In queste ore gli assessori Parigi e Leon stanno completando la proposta operativa per il Salone 2017: già oggi sarà inviata all'Aie, che la valuterà lunedì nell'assemblea dei soci.
Intanto, però, ho recuperato un documento del 15 maggio scorso, che in questo contesto mi sembra interessante. E' una relazione del consigliere d'amministrazione Roberto Moisio. Ricordate? Ve lo avevo raccontato nel post che potete rileggere qui: lo scorso settembre, nel pieno del marasma, Moisio venne incaricato (o si prese la briga) di raccogliere opinioni e idee per mettere insieme una sorta di "progetto di Salone possibile". Lui il suo compito lo ha svolto, e alla fine dell'edizione 2016 ha inviato la relazione a tutti i soggetti coinvolti: Chiampa, Fassino, Milella, consiglieri d'amministrazione, altri soci, Aie.
A furia di girare il documento era arrivato persino a me. Con la mia consueta discrezione, l'avevo conservato fra i miei ricordi più cari. Adesso però mi sembra utile pubblicarlo. Se non altro dimostra al signor Motta che anche a Torino c'è qualcuno che non dorme. A parte il fatto che l'altro ieri, all'incontro con l'Aie, piuttosto che arrivare a mani lunghe gli potevano dare 'sto straccio di documento. Che poi contiene parecchi spunti validi. Non dico che debbano ispirare gli assessori Parigi e Leon nella loro opera letteraria (già lo conoscono), ma poteva essere una discreta base di discussione.
Ecco il testo integrale.
In questa prospettiva, se condivisa, la nuova Fondazione non parte da zero. La rete delle Città del Libro, costituita tre anni orsono, può essere una utile piattaforma ideativa e operativa su cui innervare una strategia di lungo periodo. Come una sorta di Giano Bifronte, la Fondazione può costruire, intorno al consolidato e apprezzato appuntamento di maggio del Salone a Torino, due grandi linee d'azione: - custodia, tutela, valorizzazione della memoria storica - promozione della lettura, soprattutto dei giovani, volta a contrastare l'abbandono del libro in età adolescenziale, che molte ricerche indicano come un momento critico, tendenzialmente irreversibile.
Ovviamente si tratta di indirizzi operativi possibili grazie alla presenza, all'interno della nuova compagine, dei Ministeri competenti, ma che necessariamente prevedono una costruzione elastica di interessi convergenti plurimi, di soggetti pubblici e privati, che vanno coinvolti sulla base di utilità acclarate e non solo di generico mecenatismo. Peraltro assai raro in Italia, a differenza degli Stati Uniti e dei Paesi anglosassoni.
1) la raccolta sistematica della memoria del patrimonio letterario e scientifico della produzione editoriale italiana, in una sorta di Arca della Memoria Plurale della Storia italiana;
2) la digitalizzazione delle biblioteche nazionali e la messa a disposizione universale del patrimonio in esse contenuto;
3) la biblioteca delle biblioteche dovrà diventare patrimonio didattico integrativo dell’intero sistema formativo scolastico.
Queste prime iniziative dovranno poggiare su finanziamenti comunitari integrati, nella programmazione dei nuovi fondi 2014-2020. L'insieme di progetti richiede non meno di 4-5 anni di lavoro, con l’indispensabile regia governativa ed il supporto coordinato di un gruppo di specialisti, scientifici e tecnici, da identificare in breve tempo.
Itinerario Turistico-Culturale. È stata costituita la rete delle Città del libro circa tre anni orsono. Quali possono essere gli usi di questa rete? Innanzitutto l’uso più pregnante, quello della costruzione di un "calendario nazionale" che fornisca, almeno cronologicamente, un primo profilo di identità a questa rete, costituita da eventi peraltro non sempre omogenei. Il calendario nazionale, da comunicare comunque, in rete e non, può facilmente diventare un Itinerario Turistico-Culturale, da offrire come "pista" di visita del Bel Paese e delle sue magnifiche diversità. Senza scomodare Goethe e il Gran Tour ottocentesco, si può costruire un valore aggiunto economico intorno a queste manifestazioni locali, che contribuisca a far uscire da un ambito percepito come ristretto, questa parte di vita passata e presente, del libro e dei luoghi in cui viene offerto.
