ben disposta. Scambia persino due parole con una delle ex-collaboratrici che ha messo alla porta per ridurre le spese. Ma non discutono di questioni di lavoro: per quelle, probabilmente, ci sarà una transazione extragiudiziale, il Salone preferirebbe evitare cause.

Fassino, ammanniscici Ammaniti

Raggiante anche Rocco Pinto, che approfitta della buona disposizione di Fassino (ha sorriso) per fargli una proposta ardita: se vuole aiutare le piccole librerie indipendenti, specie quelle di periferia, presidii culturali in partibus infidelium, si adoperi lui, il sindaco, in prima persona. Faccia venire a Torino uno scrittore importante - l'ideale sarebbe Niccolò Ammaniti - e lo accompagni in un tour di incontri in quelle librerie che non possono da sole permettersi di invitare un autore celebre. Così, dice Rocco, si attirerebbero nuovi clienti, e si premierebbe il lavoro di tanti librai coraggiosi. Fassino (che ama il verbo ammannire) ha risposto che è una buona idea. Magari si farà. Chiedere è lecito e gratuito.

Storie di librai, storie di passione

Intanto, ed è la parte migliore del pomeriggio a Portici, un po' di quei librai di frontiera si presentano al pubblico dell'Oratorio di San Filippo: ciascuno racconta la sua libreria, e consiglia un libro. Poche parole. Ma quelle poche parole trasudano passione, entusiasmo, una fede laica nel proprio lavoro che lascia senza fiato. E quelli del Salone sui due piedi decidono che l'iniziativa, stavolta improvvisata all'ultimo momento, dalla prossima edizione di Portici di Carta sarà un appuntamento fisso e importante.
E così ce ne torniamo a casa tutti contenti. Chiampa&Fassi e Milella (Ferrero l'ho visto in mattinata, nel seguito chiampafassinesco non c'era) perché Portici di Carta funziona e i torinesi apprezzano; gli uomini e le donne del Salone perché oggi il loro lavoro è premiato e non ci sono dati sulle presenze da offrire in pasto ai media; i librai perché, almeno per un giorno, si sentono meno soli; e io perché finalmente dopo tanto tempo sono riuscito a scrivere un intero post sul Salone senza provare dolore e tristezza.
Adesso salvo, e poi mi dedico alle dolenti note.

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