Le soirée di Roi Turett: a fine spettacolo la Reggia di Venaria dà l'arrivederci al pubblico con la danza delle fontane luminose |
Avevo deciso di essere lì, quell'ora, con i miei amici. Ma a quell'ora avrei anche potuto godermi, gratis, lo show finale del Pride, dove si esibivano artisti molto apprezzabili - e aggiungo che, pur solidarizzando e condividendo in pieno lo spirito della giornata, non ho sfilato per l'unico e banale motivo che nessuna causa, anche la più nobile, può indurmi a violare i principi della mia renitenza all'attività fisica, principi che mi vietano di farmela a piedi da via San Donato a piazza San Carlo.
Sempre a quell'ora, avevo altre opportunità: se fossi stato un po' più giovane e un po' più danzereccio, c'era - e c'è pure oggi - il megafestival Kappa Futur al Parco Dora, con tre palchi e i migliori deejay d'Europa, roba che da sola basterebbe per fare di questo weekend torinese un must internazionale. Avessi preferito i classiconi del deejaying nazionale, c'era la festa d'apertura di Flowers a Collegno, con Albertino, Fargetta, Molello e Prezioso di "DeeJay Time". Oppure potevo andare al Gruvillage ad ascoltarmi Fiorella Mannoia. O i Bluebeaters all'Iscream Festival di Poirino. O a ballare la taranta con la Paranza del Geco alla Tesoriera. O a rivedermi "Rocco e i suoi fratelli" a Palazzo Reale. Oppure...
No, questo per dire che insomma, qualche opportunità c'è. E il deserto è un'altra cosa. E la Reggia è più vicina alle Vallette che alla Crocetta. E il biglietto costava 10 euro. E credo che quella cifra sia alla portata di un po' più dei 2300 spettatori presenti. A meno che uno si escluda da solo, preferendo altri diporti. Uno vale uno, no? E il sabato sera va dove gli pare.
Così, mentre applaudivo, mi tornavano in mente le parole di Francesca Leon, nuovo assessore a (parte della) Cultura: "La sfida è cercare di diffondere cultura sull’intera città".
Vasto e ambizioso programma.
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