È un tipo di azione tendenzialmente comunicativa, che richiede coordinamento, regia e finanziamenti che possono essere reperiti attraverso l’accordo, che spesso già c’è, con il sistema delle Fondazioni ex bancarie, che sarebbero probabilmente interessate alla valorizzazione più ampia dei loro investimenti. Il tempo per questo genere di azione è sicuramente più breve e si potrebbe ipotizzare in un anno circa, con l’indispensabile ruolo di pivot del Ministero e del Centro per il libro.
Parchi Letterari. Costola non marginale, in parte già esistente, in larga parte ancora da costruire, è la rete dei Parchi Letterari. Il brand era di proprietà della Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo e Parchi Letterari, dal 2009 passato sotto la gestione del Paesaggio culturale italiano Srl, legato alla Società Dante Alighieri. Esiste un primo parziale censimento, realizzato anni fa dal Censis, che conta una cinquantina di unità, sparse per la penisola, da quello di Quasimodo a Modica a quello di Silone in Calabria e così via.
Si tratta anche qui di realtà molto disomogenee, ma la reductio ad unum identitaria e comunicativa, per poter creare una rete e un’offerta comunicabile, non dovrebbe essere proibitiva. I tempi necessari potrebbero andare di pari passo con la costruzione dell’offerta delle Città del Libro.
Giro d'Italia del Libro. Per irrobustire e potenziare questa missione è necessario impiantare una attività non sporadica, riconoscibile, che duri nel tempo e coinvolga "pubblici" più ampi. Si potrebbe quindi costruire un vero e proprio Giro d'Italia del Libro. Come dovrebbe funzionare? Perno indispensabile di questa iniziativa dovrebbe essere il Servizio Pubblico Radiotelevisivo, la cui funzione "pedagogica" è stata più volte richiamata nel corso degli ultimi anni proprio dal Ministro Franceschini.
Il Giro d’Italia del Libro dovrebbe partire all’inizio dell’anno scolastico ed arrivare al traguardo nel maggio successivo a Torino. Dovrebbe essere una competizione, ovviamente con meccanismi premiali legati al libro, che vedrebbe impegnati , in fasce scolari distinte, studenti dalle scuole elementari alle superiori delle diverse Città del Libro. Gli incontri a eliminazione dovrebbero svolgersi durante l’inverno e la primavera, su un canale televisivo generalista o dedicato, programmato in una fascia d’ascolto adeguata, con eventuale raccordo radiofonico. E robusta comunicazione correlata su media e social. È intuitivo il maggior impatto che questa iniziativa potrebbe avere, sia sul pubblico di lettori potenziali, sia per ciò che concerne la "presentazione" delle stesse Città del Libro, che potrebbero ricavare un ristoro di immagine più definita.
In Rai esistono risorse specialistiche e professionalità in grado di confezionare un ciclo pluriennale, che potrebbe essere anche compreso nel nuovo contratto di servizio che l’azienda siglerà prossimamente con il Governo. Non avrà mai la popolarità del Giro d’Italia ciclistico, ma il desiderio e l’ambizione di autorappresentazione delle diverse città italiane è qualcosa che continua ad essere fortemente presente, anche in tempi di crisi.
Per questa iniziativa non dovrebbe essere necessario più di un anno di preparazione, anche se le necessità logistiche e organizzative sono in questo caso assai più complicate e faticose. Nulla vieta peraltro di partire con una prima edizione sperimentale, con un "campionato" a numero inizialmente ridotto di squadre. Naturalmente al traguardo, al Salone di Torino, va previsto un congruo premio per i vincitori: qui la fantasia si può sbizzarrire, a seconda anche delle disponibilità economiche e degli sponsor dell’iniziativa nel frattempo aderenti; si può andare dall’ovvio "bonus" in libri a un corso di scrittura, magari alla Scuola Holden, con la docenza di Baricco, a un viaggio premio nel circuito delle Città del Libro.
Carrello della spesa. Un’altra missione importante è quella di inculcare il gusto e il piacere per la lettura critica, di genere vario, letteraria e scientifica. Far capire come accanto al nutrimento del corpo, ci sia un non meno indispensabile nutrimento della mente. Sarebbe necessario inventare, con l’indispensabile concorso degli editori, una sorta di Carrello della spesa, in cui ogni mese si possa pescare il "fresco" e il "findus", la novità e il classico. Qualcosa che aiuti insomma a irrobustire la formazione logica e metodologica, dei giovani e dei meno giovani. Ma anche stimoli il piacere di scegliere e curiosare, come al supermercato. In questo caso delle idee. E qui la Fondazione potrebbe gestire adeguatamente il Carrello con un sito e una gestione attiva sui social che consenta di ampliare la platea degli interessati.
Non dovrebbe essere difficile costruire il coordinamento necessario con gli editori; sicuramente in meno di un anno, a partire dall'iniziativa messa in cantiere dall'Aie a ottobre, "#Io leggo perché".
Banda larga. Bisognerebbe poi studiare strategie congiunte con i portatori della banda larga o ultralarga. La banda larga sarà il veicolo che non solo aumenterà in modo esponenziale le transazioni economiche e commerciali, ma soprattutto fornirà un formidabile atout al balzo dei consumi culturali che la rete è in grado di offrire.
Non sarebbe male che il vecchio e il nuovo libro accompagnassero questo sviluppo, con iniziative per esplorare queste nuove opportunità di comunicazione. Su questo punto è opportuno aprire un focus specifico, verificando se esistano in altri Paesi iniziative al riguardo.
Sito della Fondazione. Accanto al futuro telematico, in una strategia integrata di promozione della lettura, non bisogna però trascurare antiche pratiche di para-volontariato, come insegna il caso dell’editore francese Safrat che ha distribuito libri quasi gratis a moltissime scuole primarie del suo Paese. È opportuno studiare opportunità per evitare la totale perdita di libri, o al macero o persi nel fondo di qualche magazzino. Gli indirizzi dell’economia circolare, del riuso intelligente di titoli destinati all’oblio, possono diventare un indirizzo strategico anche della Nuova Fondazione; il Carrello della spesa, in versione Vintage, diramazione del sito della Fondazione, a integrazione delle strategie social,, può soccorrere utilmente in questo caso e le opportunità della rete e della prossima banda larga potrebbero far "esplodere" questa opportunità, se ben comunicata.
Accademia dei mestieri. Una delle missioni laterali, ma prospettiche, potrebbe essere quella di creare, per partenogenesi, una sorta di Accademia dei mestieri del libro, che possa formare un ceto di lavoratori della filiera, potenziale serbatoio qualificato per l’intera filiera. Dentro questa missione di recupero e valorizzazione di artigianato qualificato per il settore, potrebbe trovare collocazione un Centro per il Restauro e la conservazione del patrimonio librario antico, in precarie condizioni.
Si potrebbe valutare una eventuale sinergia con il Centro del restauro dei beni di Venaria, che presenterebbe il vantaggio di avere già operante un impianto giuridico-amministrativo e, probabilmente, spazi adeguati. Da verificare altresì eventuali sinergie professionali e formative con il Centro dei monaci della Abbazia della Novalesa, nella Valle di Susa.
Sì, per quanto riguarda la consulenza e il know how che potrebbe fornire al circuito delle Città del Libro e ad altri soggetti che volessero intraprendere iniziative ed eventi in questo campo, dalle Alpi alla Sicilia, in collegamento operativo, ad esempio, con il Centro per il Libro.
No, per quanto riguarda i nuovi profili professionali necessari agli indirizzi strategici sopra delineati.
Un metodo efficace dovrebbe operare una ricognizione delle risorse necessarie ai progetti, per costruire il pacchetto di mischia adeguato. A partire dalla costruzione della piattaforma comunicativa che deve diventare il riferimento informativo di un servizio per chiunque si interessi di libri, una sorta di "sportello del libro" nazionale.
Intanto, però, ho recuperato un documento del 15 maggio scorso, che in questo contesto mi sembra interessante. E' una relazione del consigliere d'amministrazione Roberto Moisio. Ricordate? Ve lo avevo raccontato nel post che potete rileggere qui: lo scorso settembre, nel pieno del marasma, Moisio venne incaricato (o si prese la briga) di raccogliere opinioni e idee per mettere insieme una sorta di "progetto di Salone possibile". Lui il suo compito lo ha svolto, e alla fine dell'edizione 2016 ha inviato la relazione a tutti i soggetti coinvolti: Chiampa, Fassino, Milella, consiglieri d'amministrazione, altri soci, Aie.
A furia di girare il documento era arrivato persino a me. Con la mia consueta discrezione, l'avevo conservato fra i miei ricordi più cari. Adesso però mi sembra utile pubblicarlo. Se non altro dimostra al signor Motta che anche a Torino c'è qualcuno che non dorme. A parte il fatto che l'altro ieri, all'incontro con l'Aie, piuttosto che arrivare a mani lunghe gli potevano dare 'sto straccio di documento. Che poi contiene parecchi spunti validi. Non dico che debbano ispirare gli assessori Parigi e Leon nella loro opera letteraria (già lo conoscono), ma poteva essere una discreta base di discussione.
Ecco il testo integrale.
IL SALONE CHE VERRA'
Premessa
La nuova Fondazione si trova di fronte ad una situazione assai diversa da quella che ne originò la nascita. Allora si trattava di dare gambe al progetto di Accornero di un Salone del Libro che rappresentasse, in un unico luogo fisico, la ricchezza della produzione, dei saperi e della tradizione dell'editoria libraria italiana. Si stava creando qualcosa che non esisteva prima. Ora è necessario confrontarci primariamente con il problema della promozione, sostegno e libero accesso alla lettura, in un contesto di comunicazioni multimediali che allargano l'orizzonte delle possibilità e delle opportunità, come mai in precedenza era avvenuto. Inoltre, proprio partendo da questo nuovo contesto, è opportuno valutare quanto le potenzialità del libro e della sua diffusione possano divenire leva di sviluppo culturale più ampio, coinvolgendo i contigui territori del turismo programmato, consapevole, che va a ricercare memoria, storia e tradizione nei tesori nascosti del nostro Paese.In questa prospettiva, se condivisa, la nuova Fondazione non parte da zero. La rete delle Città del Libro, costituita tre anni orsono, può essere una utile piattaforma ideativa e operativa su cui innervare una strategia di lungo periodo. Come una sorta di Giano Bifronte, la Fondazione può costruire, intorno al consolidato e apprezzato appuntamento di maggio del Salone a Torino, due grandi linee d'azione: - custodia, tutela, valorizzazione della memoria storica - promozione della lettura, soprattutto dei giovani, volta a contrastare l'abbandono del libro in età adolescenziale, che molte ricerche indicano come un momento critico, tendenzialmente irreversibile.
Ovviamente si tratta di indirizzi operativi possibili grazie alla presenza, all'interno della nuova compagine, dei Ministeri competenti, ma che necessariamente prevedono una costruzione elastica di interessi convergenti plurimi, di soggetti pubblici e privati, che vanno coinvolti sulla base di utilità acclarate e non solo di generico mecenatismo. Peraltro assai raro in Italia, a differenza degli Stati Uniti e dei Paesi anglosassoni.
Prima linea d'azione
Si possono sommariamente elencare alcuni punti che esplicitino le sue missioni:1) la raccolta sistematica della memoria del patrimonio letterario e scientifico della produzione editoriale italiana, in una sorta di Arca della Memoria Plurale della Storia italiana;
2) la digitalizzazione delle biblioteche nazionali e la messa a disposizione universale del patrimonio in esse contenuto;
3) la biblioteca delle biblioteche dovrà diventare patrimonio didattico integrativo dell’intero sistema formativo scolastico.
Queste prime iniziative dovranno poggiare su finanziamenti comunitari integrati, nella programmazione dei nuovi fondi 2014-2020. L'insieme di progetti richiede non meno di 4-5 anni di lavoro, con l’indispensabile regia governativa ed il supporto coordinato di un gruppo di specialisti, scientifici e tecnici, da identificare in breve tempo.
Seconda linea d'azione
La seconda linea d'azione è più estroflessa e tende a portare valore aggiunto in diversi campi, sempre partendo dal perno del libro.Itinerario Turistico-Culturale. È stata costituita la rete delle Città del libro circa tre anni orsono. Quali possono essere gli usi di questa rete? Innanzitutto l’uso più pregnante, quello della costruzione di un "calendario nazionale" che fornisca, almeno cronologicamente, un primo profilo di identità a questa rete, costituita da eventi peraltro non sempre omogenei. Il calendario nazionale, da comunicare comunque, in rete e non, può facilmente diventare un Itinerario Turistico-Culturale, da offrire come "pista" di visita del Bel Paese e delle sue magnifiche diversità. Senza scomodare Goethe e il Gran Tour ottocentesco, si può costruire un valore aggiunto economico intorno a queste manifestazioni locali, che contribuisca a far uscire da un ambito percepito come ristretto, questa parte di vita passata e presente, del libro e dei luoghi in cui viene offerto.
È un tipo di azione tendenzialmente comunicativa, che richiede coordinamento, regia e finanziamenti che possono essere reperiti attraverso l’accordo, che spesso già c’è, con il sistema delle Fondazioni ex bancarie, che sarebbero probabilmente interessate alla valorizzazione più ampia dei loro investimenti. Il tempo per questo genere di azione è sicuramente più breve e si potrebbe ipotizzare in un anno circa, con l’indispensabile ruolo di pivot del Ministero e del Centro per il libro.
Parchi Letterari. Costola non marginale, in parte già esistente, in larga parte ancora da costruire, è la rete dei Parchi Letterari. Il brand era di proprietà della Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo e Parchi Letterari, dal 2009 passato sotto la gestione del Paesaggio culturale italiano Srl, legato alla Società Dante Alighieri. Esiste un primo parziale censimento, realizzato anni fa dal Censis, che conta una cinquantina di unità, sparse per la penisola, da quello di Quasimodo a Modica a quello di Silone in Calabria e così via.
Si tratta anche qui di realtà molto disomogenee, ma la reductio ad unum identitaria e comunicativa, per poter creare una rete e un’offerta comunicabile, non dovrebbe essere proibitiva. I tempi necessari potrebbero andare di pari passo con la costruzione dell’offerta delle Città del Libro.
Giro d'Italia del Libro. Per irrobustire e potenziare questa missione è necessario impiantare una attività non sporadica, riconoscibile, che duri nel tempo e coinvolga "pubblici" più ampi. Si potrebbe quindi costruire un vero e proprio Giro d'Italia del Libro. Come dovrebbe funzionare? Perno indispensabile di questa iniziativa dovrebbe essere il Servizio Pubblico Radiotelevisivo, la cui funzione "pedagogica" è stata più volte richiamata nel corso degli ultimi anni proprio dal Ministro Franceschini.
Il Giro d’Italia del Libro dovrebbe partire all’inizio dell’anno scolastico ed arrivare al traguardo nel maggio successivo a Torino. Dovrebbe essere una competizione, ovviamente con meccanismi premiali legati al libro, che vedrebbe impegnati , in fasce scolari distinte, studenti dalle scuole elementari alle superiori delle diverse Città del Libro. Gli incontri a eliminazione dovrebbero svolgersi durante l’inverno e la primavera, su un canale televisivo generalista o dedicato, programmato in una fascia d’ascolto adeguata, con eventuale raccordo radiofonico. E robusta comunicazione correlata su media e social. È intuitivo il maggior impatto che questa iniziativa potrebbe avere, sia sul pubblico di lettori potenziali, sia per ciò che concerne la "presentazione" delle stesse Città del Libro, che potrebbero ricavare un ristoro di immagine più definita.
In Rai esistono risorse specialistiche e professionalità in grado di confezionare un ciclo pluriennale, che potrebbe essere anche compreso nel nuovo contratto di servizio che l’azienda siglerà prossimamente con il Governo. Non avrà mai la popolarità del Giro d’Italia ciclistico, ma il desiderio e l’ambizione di autorappresentazione delle diverse città italiane è qualcosa che continua ad essere fortemente presente, anche in tempi di crisi.
Per questa iniziativa non dovrebbe essere necessario più di un anno di preparazione, anche se le necessità logistiche e organizzative sono in questo caso assai più complicate e faticose. Nulla vieta peraltro di partire con una prima edizione sperimentale, con un "campionato" a numero inizialmente ridotto di squadre. Naturalmente al traguardo, al Salone di Torino, va previsto un congruo premio per i vincitori: qui la fantasia si può sbizzarrire, a seconda anche delle disponibilità economiche e degli sponsor dell’iniziativa nel frattempo aderenti; si può andare dall’ovvio "bonus" in libri a un corso di scrittura, magari alla Scuola Holden, con la docenza di Baricco, a un viaggio premio nel circuito delle Città del Libro.
Carrello della spesa. Un’altra missione importante è quella di inculcare il gusto e il piacere per la lettura critica, di genere vario, letteraria e scientifica. Far capire come accanto al nutrimento del corpo, ci sia un non meno indispensabile nutrimento della mente. Sarebbe necessario inventare, con l’indispensabile concorso degli editori, una sorta di Carrello della spesa, in cui ogni mese si possa pescare il "fresco" e il "findus", la novità e il classico. Qualcosa che aiuti insomma a irrobustire la formazione logica e metodologica, dei giovani e dei meno giovani. Ma anche stimoli il piacere di scegliere e curiosare, come al supermercato. In questo caso delle idee. E qui la Fondazione potrebbe gestire adeguatamente il Carrello con un sito e una gestione attiva sui social che consenta di ampliare la platea degli interessati.
Non dovrebbe essere difficile costruire il coordinamento necessario con gli editori; sicuramente in meno di un anno, a partire dall'iniziativa messa in cantiere dall'Aie a ottobre, "#Io leggo perché".
Banda larga. Bisognerebbe poi studiare strategie congiunte con i portatori della banda larga o ultralarga. La banda larga sarà il veicolo che non solo aumenterà in modo esponenziale le transazioni economiche e commerciali, ma soprattutto fornirà un formidabile atout al balzo dei consumi culturali che la rete è in grado di offrire.
Non sarebbe male che il vecchio e il nuovo libro accompagnassero questo sviluppo, con iniziative per esplorare queste nuove opportunità di comunicazione. Su questo punto è opportuno aprire un focus specifico, verificando se esistano in altri Paesi iniziative al riguardo.
Sito della Fondazione. Accanto al futuro telematico, in una strategia integrata di promozione della lettura, non bisogna però trascurare antiche pratiche di para-volontariato, come insegna il caso dell’editore francese Safrat che ha distribuito libri quasi gratis a moltissime scuole primarie del suo Paese. È opportuno studiare opportunità per evitare la totale perdita di libri, o al macero o persi nel fondo di qualche magazzino. Gli indirizzi dell’economia circolare, del riuso intelligente di titoli destinati all’oblio, possono diventare un indirizzo strategico anche della Nuova Fondazione; il Carrello della spesa, in versione Vintage, diramazione del sito della Fondazione, a integrazione delle strategie social,, può soccorrere utilmente in questo caso e le opportunità della rete e della prossima banda larga potrebbero far "esplodere" questa opportunità, se ben comunicata.
Accademia dei mestieri. Una delle missioni laterali, ma prospettiche, potrebbe essere quella di creare, per partenogenesi, una sorta di Accademia dei mestieri del libro, che possa formare un ceto di lavoratori della filiera, potenziale serbatoio qualificato per l’intera filiera. Dentro questa missione di recupero e valorizzazione di artigianato qualificato per il settore, potrebbe trovare collocazione un Centro per il Restauro e la conservazione del patrimonio librario antico, in precarie condizioni.
Si potrebbe valutare una eventuale sinergia con il Centro del restauro dei beni di Venaria, che presenterebbe il vantaggio di avere già operante un impianto giuridico-amministrativo e, probabilmente, spazi adeguati. Da verificare altresì eventuali sinergie professionali e formative con il Centro dei monaci della Abbazia della Novalesa, nella Valle di Susa.
Organizzazione
Una volta delineato il perimetro, è necessario proporre un metodo di gestione sostenibile e individuare i migliori profili organizzativi, che garantiscano iniziative impegnative e di qualità. Nella costruzione del business plan va salvaguardato il principio di ricercare per ogni progetto la copertura attraverso l’attivazione di interessi di altri soggetti, pubblici o privati, che trovino utilità diretta o indiretta nell’intrapresa. Utilizzando sia la classica ricerca di sponsor, sia offrendo vere e proprie partnership, come, ad esempio, nel caso della diffusione della banda larga, precedentemente citato.Internazionalizzazione
Dopo aver descritto sommariamente alcuni assi strategici di indirizzo, è necessario valutare il che fare del Salone vero e proprio e delle diverse iniziative attualmente curate dalla Fondazione. La formula del Salone, unica in Italia, al secondo posto in Europa, considerata genericamente "matura", in realtà rinnova quasi magicamente, anno dopo anno, gradimento degli editori, veri "padroni" del Salone, e del pubblico. Non è facile quindi immaginare formule marcatamente alternative all’attuale, plasmata e migliorata, edizione dopo edizione, dalla sagacia di Ernesto Ferrero. Si potrebbe ipotizzare un irrobustimento del filone degli scambi internazionali di diritti e magari della costruzione di un Carrello della spesa Internazionale, da costruire con l’apporto degli editori non italiani e con adeguati incentivi, soprattutto alle scuole, per la fruizione dei testi in lingua originale. Riverberando questo indirizzo anche sul Salone OFF 365.Squadra
È adeguata l’attuale compagine della Fondazione a questi nuovi compiti?Sì, per quanto riguarda la consulenza e il know how che potrebbe fornire al circuito delle Città del Libro e ad altri soggetti che volessero intraprendere iniziative ed eventi in questo campo, dalle Alpi alla Sicilia, in collegamento operativo, ad esempio, con il Centro per il Libro.
No, per quanto riguarda i nuovi profili professionali necessari agli indirizzi strategici sopra delineati.
Un metodo efficace dovrebbe operare una ricognizione delle risorse necessarie ai progetti, per costruire il pacchetto di mischia adeguato. A partire dalla costruzione della piattaforma comunicativa che deve diventare il riferimento informativo di un servizio per chiunque si interessi di libri, una sorta di "sportello del libro" nazionale.
Direzione
Discorso a parte merita la Direzione della Fondazione. Accanto a un Direttore gestionale, responsabile di risorse umane ed economiche, figura che attualmente non esiste, si potrebbe ipotizzare, seguendo il modello del Torino Film Festival, una direzione editoriale transitoria, con l’affidamento della costruzione tematica e contenutistica della singola edizione a qualcuno che "firmi" il Salone. Per uno o due anni. A mero titolo esemplificativo, si potrebbe incaricare Fabio Fazio, o Alessandro Baricco, o Claudio Magris, o Marino Sinibaldi, o Massimo Gramellini, di curare l’edizione, assumendosi anche la responsabilità dell’ideazione. Sono in questa fase suggestioni che dovrebbero fornire lo stimolo per una più completa, condivisa ed efficace identificazione del futuro Salone 2.0. Manca ancora il necessario lavoro di "semina" nel sistema scolastico, di gran lunga il vero asse strategico di lunga durata dell’attività del futuro Salone. Campo sul quale, nel medio periodo, si potrà misurare la riuscita della scommessa sul libro e la lettura, per far crescere in modo più consapevole e intelligente il nostro Paese. Che da questo punto di vista non è tanto ben messo.
Torino 15 maggio 2016
Roberto Moisio
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